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‘Cogito, ergo sport’: Stefano Borgonovo, il Pharmakon da veleno a medicina

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“Vivere con te è stata una partita
il gioco è stato duro, comunque sia finita”.
Antonello Venditti, Ci vorrebbe un amico

Il Milan, la Fiorentina, il Como;
Roberto Baggio, Rino Gattuso, Carlo Ancellotti.
Ognuno a suo modo ha voluto omaggiare, dopo la scomparsa il giugno scorso, un grande giocatore, campione della maglia viola ma non solo, compagno di gioco e di goal del Codino, simbolo di forza e tenacia specialmente fuori dal campo. Stefano Borgonovo ha dimostrato come chi si rende degno di elogi grazie a un paio di gambe può mantenere e anzi rafforzare quella stessa dignità, anche quando le gambe non sono più in grado di fare goal, anche quando non sanno più reggersi in piedi e non possono muoversi.

Roberto Baggio e Stefano Borgonovo

SLA per i medici, “Stronza” per Borgonovo, una malattia che non perdona, che può colpire chiunque, persino il corpo di un atleta di serie A, un calciatore capace di non sparire accanto alla stella del pallone Roberto Baggio ma, anzi, di distinguersi accanto a lui.

 

Eppure la malattia è arrivata, togliendo quanto di più prezioso apparentemente un giocatore di calcio possa avere: il suo fisico, i suoi muscoli e persino la sua voce. Costretto a parlare attraverso un sintetizzatore vocale, Borgonovo ha dato mostra di un altro tipo di ricchezza, ben più rara e di gran lunga più grande di quelle gambe e quelle braccia che gli hanno regalato fama e soldi.

Non aver paura a sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”, e quel coraggio, altruismo e fantasia di cui canta De Gregori, Borgonovo ne ha sempre avuti. Dopo aver scoperto la malattia nel 2005, Stefano si dedica a costituire una Fondazione Onlus per dare aiuto a chi viene colpito dalla sua stessa sorte. E quando l’amico Roberto Baggio afferma che “l’impresa più bella che Borgonovo è riuscito a costruire negli anni è stata quella di trasformare il veleno della malattia in medicina per gli altri”, non stupisce il fatto che persino gli antichi Greci utilizzavano il termine pharmakon in questo duplice significato, di veleno e medicina. Ciò che conta non è il fatto in sé, ma il modo in cui questo viene affrontato: un male che annunci la morte o un’occasione per vincerla.
Non puoi cambiare la situazione, ma il modo in cui viverla” (dal film 50 e 50) e Borgonovo, come testimoniano quanti gli sono stati accanto, ha vissuto molto più a lungo delle sue gambe, della sua voce, del suo respiro, al pari di quei grandi uomini per i quali la malattia non è stata affatto un freno.

Stephen Hawking

Il matematico, fisico e cosmologo Stephen Hawking, è lo scienziato che da anni dona al mondo una ricchezza inestimabile restando immobile su una sedia a rotelle. A causa dell’atrofia muscolare progressiva Hawking può esprimere quindici parole al minuto attraverso una macchina che trasforma in suono, o meglio in oro, ciò che scrive su un computer.

Borgonovo amava il calcio più d’ogni altra cosa e nella sua capacità di mostrare un gioco diverso anche fuori dal campo, reinventando il suo ruolo, pur sempre in attacco ma contro un avversario diverso, è divenuto simbolo di quella determinazione e altruismo che lo sport ha sempre posto a fondamento della propria essenza. Non si trattava più di passare la palla al compagno per fare goal, ma di trasmettere un messaggio per dare speranza; la sua corsa per la vittoria aveva solo mutato la forma e allargato il numero dei compagni di squadra; i tifosi erano sempre lì, a incitare il campione a non mollare, a continuare la lotta per un obiettivo comune a tutti: la vita.

Nike di Samotracia

L’intelligenza è la capacità di adattarsi al cambiamento, e per quanto la vita possa apparire difficile, c’è sempre qualcosa che puoi fare e in cui puoi avere successo. Importa solo non arrendersi, e quando è un genio come Hawking a sostenerlo e un grande uomo come Borgonovo a dimostrarlo, possiamo solo essere certi che non esiste freno alla volontà e che la vera malattia sta nel vedere il pharmakon solo come veleno e non come medicina. Ricorda un po’ quella Nike di Samotracia che, privata delle braccia e di un’ala per volare, senza un volto e una bocca per parlare, mostra come una mancanza o un’imperfezione possano trasformarsi in una preziosissima ricchezza.

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