Ciclismo
ESCLUSIVA | Elia Viviani: “Mi manca esperienza, ma il salto di qualità c’è stato”
Terminata la stagione agonistica su strada, Elia Viviani si è concesso ad un’intervista esclusiva per Olimpiazzurra, nella quale ha tracciato un bilancio riguardo le sue performance, andando anche ad analizzare cosa può riservare il futuro a lui e al movimento ciclistico. Un velocista completo, che non disdegna la pista (dove ha appena vinto 2 ori agli Europei) e che, nei prossimi anni, ha tutte le carte in regola per entrare tra i migliori al mondo.
Elia, partiamo da questo 2013. Sei successi contro i sette del 2012, anche se alcuni di qualità decisamente maggiore. Come valuti la tua annata?
“L’obiettivo del mio 2013 era alzare la qualità delle vittorie e se fossi riuscito ad azzeccare una tappa al Giro sarebbe stato il coronamento di un sogno. Le vittorie non sono state tante in questa stagione, i numerosi secondi posti mi fanno pensare che qualcosa, in più occasioni, ho sbagliato, e devo prendere questa autocritica come un insegnamento per le prossime stagioni. Sono mancati i numeri ma la qualità del mio calendario e la mia continuità di rendimento sono cresciuti e questo mi fa valutare la mia stagione con positività. Avrei voluto vincere di più, ma questo 2013 è stato un grande anno soprattutto di crescita e questo mi rende felice”.
Credo che tu abbia fatto un salto di qualità importante e in questo momento ti manca poco per competere con i migliori velocisti al mondo. Cosa ti manca ancora?
“Mi manca ancora un po’ di esperienza, o meglio commetto troppi errori. Devo imparare a sbagliare meno, a essere più incisivo quando mi capitano le occasioni, nelle volate un errore significa sconfitta, è questione di attimi. Il salto di qualità c’è stato, ora voglio la vittoria che conta, tappe ai grandi giri e classiche, la determinazione non mi manca”.
Al Giro d’Italia hai sfiorato la prima Maglia Rosa, forse nella tua miglior volata della corsa Rosa. Cosa ti è rimasto di quel giorno a Napoli?
“C’é mancato veramente poco, sarebbe stato un colpaccio, avrebbe cambiato tutto il mio Giro d’Italia. È stata decisamente la mia miglior volata, l’unica in cui ho impensierito veramente Cavendish, in tutte le altre occasioni ha dimostrato di essere superiore. L’emozione di aver battagliato con il miglior velocista al mondo è stata comunque grande, salire sul podio per vestire la maglia bianca è stato bellissimo, come lo è stato portarla nella cronosquadre di Ischia, scenario spettacolare. Da piccolo ci andavo in vacanza ogni anno, tanti amici tifano per me, arrivare in Maglia Rosa su quell’isola sarebbe stato un qualcosa di veramente straordinario. Quella giornata è stata comunque positiva, perché ho fatto vedere a tutti che io ci sono, che sono pronto al grande salto”.
Come valuti in generale il tuo Giro, considerando i tre podi conquistati? Potevi fare qualcosa meglio, ti aspettavi un successo di tappa?
“Il mio Giro è stato più che soddisfacente, tre bei podi, un giorno in maglia bianca, un sprint all’altezza di Cavendish e pure una giornata in fuga in una delle tappe più dure. Era la mia seconda grande corsa a tappe e averla finita mi ha dato maggior sicurezza, oltre che una condizione fisica super, sfruttata poi al Delfinato. L’obiettivo era vincere una tappa: obbiettivo fallito, vero, ma è solo questione di averlo rimandato, so che posso vincere una tappa al Giro d’Italia, ci riproverò subito nel 2014”.
Il mese scorso hai preso parte al Giro di Gran Bretagna, in cui hai vinto la prima tappa dimostrando, su alcuni percorsi, di poter battere anche Mark Cavendish. Questo successo sul finale di stagione ti dà una nuova consapevolezza?
“L’ennesima conferma che le volate un po’ più selettive fanno per me è arrivata proprio al giro di Gran Bretagna, sono contento di aver vinto la prima tappa, mentre i successivi scontri con Cavendish li ho persi, ma più per errori che per potenzialità. Quindi se sbagliando si impara, dalla prossima volata cercherò di non sbagliare più”.
In questi giorni è di grande attualità la questione societaria della Cannondale Pro Cycling, la tua squadra, che per il prossimo anno dovrebbe diventare completamente statunitense. Come vivi questa situazione dall’interno?
“Dall’interno credimi non cambia nulla, nel senso che sono solo questioni societarie. Certo dispiace non vedere più la bandiera italiana a fianco della nostra squadra, ma penso che sia inevitabile, siamo la Cannondale, un marchio a Stelle e Strisce”.
Il ciclismo negli ultimi anni sembra stia allargando i suoi orizzonti (basti pensare all’MTN). Questo, però, potrebbe andare a penalizzare le nazioni storiche delle due ruote, come Italia e Spagna. Cosa ne pensi?
