Judo
ESCLUSIVA Fabio Basile: “Punto a vincere”
Ecco l’ultima delle tre interviste che vi offriamo come antipasto ai Campionati Europei junior di judo, che si terranno a Sarajevo, in Bosnia-Erzegovina, dal 20 al 22 settembre. Questa volta abbiamo sentito Fabio Basile, judoka non ancora diciannovenne, grande speranza della categoria -60 kg, nella quale quest’anno è arrivato terzo ai Giochi del Mediterraneo e si è laureato campione italiano assoluto in quel di Catania.
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Per iniziare facci una breve presentazione di te, per farti conoscere meglio anche da chi non segue molto il judo.
“Avrei molte cose da dire, ma sono veramente troppe. Ho iniziato a fare judo per gioco, avevo circa sei anni. Mi portarono mamma e papà in palestra. Con il tempo ho iniziato ad apprezzare questo sport, non solo per le emozioni che dà, sia positive che negative, ma sopratutto per come riesce a trasmetterti quella forza anche nella vita reale”.
E adesso, invece, cosa è per te il judo?
“È uno sport di sacrificio, forse solo sacrificio. Ma con il passare del tempo mi sta facendo diventare uomo, mi sta cambiando. Da poco sono entrato nell’esercito, e questo è il mio vero punto di partenza”.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi come atleta?
“Di obbiettivi ce ne sono infiniti. Diciamo che il mio “sogno”, ora come ora, è vincere il Campionato del Mondo junior, che si terrà tra un mese in Slovenia. Sin da piccolo ho sempre desiderato questo. So che sarà molto dura, ma e un sogno che dovrò raggiungere, a tutti i costi”.
Prima però dovrai passare per gli Europei, dove sarai uno dei favoriti. A cosa punti e quali sono i tuoi avversari più pericolosi?
“Avversari più pericolosi nei 60 kg non ce ne sono, diciamo che sono tutti pericolosi allo stesso modo. Punto a vincere, non mi interessa quale e quanta gente c’è. Io voglio vincere e questa è l’unica cosa che mi importa adesso. Penso di avere una grande fortuna, ed è quella di avere un grande maestro alle spalle, Pierangelo Toniolo. Se non ci fosse stato lui non so se sarei riuscito a essere qui. Mi aiuta giorno dopo giorno, ed è l’unico che riesce a sapermi prendere, Sia caratterialmente che judoisticamente”.
Oltre a praticare judo, cosa fai nella vita? Studi?
“Per ora ho preso un periodo di pausa nello studio. Ho troppa difficoltà a conciliare entrambi. Sopratutto vicino alle gare, dove mi tocca calare di un po’ di chili per arrivare in peso. Ma è solo un momento di stop”.
Prima ci hai detto che sei appena entrato nell’Esercito. Molti dei nostri lettori affermano che un limite dello sport italiano è che per essere atleti ad alto livello è praticamente obbligatorio entrare nei corpi militari. Tu cosa ne pensi? È un modello superato o può ancora funzionare?
“Si sa, il judo non è pagato come dovrebbe essere pagato. E quindi entrare in un gruppo sportivo penso che sia quasi d’obbligo per un judoka. A volte mi viene il nervoso sapendo che c’è gente che guadagna 40 mila euro al giorno per tirare due calci ad una palla. Questo mi fa imbestialire”.
Passiamo ad un aspetto più specifico del tuo essere judoka: c’è una tecnica in particolare che preferisci? Insomma, qual è il tuo colpo “segreto”?
“Ho un debole per il De Ashi. Mi piace molto come tecnica, è pura tecnica”.
Puoi spiegarla ai nostri lettori meno avvezzi al judo?
“È una tecnica di gambe. Bisogna prendere sul tempo il movimento laterale delle gambe. È abbastanza complicata sia da spiegare, sia da fare”.
Come sai il judoka più in voga da qualche anno a questa parte è Teddy Riner. Secondo te è davvero il judoka più forte della storia?
“È sicuramente un fenomeno, ma penso che in altre categorie non possa mai succedere una cosa simile”.
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