Ciclismo

Il ciclismo e l’irrefrenabile ascesa del dio denaro

Pubblicato

il

Si può essere sportivi “puri”, e credere che il merito, la passione e la tradizione vengano sempre premiate. Si può essere invece sportivi “razionali”, e credere, con un filo di velata tristezza, che nell’epoca contemporanea lo sport non possa prescindere dagli interessi economici, dal marketing, dal denaro.

Il ciclismo, sotto questo punto di vista, è una disciplina che incarna alla perfezione questo dilemma. Qualche esempio: il cinese Xu Gang, non certo un fulmine di guerra (pur con tutto il rispetto per il suo dignitoso curriculum), sembra a un passo da un accordo con la Lampre-Merida, ultima formazione World Tour con licenza italiana. Si tratta chiaramente di una mossa di marketing, perché non crediamo che un qualunque dilettante o under23 italiano sia di livello inferiore rispetto a questo ragazzo: ma la visibilità degli sponsor al giorno d’oggi è cruciale, e avere un cinese in rosa garantirà un impatto mediaticamente enorme alla casa della famiglia Galbusera in un mercato in perenne crescita come quello dell’Estremo Oriente. Un po’ come quando i primi calciatori giapponesi si affacciavano in serie A, generando una vera esplosione di diritti televisivi, vendite di magliette e gadget con conseguenti ritorni economici per la società.

Altro esempio eclatante è la ricerca di sempre nuovi scenari esteri per la partenza del Giro d’Italia o delle grandi corse a tappe. Se l’anno prossimo sarà Belfast, a breve potrebbe essere Dubai, che nel frattempo scalda i motori organizzando la prima gara in casa (il Dubai Tour, dal 5 all’8 febbraio): probabilmente non c’è un paese con minor tradizione ciclistica degli Emirati Arabi, ma nemmeno uno con una maggior disponibilità economica in questo momento.  Le partenze geograficamente stravaganti si susseguono, d’altronde quest’anno il Giro di Polonia è partito dal Trentino…

Insomma, il ciclismo dei sognatori, dei puristi è un lontano ricordo. Lo diciamo con un pizzico di amarezza e con la consapevolezza che indietro non si tornerà, sperando al tempo stesso che queste innovazioni suggerite dal dio denaro non tolgano fascino e spettacolarità allo sport.

Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

 

1 Commento

  1. Luca46

    14 Ottobre 2013 at 12:33

    Bellissimo pezzo. Io sono un nostalgico, non mi piacciono partenze all’estero per i grandi giri, trovo che sia come togliere il pave’ alla Rubaix. Daltronde il mondo cambia e sinceramente non mi so dare una risposta a questo dilemma. Certo se il giro di Polonia parte dal trentino non sarà bello ma si puo’ chiudere un occhio ma le grandi corse classiche dovrebbero essere salvaguardate a mio parere.

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version