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Sci Alpino

Gigante maschile azzurro: c’è da lavorare

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La situazione non è buona non tanto per i tre davanti che in questo momento sono dei fenomeni, quanto per i distacchi che prendiamo da quelli che gli stanno dietro. Ci serve solamente tanto, tanto, tanto lavoro“. Le parole del direttore tecnico Claudio Ravetto valgono più di qualunque commento per analizzare la prestazione degli azzurri nel gigante di Sölden.

L’allenatore biellese ha poi ribadito che “il lungo piano finale non deve essere una scusa“. D’altronde, la forza di una nazionale deve essere quella di adattarsi ad ogni condizione, di pista e di meteo, per rendere al meglio. E se da un lato è vero che sicuramente, al momento, Ligety, Pinturault e Hirscher appartengono ad un mondo a parte, dall’altro lato è altrettanto vera la difficoltà di accettare un diciassettesimo posto come miglior piazzamento di un italiano in un gigante. In generale, tutti i nostri atleti hanno palesato qualche problema nell’efficacia ad ingresso curva, pesante eredità nell’adattarsi ai nuovi raggi di curvatura in vigore da ormai un anno.

Certo, c’è stata anche un po’ di sfortuna: pensiamo a Roberto Nani, fuori dai trenta per un battito di ciglia, o a Florian Eisath che nella seconda manche è sceso nel momento peggiore. Ma Ravetto nelle dichiarazioni del dopo gara non ha cercato alibi: tre nei trenta e tutti fuori dai dieci e dai quindici non è accettabile. C’è un mese di tempo per provare a cambiare.

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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