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Scherma
Scherma, Mondiali Budapest 2013. Valerio Aspromonte: «Sono più forte di Chamley»
Lo sguardo è quello del guerriero ferito, sconfitto ma non abbattuto. Valerio Aspromonte non si accontenta del bronzo ottenuto nella gara di fioretto ai mondiali di scherma di Budapest 2013. «Lui è stato molto bravo, è venuto qui molto preparato, ma io mi reputavo e mi reputo ancora più forte di lui».
Lui è Miles Chamley Watson, campione del mondo a sorpresa, primo oro per gli Stati Uniti nel fioretto. E Valerio sa che l’occasione era ghiotta, perché degli ultimi quattro rimasti, solo il russo Akhmakhtuzin, sulla carta, era al suo livello: «È migliorato molto grazie a Cerioni, ha fatto una buona stagione, una finale con lui sarebbe stata durissima, ma me la potevo giocare». Tra i favoriti, per lui, c’erano altri: «Nemmeno io ero nella lista. Ci avrei messo Baldini e Cassarà, Cheremisinov, magari un americano, Meinhardt o anche Massialas, ma non Chamley Watson, Joppich. Invece sono usciti fuori altri nomi. Le gare secche sono belle ma anche insidiose, non sempre vincono i favoriti».
Quella finale non è arrivata, e piangersi addosso non ha senso. Il bronzo è comunque una bella soddisfazione, soprattutto perché arriva a coronare una stagione «non brillante per gli standard italiani, con un solo podio e una finale in Coppa del Mondo», ma c’è il rammarico per un traguardo che sfugge ancora una volta di poco. «A Catania avevo vinto l’oro, e l’ho perso (era avanti nettamente su Andrea Cassarà prima di essere rimontato e battuto), qui invece mi è mancato qualcosa. Centimetri, perché le ultime butte erano tutte uguali, io non arrivavo e lui entrava con la rimessa». E magari c’è stato anche qualche errore tattico: «Lui è uno schermidore molto alto, e io avrei dovuto altri punti deboli. Preso dalla fretta di rimontare non l’ho fatto. Lo reputavo più scarso di me e non ci stavo a stare in svantaggio».
E ancora: «Ha avuto una giornata anche fortunata, vincendo tre assalti di una stoccata, contro Bachmann grazie a un rosso, contro Giorgio per una botta contestatissima. Ma è stato bravo e più intelligente di me. Se non ci fosse stata la pausa lunga prima della semifinale, forse sarebbe andata diversamente». Ma un bronzo è sempre un bronzo, frutto del duro lavoro suo e di chi gli è stato accanto. «Devo ringraziare Cipressa perché non mi ha mai messo in discussione anche quando i risultati non erano ottimi, mi ha permesso di allenarmi col mio maestro durante i ritiri, capendo che era la cosa migliore per me». Un pensiero per il ct, uno per il maestro, uno per Annalisa Coltorti, «con cui ho lavorato tanto gli ultimi tre mesi per recuperare la condizione», e uno per un ex: «Devo ringraziare anche Cerioni. Perché ora è un avversario, ma per otto anni ha fatto un gran lavoro con noi e con me. Il risultato di oggi è anche merito suo».
gabriele.lippi@olimpiazzurra.com
Twitter: GabrieleLippi1
Foto di Augusto Bizzi
Gabriele Dente
11 Agosto 2013 at 14:56
Purtroppo il cosiddetto braccino nei momenti decisivi è una caratteristica comune a molti atleti azzurri, non solo nella scherma. Ahimé, l’abbiamo appena visto nelle prove a squadre della spada. Che rabbia!
Ad ogni modo Chamley-Watson non rivincerebbe il mondiale neanche se restasse giovane per 100 anni! Piuttosto preoccupa il lavoro di Cerioni sui russi; io continuo a essere preoccupatissimo per Rio…
Luca46
11 Agosto 2013 at 17:03
eh preoccupa tantissimo.
Comunque va applaudito Chamley-Watson che è riuscito a farla in barba a tutti, non solo italiani. Nel giorno che contava è stato lui il piu’ bravo.
Luca46
10 Agosto 2013 at 22:41
Aspromonte ha mancato un occasione eccezionale, fuori Baldini e Cassarà poteva davvero essere il suo turno. Il fatto positivo è che comunque ancora una volta si conferma al vertice, quello negativo è che nei momenti decisivi gli manca sempre qualcosa. Da questa sconfitta puo’ però trarre gli insegnamenti per centrare finalmente il bersaglio grosso.
La spedizione azzurra nel generale a mio avviso resta deludente.