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Ciclismo: Vuelta e Mondiali, un rapporto strettissimo

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Correre la Vuelta a España prima del Mondiale fa bene alle possibilità di vittoria. Una corsa di tre settimane, anche se non corsa per intero, permette ai corridori di rifinire la condizione, arrivando all’appuntamento iridato, 15-20 giorni dopo, con un colpo di pedale veramente invidiabile.

Non è un caso che dal 2001 tutti i conquistatori della Maglia Iridata si siano preparati al Mondiale sulle strade spagnole, spesso e volentieri anche ottenendo buoni risultati a testimonianza di un ottimo stato di forma. Al termine di una gara di 270 chilometri spesso, più che le caratteristiche, può fare la differenza la freschezza atletica dei corridori, la birra rimasta nelle gambe per fare la differenza e arrivare al traguardo. Da Freire a Gilbert, da Cipollini a Ballan passando per Bettini tutti hanno fatto faville nella corsa a tappe iberica, considerata, a ragione, il miglior modo per prepararsi alla corsa iridata. L’ultima eccezione è rappresentata dal lettone Romāns Vainšteins, vincitore a Plouay nel 2000 a sorpresa.

Stando a queste indicazioni i favoriti dovrebbero essere corridori come Cancellara, Gilbert e Edvald Boasson Hagen, che hanno colto una vittoria a testa nei 21 giorni di corsa della Vuelta, mentre dovrebbero scendere, ad esempio, le quotazioni di Peter Sagan, che ha scelto di correre in Canada il GP Quebec e il GP Montreal. In Casa Italia dovrebbe accadere lo stesso per Pippo Pozzato, mentre la maggior parte dei corridori selezionati da Bettini, che quando correva preferiva avvicinarsi al Mondiale correndo la Vuelta, sono usciti proprio dal grande giro iberico.

Ovviamente può tranquillamente ottenere il successo anche gente che non si è preparata nella maniera più tradizionale, ma questo dato non può essere sottovalutato, nemmeno quando le nazionali dovranno studiare le tattiche di gara.

gianluca.santo@olimpiazzurra.com

Foto: Vavel.com

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