Ciclismo
Ciclismo: sempre meno le squadre italiane nel World Tour
In vista della stagione 2014, la Cannondale Pro Cycling, che dovrebbe anche cambiare nome ed avere un nuovo sponsor, non sarà più italiana. E così, a rappresentare il Bel Paese nel World Tour resterà solo la Lampre.
Rispetto a qualche decennio fa la situazione non è nemmeno paragonabile. Prima, tra le squadre di vertice, oltre una decina erano di affiliazione italiana. Ora, in un ciclismo sempre più globalizzato, i 18 team di Serie A sono sparsi per tutto il globo, dall’Australia agli Stati Uniti, dalla Spagna alla Russia. Inutile negare che l’Italia abbia una parte sempre più marginale, ma lo stesso vale per tutte le nazioni che hanno fatto la storia del ciclismo, come ad esempio il Belgio, in cui le due ruote sono religione. Anche per loro i tempi sono difficili.
Quello che resta, in ogni caso, è la tradizione, che non potrà mai essere estirpata. Non è un caso che la maggior parte dei Direttori Sportivi più competenti provenga ancora dalla vecchia Europa: essendo cresciuti a pane e bicicletta, la sottigliezza delle loro analisi sfugge a chi è meno avvezzo a certi meccanismi essendo stato educato tardi all’arte del ciclismo. Non è un caso che, dunque, molte squadre si rivolgano ancora ad uno staff italiano, sicuramente preparato e affidabile.
Andando sempre avanti i tempi, è chiaro che il processo in atto potrebbe essere ancora più evidente nei prossimi anni, dato che i grandi capitali sarà sempre più facile trovarli all’estero. E se per il 2020 alcune squadra dovessero essere registrate, ad esempio, in Qatar, è assai probabile che la matrice originale delle stesse sia italiana, belga o spagnola. Perchè in fondo, il ciclismo bisogna averlo nel sangue.
gianluca.santo@olimpiazzurra.com
Foto: Roberto Bettini/BettiniPhoto
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