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‘Cogito, ergo sport’: Europei di Pallavolo, gli eroi nell’Età dell’Argento
“Aurea prima sata est aetas”, per prima fiorì l’Età dell’Oro, racconta Ovidio, e prima di lui Esiodo, che narra di un tempo in cui gli uomini vivevano in armonia tra loro, con gli dei e la natura. Nessuna guerra, nessun pericolo, alcuna minaccia, perché la vita era una “primavera eterna” (Torquato Tasso) dove nessuna fatica era richiesta al mondo degli umani.
Forse è per questo che la medaglia stavolta è stata di un altro metallo: il ciclo del tempo è proseguito oltre, puntando le lancette del Grande Orologio su una nuova stirpe, quella d’argento.
Un Argento sofferto quello dell’Italia agli Europei di pallavolo maschile, sofferto e meritato, che non è nato spontaneamente come i frutti della terra nell’età dell’oro. Un’Italia, questa, che ha conosciuto la lotta, con armi non di ferro ma altrettanto potenti; che ha vissuto la fatica e il sacrificio, la speranza e la sconfitta; che non ha ottenuto niente senza sudore e non ha avuto nessuna certezza prima di raggiungere la meta.
Ma quel che è decadenza e regresso per Esiodo, un’epoca che da oro si fa argento, diviene stimolo e perfezionamento per Lucrezio, perché laddove sorgano le difficoltà e gli affanni, il bisogno e il dubbio, l’aspirazione e il riscatto, l’uomo potrà migliorarsi e divenire grande, libero e felice.
Con questi Europei la Nazionale di Mauro Berruto ha scardinato la regolarità del mito delle stirpi perché dall’Età del Bronzo, apertasi dopo aver raggiunto, a Luglio, il terzo gradino nel regno della World League, invece di decadere verso un’era più infima come quella del ferro, si è aggiudicata un metallo più prezioso, entrando in finale assieme alla macchina da guerra russa.
Il tempo ha dovuto perciò adattarsi agli eventi, riavvolgendo il nastro e rimettendo in gioco le prime due età, dove ognuno era pronto a battersi per il podio più alto, per godere della beatitudine propria degli dei dell’Olimpo. E forse non è un caso che l’argento sia stata la tinta più adatta a questo Campionato dove gli “eroi” non vivono nella quiete primaverile e “senza affanni nel cuore” (Esiodo), ma nel pieno della tempesta che si abbatte nei gelidi inverni, fatti di allenamenti e preparazioni, che sfiora gl’incostanti autunni di sconfitte e fallimenti, di occasioni perse ma colme di riscatto.
L’estate ha conosciuto l’esordio di una giovane Nazionale, ostinata e tutta da scoprire, capace di arrivare combattiva e affiatata ad un Europeo della migliore qualità.
Sfidare i fulmini saettanti dei sette Zeus della Russia, padroni dell’Olimpo dopo l’Oro ai Giochi di Londra, non è stato facile, e forse non è chiedere troppo il doversi accontentare di far parte della Stirpe d’Argento, che vanta però la supremazia di uno schiacciatore, Luca Vettori, e un battitore, Ivan Zaytsev, che si aggiudicano i premi individuali di massimo prestigio europeo.
I mondiali del 2014 sono alle porte, e se la circolarità del tempo continuasse il suo tragitto all’inverso non si può che aver fiducia in un avvenire promettente, anzi, aureo. Per il momento, senza alcun rammarico né rimpianto nel cuore e pieni di entusiasmo per il domani, si può dire che non è tutto oro quello che luccica perché, a volte, è anche Argento.