Ciclismo

Ciclismo, le difficoltà finanziarie della Cannondale

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Il ciclismo spesso non tiene conto di investimenti e budget, si basa più sulle pedalate, sul cambio di ritmo, sugli sprint. Eppure la crisi economica che sta coinvolgendo tutto il mondo colpisce anche questo sport, in particolare le attrezzate squadre del World Tour: i piani alti, nell’Olimpo del ciclismo dove pedalano i migliori ciclisti, marchiati e assoldati dai più forti gruppi aziendali del mondo. Chi rischia di dover parcheggiare ammiraglie e pullman in garage a fine anno e dover serrare la saracinesca sono la squadra basca Euskaltel-Euskadi e l’olandese Vacansoleil.

Non solo, in casa nostra la squadra più in difficoltà negli ultimi anni è stata la Cannondale (ex Liquigas).  Il patron Paolo Zani ha ceduto le sue quote, ovvero il 55% del capitale, alla Cannondale che dal 35% passa ad avere il 90% delle quote del team di Sagan, Basso e Moser. Si ammaina così la bandiera della Brixia Sport e quasi certamente dalla prossima stagione l’Italia avrà una sola squadra nel World Tour, ovvero la Lampre-Merida.  I documenti decisivi sono già arrivati a Brescia dagli Stati Uniti, anche se per ora manca quello che in gergo viene chiamato closing, ovvero le firme per il passaggio definitivo. Ma Cannondale molto difficilmente proseguirà come primo nome, la cosa più probabile è che nel 2014 la squadra si chiamerà Tinkoff-Cannondale, (con Tinkov disposto a versare 6 milioni in cambio del 60% delle quote) anche se si sono fatti i nomi di altre realtà come Disney e Kawasaki.

I motivi che hanno spinto l’imprenditore bresciano a mollare sono molteplici. Zani, dopo un bilancio 2013 che chiuderà in perdita di circa 1,5 milioni, aveva trovato un partner italiano solido pronto a mettere sul piatto 6 milioni di euro per la sponsorizzazione, ma la dirigenza americana ha detto no. Troppo pochi, seppure abbondantemente di più di quello che gli americani (se si escludono le bici) hanno versato in questa stagione. A quel punto il patron, che si era impegnato personalmente a portare avanti la squadra dopo l’abbandono della Liquigas, ma che non aveva un marchio suo da promuovere, a Parigi subito dopo il Tour ha messo i soci con le spalle al muro. Sempre a Parigi, Zani, alla conclusione del Tour, si era incontrato con Oleg Tinkov, ma si era subito evidenziata una forte incompatibilità e un secondo meeting (tra loro) Zani non lo ha mai voluto.

Il motivo principale però verso l’addio è la pressione fiscale insostenibile in Italia. Da un calcolo fatto è emerso che la stessa squadra con società di gestione all’estero (la Lampre per esempio è in Svizzera) risparmia tra gli 800mila e il milione di euro a stagione. Questi sono i motivi contabili, di calcolo. Ovviamente la decisione di uscire dal ciclismo avrà ripercussioni importanti anche sulla squadra. La prima è che Paolo Slongo raggiungerà Vincenzo Nibali all’Astana. La seconda potrebbe essere l’addio di Ivan Basso, richiesto anche lui dai kazaki e dalla Saxo Bank di Riis. La terza questione, seppure a medio raggio, è la più importante e riguarda Peter Sagan. Per il 2014 ha ancora un contratto, ma per far sì che prolunghi il fenomeno slovacco ora dovrà essere ricoperto d’oro. Ci sono squadre già pronte a mettere sul piatto oltre 4 milioni di euro a stagione. Il fatto è che senza i punti di Sagan entrare nelle ProTeam sarebbe davvero difficile. La politica degli ultimi anni si è concentrata sulla ricerca dei migliori giovani da sviluppare. Nel roster per l’anno prossimo figurano corridori interessanti come Davide Villella e il neo campione del Mondo under 23, Matej Mohoric. Questo è il miglior modo per rispondere alla crisi.

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