Ciclismo

Vuelta 2013: il bilancio del giorno dopo

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Il 23 ottobre compirà 42 anni e, per la prima volta in carriera, potrà festeggiare il compleanno con una maglia importante appesa in bacheca. Si tratta della Roja, simbolo del primato della Vuelta a España, che per la sua 68esima edizione si è conclusa ieri, permettendo a Chris Horner, finalmente, di vincere il primo grande giro della carriera.

In questi giorni è stato scritto tanto e tantissimo ovunque, dai social network alle pagine dei media tradizionali, sulle prestazioni del nonno volante. Quello che deve essere chiaro è che, in quest’analisi, si presume che le prestazioni di tutti i corridori siano state raggiunte senza aiuti esterni in grado di dare vantaggio rispetto agli avversari. Il buon Chris, da qualche anno a questa parte, mostrava a intermittenza di essere tra i migliori al mondo in salita, ma problemi fisici di vario tipo gli hanno sempre impedito di mostrarlo con regolarità, specialmente nelle corse di tre settimane, le competizioni con più valore tecnico per un corridore con le sue caratteristiche.

Sin dall’inizio della Vuelta l’americano ha dimostrato di essere il più forte in salita, cosa che poi si è verificata fino all’ultima settimana, con una sola eccezione a Collada de la Gallina. Impressiona la capacità di stare sempre sui pedali, fuorisella, tutto il contrario, se volgiamo, di Chris Froome, che viene considerato il miglior scalatore del mondo.

Ne ha pagato le conseguenze Vincenzo Nibali, capace di resistere in Maglia Rossa fino alla penultima tappa, quando si è dovuto arrendere all’avversario. Le prestazioni di Nibali non sono state assolutamente malvagie, ma a tratti gli è mancato quel cambio di ritmo fondamentale sui classici arrivi della Vuelta che tanto piacciono agli organizzatori della corsa iberica. Indicazioni incostanti per il Mondiale di Firenze, in cui dovrebbe essere tra i capitani della nazionale italiana.

Ha chiuso il podio Alejandro Valverde, reduce da un Tour de France sfortunato ma comunque corso ad ottimi livelli. Il murciano non è sembrato al top, ma ha saputo gestire al meglio le proprie energie, rispondendo di rado agli attacchi diretti degli avversari ma riportandosi sotto in progressione salendo del proprio passo. Lo stesso non si può dire di Joaquim Rodrguez, spesso troppo baldanzoso e poi in difficoltà dopo aver tenuto un ritmo superiore alle proprie possibilità. Anche lui aveva corso il Tour, e dovrà tenere la condizione, esattamente come Valverde, fino al 29 settembre, giorno della gara iridata in Italia.

gianluca.santo@olimpiazzurra.com

Foto: topelement

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