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Scherma, Mondiali Budapest 2013: Vecchi e Aspro, facce di bronzo

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Era iniziata malissimo per l’Italia la terza giornata dei mondiali di scherma di Budapest 2013. È finita con due medaglie belle e un po’ di amaro in bocca. Perché Valerio Aspromonte, sul terzo gradino del podio dopo l’argento di Catania 2011, sembrava poter avere la meglio sull’americano Chamley Watson, almeno all’inizio dell’assalto, e perché la finale era alla portata anche di Irene Vecchi.
Il 15-9 con cui Aspromonte è uscito sconfitto in semifinale è un punteggio bugiardo che non rende giustizia alla prova dell’azzurro, unico sopravvissuto a una serie di eliminazioni brucianti e contrarie a ogni pronostico.

Avola e Baldini fuori nei 32, contro Chamley Watson e il giapponese Chida. Il primo 15-14 con una stoccata palesemente a suo favore clamorosamente girata per l’americano. Il secondo 15-11 dopo essere stato avanti 11-9 e aver subito un parziale di 0-6. Lacrime e delusione anche per Andrea Cassarà, che come a Londra, alle Olimpiadi di un anno fa, si è fermato ai quarti, e come ai Giochi, è stato eliminato da un carneade. Se nel 2012 fu l’egiziano Abouelkassem a infilarsi in mezzo alla sua strada per la medaglia, raggiungendo poi l’argento, nel 2013 è toccato all’ucraino Herstyk, numero 42 del mondo, che prima di lui aveva battuto Peter Joppich (quattro titoli mondiali in bacheca) e Race Imboden (numero 5 del ranking), e che si è fermato al bronzo battuto da Akhmatkhuzin.

La consolazione per Cassarà è arrivata dalla finale. La vittoria di Chamley Watson su Akhmatkhuzin, oltre a valere il primo oro mondiale per gli Stati Uniti nel fioretto, ha permesso all’azzurro di conquistare la sua terza Coppa del Mondo consecutiva, la quinta in totale. Con il titolo mondiale, infatti, il russo si sarebbe preso anche la Coppa, scavalcando per soli due punti il carabiniere bresciano. Pericolo scampato.

Un altro bronzo, bellissimo, è arrivato da Irene Vecchi nella sciabola femminile, una gara che aveva visto uscire nelle 64 le altre azzurre: Ilaria Bianco, Rossella Gregorio e Livia Stagni. Per la livornese è la seconda medaglia pesantissima consecutiva dopo il terzo posto degli Europei di Zagabria. Per lei, talento purissimo, il 2013 è stato l’anno della definitiva consacrazione. Una svolta che affonda le sue radici nel quarto di finale di Londra, dove l’unica capace di eliminarla è stata sua maestà Olga Kharlan, campionessa del mondo 2013, finalmente, dopo anni di podi e ori europei. La più grande dell’ultimo anno, forse la più grande di sempre, o qualcosa che ci si avvicina moltissimo. Irene, in stagione, è riuscita anche a batterla per la prima volta in carriera, in Coppa del Mondo a Londra, e ha dimostrato di essere tra le migliori al mondo. Irene, a Budapest, si è fermata solo in semifinale, dopo aver eliminato ai quarti la greca Vassiliki Vougiouka, vendicando la sconfitta subita nella semifinale europea di Zagabria. Ha perso con la Dyachenko, 15-12, con una rimonta dal 9-14 strozzata sul più bello. Felice, sorridente come sempre, ma consapevole che si poteva andare oltre, a tirare per un oro.

Ma va bene così, a 24 anni il tempo non le manca, la classe nemmeno. Lei, come Aspromonte, potranno provarci ancora, magari già tra un anno a Sofia. Prima ci sono le prove a squadre. Occasione di riscatto per Baldini, Avola e Cassarà, abituati con Aspromonte a stare davanti a tutti quando uniscono i loro fioretti. Speranza, per la sciabola femminile, di infilarsi nel lotto delle favorite composto da Russia, Ucraina, Usa, Corea del Sud. D’altra parte Irene Vecchi ha già iniziato a riscrivere le gerarchie della sciabola mondiale, e le altre possono contare su una capitana fortissima. I presupposti per far bene ci sono tutti. A partire da lunedì 12 agosto.

gabriele.lippi@olimpiazzurra.com

Twitter: GabrieleLippi1

Foto di Augusto Bizzi

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