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Heineken Cup: i top e flop della seconda giornata

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TOP

Benetton Treviso

Alessandro Zanni: con tutta probabilità la miglior partita stagionale per il flanker friulano finora. Un motore perpetuo al servizio della squadra, finalmente sui livelli a cui ci aveva abituato nel corso degli ultimi mesi dopo un inizio poco brillante, figlio anche di una certa mediocrità generale.

Luke McLean: meno imprevedibile e fantasioso di Dingo Williams, ma estremamente più pulito e incisivo nei tentativi di break in mezzo al campo. Come lo scorso anno, Welford Road pare rivitalizzarlo, facendo innalzare di una tacca il livello del proprio gioco, perlomeno nel primo tempo.

Luca Morisi: nelle poche azioni offensive del Benetton è sempre coinvolto, rispondendo in maniera positiva con buoni movimenti e apprezzabili tentativi di percussione. La ricerca degli spazi è ben radicata nel suo DNA.

Zebre

Tommaso D’Apice: nell’ottima prestazione del beneventano c’è tutta la voglia di riprendersi quello che gli spetta di diritto: la maglia della Nazionale. Al momento, infatti, dietro Ghiraldini non può non esserci il 25enne ex Gloucester, sul piano tecnico di gran lunga più affidabile degli attuali concorrenti al posto di vice Ghira.

Brendon Leonard: un predicatore nel deserto. Regia a tratti impeccabile, tanti palloni di qualità ma sfruttati poco e male dal resto della squadra, palesemente lenta rispetto ai ritmi incalzanti del neozelandese, di un altro pianeta quanto a velocità d’esecuzione e precisione. Di livello superiore, forse anche troppo.

Dries Van Schalkwyk: con le dovute proporzioni, il sudafricano in alcuni frangenti sembra ricordare il Parisse in azione con la maglia azzurra. Tante responsabilità, dalla touche al gioco aperto, nonché una costante presenza nei breakdown e in difesa. Universale, imprescindibile.

FLOP

Benetton Treviso

La touche: ancora disastrosa, e questa volta non può essere solo colpa di Ceccato, comunque insufficiente in questo fondamentale. Le assenze di due ottimi organizzatori come Ghiraldini e Van Zyl stanno pesando come macigni e, soprattutto, più del previsto.

L’attacco: nessun vero gameplan, tanto orgoglio e poco costrutto. Inoltre, ogni tentativo di break veniva sostenuto spesso in ritardo, consentendo alla difesa inglese di sporcare il breakdown e rallentare l’uscita dell’ovale. Palese, poi, la mancanza di istinct killer nelle poche occasioni in cui i biancoverdi si sono affacciati nei 5 metri dei Tigers.

ZEBRE

Marco Bortolami: qualche problema di troppo in touche per l’esperto seconda linea bianconero, in teoria il suo punto di forza ma contro gli irlandesi tutt’altro che una certezza. Contribuisce all’indisciplina generale.

David Odiete: troppa ed inutile foga. L’ala classe ’93 si dimostra confusionario ogni qualvolta è chiamato in causa, denotando mancanza di tranquillità e risultando infine poco incisivo nel gioco zebrato. La sola buona volontà non può bastare.

L’indisciplina: i 21 punti piazzati da Parks dicono tutto dell’indisciplina tenuta dalla difesa bianconera, ingenua a più riprese e punita dall’apertura scozzese. Un problema che, seppur presente, sembrava andare scemando, per riproporsi in tutte le sue sfaccettature nella sfida di sabato.

Foto: onrugby.it

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