Biathlon
Biathlon, intervista esclusiva con l’allenatore Mirco Romanin
Oggi per la nostra rubrica dedicata al biathlon e ai giovani abbiamo il piacere di presentarvi e di confrontarci con Mirco Romanin, fondista e allenatore (classe 1989), presso lo sci club Asd Monte Coglians, di cui è anche uno dei responsabili. Recentemente Mirco ha ottenuto il diploma d’istruttore nazionale e ci racconta delle sue esperienze nel mondo del fondo e del biathlon, cercando di spiegarci che aria si respira nel centro sportivo di Forni Avoltri e di come far crescere l’entusiasmo negli appassionati, in particolare i più piccoli.
Che cosa significano per te il biathlon e lo sci di fondo?
“Per me lo sport è assolutamente vitale: ho avuto la grossa fortuna di aver avuto dei genitori che fin da subito mi hanno spinto alla pratica sportiva e questo penso sia fondamentale per iniziare, essendo i genitori il principale punto di riferimento per i bambini. Con lo sci di fondo e il biathlon ho iniziato ad avere a che fare fin da quando avevo 8 anni e da li me ne sono follemente innamorato. Sono cresciuto a pane e gare, ma ho avuto parecchie sfortune che non mi hanno permesso di proseguire professionalmente la mia vita d’atleta, che per me è sempre stato un sogno. Allora ho deciso di cercare di dare una mano ai ragazzini che condividono i miei sogni: ho investito tempo e denaro per formarmi attraverso i vari corsi, e ora ho trasformato la mia passione in un lavoro, grazie sopratutto alla grande volontà dei dirigenti del mio sci club, l’Asd Monte Coglians, società che gestisce il Centro Biathlon di Forni Avoltri. Ovviamente continuo anche a gareggiare perché le soddisfazioni che regala l’agonismo non si comprano al supermercato e perché mi sono accorto che per i ragazzi è molto motivante vedere il loro punto di riferimento educativo-sportivo che si mette continuamente in gioco divertendosi”.
Quale delle due discipline ti piace di più e perchè?
“Non ho preferenze. Adoro gli sport con gli sci stretti in generale, sono un grosso appassionato anche di combinata nordica e un gran tifoso del mio amico Alessandro Pittin“.
Quali soluzioni adotteresti per aumentare la popolarità di sport così appassionanti?
“Penso non sia facile aumentare la popolarità di questi sport in un paese di calciofili: risponderti che dovrebbero essere trasmessi di più dai mass media è troppo banale. Ciò su cui bisogna maggiormente puntare è la ricerca di un rapporto con le scuole per poter portare più bambini sulle nostre piste, facendoli divertire come dei pazzi”.
Con quale atleti hai avuto il piacere di gareggiare e/o allenare?
“Ho avuto la fortuna di gareggiare con ragazzini che son diventati fior fior di atleti. In regione Alessandro Pittin seminava panico nelle piste fin da piccolo, mentre Michael Galassi è venuto fuori un po’ più tardi, ma poi ha recuperato alla grande. A livello nazionale i tre biathleti della squadra di CdM sono tutti della mia mitica classe 89 e fin dall’aria compressa Hofer e Dutto volavano. Windisch invece se l’è presa più con comodo. A livello di tecnico ho fatto un’esperienza lo scorso anno con la squadra juniores di biathlon seguendoli in qualche raduno e dando continuità a casa al lavoro dei friulani Mozzi, Magi, Vittozzi. E’ stato bello ma ritengo che le migliori soddisfazioni le regalino i più piccini, per questo ho preferito concentrarmi sul lavoro dello sci club e del comitato e la crescita dei ragazzi della mia zona”.
Che sacrifici comporta seguire una selezione giovanile?
“Penso che il sacrificio sia un qualcosa di forzato, e quindi sacrifici non ne faccio essendo questi sport la mia più grande passione. Sicuramente il tempo per tante altre cose viene a mancare ma non mi pesa assolutamente”.
Che tipologia di allenamenti vengono effettuati agli atleti a livello giovanile? Su quali aspetti si lavora maggiormente sui giovani? A livello psicologico, o fisicamente per il passo sugli sci? E eventualmente al tiro per i biathleti?
“A livello giovanile c’è un lavoro che parte a ritroso con l’avviamento allo sport e l’apprendimento degli schemi motori di base e delle capacità coordinative (6-10 anni con cui lavoro 2-3 volte alla settimana a partire da giugno con attività ludiche), dagli 11 ai 14 anni si lavora più sullo specifico con esercitazioni più varie e complesse e maggiori carichi di lavoro, ma mantenendo una forte componente ludica, (4-7 volte a settimana da maggio) per poi passare a un allenamento di specializzazione (15-18 anni), questo è il momento in cui si inizia a fare sul serio con incrementi progressivi dei carichi di lavoro e un graduale aumento dei lavori su mezzo specifico. Anche per il tiro c’è una progressione da seguire sia per difficoltà tecnica che per numero di colpi sparati. Alla base di tutto però ci sta il gruppo perchè se il ragazzo non si diverte allenandosi sta a casa a giocare con la playstation”.
Una domanda di gossip, come si gestisce la relazione con una biathleta (Eugenia Mozzi)?
“Bisogna stare attenti a ciò che gli si dice perchè le sue percentuali al tiro sono alte. A parte gli scherzi, va tutto benone, condividere la passione per questi splendidi sport con la propria anima gemella rafforza sia la motivazione a migliorare e far migliorare, e sia le già solide basi della nostra storia”.
Dopo aver ospitato i campionati mondiali e italiani estivi, abbiamo saputo che a Forni Avoltri non si disputerà più la tappa di Ibu Cup in programma per i primi di gennaio, sostituita dalla Val Ridanna. Tu che sei della zona puoi spiegarci le motivazioni che hanno portato alla sostituzione?
“E’ stata una scelta presa esclusivamente per motivi economici. I contributi della sola IBU (altri enti importanti come Provincia e Regione non ci hanno appoggiato) non riuscivano a coprire la necessità di dover noleggiare le skiroom e di provvedere agli altri costi di gestione”.
Qual è il tuo obiettivo in questa stagione?
“L’obiettivo principale è quello di continuare a far divertire e appassionare i miei ragazzi, poi i risultati verranno da soli. L’importante è lavorare serenamente”.
Quale giovane con cui ti alleni vedi in prospettiva come un possibile futuro campione?
“Vi faccio due nomi di due giovanissimi talenti che ho tra le mani: Luca Del Fabbro (classe 99) e Cristina Pittin (98). Molto dotati sia a livello tecnico-fisico che psicologico. Se non si monteranno la testa, e continueranno a lavorare con tenacia e passione, faranno sicuramente vedere delle belle cose in futuro”.
Hai qualche idolo?
“Mi piace molto il fondista svedese Johan Ollson, penso sia il modello tecnico attuale più evoluto ed è dotato di una notevole capacità di arrivare sempre al top ai grandi appuntamenti”.
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