Artistica
Anversa 2013, Fenice Ferrari: sette anni dopo, sei nell’eternità!
19 ottobre 2006. Il giorno che cambiò la storia della ginnastica artistica italiana. Vanessa Ferrari, in una serata da tregenda, si laureava Campionessa del Mondo. Mai il nostro Paese era arrivato così in alto. Mai nel concorso generale al femminile. Mai nella gara più affascinante e amata.
4 ottobre 2013. Sono passate sette stagioni. Vanessa non è più quello scricciolo di quindici anni che diventava leggenda, storia e mito. Vanessa non è più sul tetto del Pianeta, ma è qualcosa che va oltre. Sì, la ginnasta italiana più forte di tutti i tempi. Siamo d’accordo, ma non è solo quello.
E’ l’Araba Fenice che risorge dagli infortuni, dalle delusioni, dalle amarezze. E’ l’espressione massima di un movimento che da quel trionfo ha tratto linfa ed è esploso. E’ l’incarnazione di un talento cristallino, esploso una volta e poi manifestato per una vita. Tecnicamente perfetta, acrobaticamente superlativa, artisticamente emozionante.
Questa è una Ferrari che, oltre 2500 giorni dopo l’incoronazione a reginetta, è stata capace di ritornare più forte che mai. Sia chiaro: la bresciana in questi anni ha vinto medaglie, ha ben figurato ovunque si presentasse nonostante le mille difficoltà, alle Olimpiadi ha strappato sulla carta una medaglia (facciamo finta di dimenticare il furto), è sempre stata sulla cresta dell’onda, ha trascinato l’Italia. E chi più ne ha, più ne metta.
Ma ieri c’era in campo qualcosa di più. C’era in pedana una 23enne incurante dell’età, che non si è minimamente preoccupata della freschezza delle avversarie, che non ha badato alla carta anagrafica delle cinque che le sono arrivate davanti. Nella notte delle stelle, c’era un’azzurra vestita di rosso che con la grinta dei giorni migliori teneva la scia delle imprendibili, si faceva strada nell’elité della Polvere di Magnesio.
Già, perché quando lei trionfava ad Aarhus, Biles, Ross, Mustafina, Iordache e Jinnan erano ancora alle elementari…
Ieri è arrivato un sesto posto che profuma davvero di medaglia. E’ un successo pieno: era dal bronzo iridato del 2007 che Vanessa non arrivava così in alto in un appuntamento internazionale di primissima fascia. Un piazzamento che vale oro perché fa capire quanta grinta, quanta voglia di ginnastica, quanto talento, quanto amore ci siano dietro a questa… donna (o ragazza, giudica tu).
Partita con timore alle parallele (13.700), ha capito di poter trovare il suo spazio quando ha stoppato alla perfezione l’uscita dagli staggi, dopo un esercizio poco fluido. Lì si è scatenata ed è stato un crescendo.
Alla trave ha fatto capire di avere in tasca un esercizio meritevole di una finale.
Poi al corpo libero si è scatenata: non ha però collegato il salto dietro allo Tsukahara e ha pasticciato un po’ sul doppio carpio. Proprio dalla correzione di queste due imprecisioni, potrebbe venire fuori l’attacco a una indimenticabile medaglia di specialità.
Sì, nel 2006 il Nessun dorma la spinse verso la leggenda. Questa volta l’ultima diagonale le ha regalato “solo” un piazzamento ma l’ha spinta verso l’immortalità. Quella di una ginnasta infinita a cui tutti noi dobbiamo qualcosa. Grazie ancora…
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