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Sport italiano: non è un anno da buttare

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Lo sport italiano uscì dalle Olimpiadi di Londra con la consapevolezza di essersi confermato nell’elite internazionale (ottavo posto nel medagliere finale), al termine oltretutto della settima miglior prestazione ai Giochi della sua storia: non male per quella che doveva essere un’edizione di transizione.

Di recente è intervenuto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, il quale ritiene che sostanzialmente il livello attuale dello sport italiano sia pressoché identico a quello delle Olimpiadi londinesi (clicca qui per il pensiero di Malagò). Una dichiarazione non così distante dalla realtà, anzi.

In molti pensano che il nostro sport stia vivendo un lento declino, ma non è così. Il problema, probabilmente insito nella stessa cultura italiana, è quello di non dare molto peso alle vittorie e di concentrarsi quasi esclusivamente sugli insuccessi.

Partiamo ad esempio dal ciclismo al femminile. La supremazia della nazionale italiana a livello mondiale è evidente. Certo, l’Olanda ha la fuoriclasse assoluta (Marianne Vos), ma come gruppo nessuno può eguagliare quello tricolore. Alle spalle della sontuosa Giorgia Bronzini di questa stagione (vincitrice di sei tappe consecutive alla Route de France, ovvero il Tour al femminile), il vivaio continua a sfoderare talenti formidabili: Elisa Longo Borghini, già tra le prime cinque al mondo su percorsi impegnativi, Rossella Ratto, Marta Tagliaferro, Francesca Cauz, Dalia Muccioli, Giulia Donato, Martina Alzini…E la lista sarebbe ancora molto lunga. A differenza che in altri sport, qui le promesse diventano realtà, soprattutto grazie al vincente connubio tra pista e strada (inspiegabile invece la cecità del settore maschile in questo senso).

Sempre nel ciclismo, in tanti hanno forse dimenticato la vittoria di Vincenzo Nibali al Giro d’Italia. Lo Squalo, in questi giorni a caccia anche della Vuelta, si è consacrato tra i migliori tre corridori da corse a tappe al mondo. E’ un fuoriclasse, non diamolo per scontato.

Sempre dalle due ruote sono arrivati ottimi risultati nella mountain bike, con Eva Lechner in lotta per la Coppa del Mondo e Marco Aurelio Fontana confermatosi al vertice dopo il bronzo di Londra 2012.

Altro sport ‘sottovalutato’ per quanto riguarda le prestazioni degli azzurri è il tennis. Ricordiamoci che l’Italia, al femminile, vanta una n.5 al mondo (Sara Errani), oltre ad una possibile nuova top10 (Roberta Vinci); è in finale di Fed Cup (a novembre con la Russia) e può contare sul doppio n.1 del ranking Wta (Errani-Vinci). Scusate se è poco.
Anche in campo maschile, al di là dell’occasione persa nei quarti di finale di Coppa Davis con il Canada, il livello si accresciuto, con Fabio Fognini esploso quest’estate con le vittorie dei tornei di Stoccarda e Amburgo ed il conseguente ingresso trionfale tra i top20.

Il canottaggio, grazie al ritorno al timone di Giuseppe La Mura, ha ritrovato antichi splendori, con il secondo posto finale agli Europei di Siviglia. Attualmente sono in corso i Mondiali: lecito attendersi qualcosa di importante.

Gli sport di precisione (tiro a volo, tiro a segno e tiro con l’arco) continuano a rappresentare delle certezze assolute. Nel tiro a volo l’Italia è salita sul podio in tutte le discipline (tre argenti al maschile e due ori al femminile con le magnifiche Chiara Cainero e Jessica Rossi), monopolizzando il medagliere. Nel tiro a segno, in un’annata senza Mondiali e con l’argento europeo della giovane Martina Pica come risultato più eclatante, il vivaio azzurro si conferma florido, con giovani come Simon Weithaler che si stanno rapidamente affacciando sui grani palcoscenici. Nel tiro con l’arco Mauro Nespoli ha ottenuto la qualificazione per le finali individuali di Coppa del Mondo, installandosi spesso tra le prime 8 posizioni. Agli Europei indoor, poi, era arrivata una pioggia di medaglie per il Bel Paese.

Altro sport che si dà troppo per scontato è la scherma. Pur non brillando come al solito, l’Italia è comunque uscita dagli Europei di Budapest con sei podi e tre ori, seconda nel medagliere alle spalle della Russia.

Nella canoa-kayak, con i Mondiali ancora da disputare (Molmenti atteso ad una grande prova), l’Italia ha scoperto l’oriunda Stefanie Horn, argento agli Europei, oltre ad un giovane ormai maturo come Giovanni De Gennaro.

Bene anche il sollevamento pesi con le medaglie europee conquistate da Genny Pagliaro e Mirco Scarantino.

Nel triathlon registriamo un argento europeo per Alessandro Fabian, oltre ad una crescita complessiva della Nazionale femminile.

Per quanto riguarda gli sport di squadra, nel calcio siamo reduci da un secondo posto agli Europei Under21 e da un terzo alla Confederations Cup. Storico l’accesso tra le prime 8 nazioni al mondo nel baseball, con un World Classic in cui l’Italia ha battagliato alla pari con tutte le più grandi potenze mondiali. Importante l’argento europeo nel softball.
Rimembriamo anche il bronzo della nazionale maschile di pallavolo in World League, in attesa degli Europei.  Che dire poi della crescita esponenziale delle ragazze dell’hockey prato, ormai mature per qualificarsi alle Olimpiadi di Rio 2016?

Per non parlare, poi, degli sport non olimpici: l’Italia ha vinto il medagliere dei World Games, ovvero i Giochi di tutte quelle discipline che non rientrano nel programma a Cinque Cerchi.

Diversi sport dovranno ancora essere valutati prima di poter esprimere un giudizio: basket maschile (anche se la serie infinita di infortuni pare spegnere sin dalla partenza le velleità della Nazionale di Pianigiani), pugilato (ad ottobre i Mondiali in Kazakistan), ginnastica artistica e ritmica.

I risultati di atletica e nuoto sembrano quindi aver sviato il senso comune da una visione oggettiva delle reali potenzialità attuali dello sport italiano. E’ vero che in questi due settori la strada appare in salita, ma in pochi hanno sottolineato come rispetto a Londra ci sia stata una piccola inversione di tendenza (1 bronzo alle Olimpiadi nell’atletica, 1 argento ai Mondiali di Mosca; zero medaglie a Londra nel nuoto, due a Barcellona). Certo, sono piccoli segnali, ma comunque tangibili: un anno è un lasso di tempo troppo limitato per colmare lacune decennali.

Non neghiamo che alcuni sport stiano vivendo un’epoca a dir poco buia, alcuni con prospettive di crescita (judo, canoa velocità, vela, ciclismo su pista, pallamano), altri dove invece l’Italia non sembra poter sperare a breve in riscontri significativi (lotta, tennistavolo, badminton).

Al di là di questo, però, i successi non sono mancati, tutt’altro. Non sarà stata un’annata esaltante (finora), ma neppure insufficiente. Siamo pur sempre in un anno post-olimpico: giusto porre le basi sull’obiettivo finale brasiliano, rinunciando magari ad una medaglia oggi per vincerla quando conterà di più.

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