“Io penso che non sta penalizzando nessuno, il ranking UCI parla chiaro. Spagna e Italia sono sempre in lotta tra le prime 3 nazioni del mondo, sul fatto che dobbiamo metterci al passo con in tempi, dobbiamo rimodernarci su molte cose, quello si. Australia e Gran Bretagna hanno preso la nostra cultura, ma non si sono fermati, anzi, la stanno studiando e portando avanti. Il ciclismo moderno vede gare in qualsiasi parte del mondo e progetti come MTN che nascono con obiettivi solidi e basi ben fondate in termini di budget e organizzazione riescono a fare bene. Dobbiamo quindi cambiare qualcosa, già dalle categorie giovanili, dobbiamo far piacere il ciclismo alla gente”.
Per il prossimo anno sembrerebbe che Peter Sagan possa lasciare la squadra. Come cambierebbe il tuo approccio alla nuova stagione?
“Nel 2014 Peter sarà con la Cannondale quindi nessun cambiamento, lui leader indiscusso per le classiche, a me il giro a lui il tour, nessun incrocio di programmi. Lui il suo e io un programma parallelo, se alle classiche ha bisogno di me, io sono sempre pronto“.
A tal proposito, a quali corse punterai principalmente nel 2014?
“Gli obiettivi non cambiano rispetto a quest’anno, il Giro rimane il punto cruciale della mia stagione, ma a differenza dello scorso anno voglio partire prima con le gare e partire forte, non voglio stare a digiuno di vittorie fino a giugno”.
Come si evolverà, invece, il tuo rapporto con la pista?
“La pista è e rimane un divertimento per me, credo sarà un altro anno di stacco dalla pista, per concentrarsi bene su strada, poi ne riparleremo il prossimo inverno; ricominciano le qualifiche olimpiche quindi c’è da riprendere a lavorare su una specialità esigente come l’omnium. Ciò non toglie il fatto che un po’ di pista la farò sempre, e ci torno molto volentieri”.
Anche quest’anno la Cannondale ha scelto di privilegiare l’approdo in squadra di giovani talenti. In questo modo non rischia di ottenere pochi successi nell’immediato futuro, essenziali per le licenze?
“Credo che la politica della squadra di puntare sui giovani sia giustissima, solo così si crescono i campioni, sono 4 giovani bravissimi e molto talentuosi che nel ciclismo moderno possono dire la loro già nei primi anni tra i professionisti. Per quanto riguarda le vittorie, con Peter Sagan in squadra credo che sia l’ultimo dei problemi per il team, e tanto meno per le licenze visto che quest’anno su 18 posti nel World Tour, solo 18 squadre hanno chiesto di farne parte, tutte accontentate. In questo team i giovani hanno il meglio per crescere e diventare uomini prima di tutto, ma anche dei grandi corridori”
Hai mai pensato di lasciare questa squadra in cui corri da quando sei passato pro?
“Sinceramente non ci ho ancora pensato, anzi, ho rinnovano proprio quest’anno per altri 2 anni. Qui sono cresciuto, hanno creduto in me fin da quando avevo 15 anni, mi danno piena fiducia e puntano forte su di me, finché gli stimoli sono questi il rapporto tra me e il team Cannondale è solidissimo”.
A fine settembre eri a Firenze per i Mondiali. Come giudichi la corsa della nazionale italiana di Paolo Bettini?
“Coraggiosa, fortissima, solida, compatta, mi sono piaciuti. Il Betto quest’anno ha fatto un gran Mondiale, l’Italia protagonista da subito, hanno fatto la corsa, l’hanno resa dura. Ma quest’anno più di qualsiasi altro anno ci si è messa la sfortuna, la caduta ha tolto a Nibali una medaglia secondo me sicura. È stato bello vedere il Mondiale, sembrava che Bettini fosse in bici , proprio di fianco degli azzurri a dirigere la corsa”.
In un periodo economico come questo molte squadre chiudono i battenti. Cosa, secondo te, può convincere grandi aziende ad investire ancora nel ciclismo?
“I numeri. Il ciclismo come nessun altro sport offre un ritorno d’immagine incredibile, e le aziende che hanno investito nel ciclismo lo possono dimostrare. Poi con il ciclismo, lo sponsor è a contatto con i grandi campioni, è a contatto con tutto il team. Una squadra è un azienda, ma è allo stesso tempo una famiglia, al contrario che nel calcio dove lo sponsor paga, vede il suo marchio sulla maglia e poi la domenica se ne sta sulla tribuna a vedere la sua squadra”
Quando non sei in bicicletta come ti piace impiegare il tempo libero?
“Il mio tempo libero è dedicato interamente alla mia ragazza e alla mia famiglia, quando si sta tanti giorni fuori di casa, sono loro che mancano più di qualsiasi cosa. Poi sono come tutti i ragazzi della mia età, quindi cinema, auto, moto, divertimento”
gianluca.santo@olimpiazzurra.com
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