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‘Italia, come stai?’: boxe, bilancio lusinghiero. Aspettando i giovani…

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Un oro e due bronzi, quinto posto nel medagliere finale. E’ certamente positivo il bilancio della nazionale italiana di boxe ai Mondiali di Almaty. Tuttavia è necessario approfondire l’evento nel dettaglio.

Tutti i podi sono arrivati dai ‘grandi vecchi’ che reggono ormai le sorti del pugilato nostrano da quasi dieci anni: Roberto Cammarelle (33), Clemente Russo (31) e Domenico Valentino (29). Anche in questo caso, occorre fare dei distinguo.

‘Tatanka’ Russo è tornato sul trono iridato a 6 anni di distanza dal primo titolo, quando dopo il trionfo di Chicago il celebre manager ‘Don King’ affermò che l’Europa aveva trovato la sua nuova star per il mondo professionistico. In realtà il campione di Marcianise, per ora, non ha ancora tentato il grande salto tra i ‘pro’. Una scelta che, a conti fatti, lo ha consacrato tra le icone storiche del dilettantismo.
Russo ha trionfato in Kazakistan sfoderando una superiorità netta sulla concorrenza. Con il passaggio del campione olimpico ucraino Oleksandr Usyk tra i professionisti, ovvero di colui che lo aveva sconfitto a Londra 2012, il pugile campano non ha trovato avversari degni del suo talento. Troppa la differenza per classe, tattica ed esperienza. L’avventura nelle World Series of Boxing (con un record di 17 vittorie ed una sola sconfitta) ha ulteriormente completato il bagaglio tecnico del neo-iridato, se possibile ancor più consapevole dei propri mezzi. Ciò che colpisce maggiormente, inoltre, è che Russo, nonostante abbia superato i 30 anni (e, soprattutto a livello dilettantistico, nel pugilato l’età avanzante toglie molto in termini di riflessi), mostra una straordinaria freschezza atletica, con una condizione fisica forse tra le migliori della sua carriera. Tutti fattori che lasciano davvero ben sperare in vista delle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016, dove ‘Tatanka’ ha tutto per arrivare integro e con ottime possibilità di aggiungere alla bacheca quell’oro olimpico sinora solo sfiorato.

Le Olimpiadi brasiliane, invece, sembrano molto lontane per Roberto Cammarelle. Il talento del fenomeno di Cinisello Balsamo è indiscusso: forse stiamo parlando di uno dei migliori dilettanti italiani di sempre. Tuttavia un fisico logorato da mille battaglie, alla lunga, esige il conto. La schiena martoriata da tempo non consente al campione olimpico di Pechino 2008 di allenarsi come vorrebbe. Il nuovo regolamento senza caschetti, poi, ha fatto il resto, tra colpi e scorrettezze varie degli avversari (testate su tutte) che è difficile smaltire con tempi di recupero così risicati tra un incontro e l’altro. Al di là poi del verdetto contestabile nella semifinale iridata con Magomedrasul Medzhidov, in quella sfida ci è parso che l’azzurro non fosse più quello ammirato fino a Londra 2012, con una minore rapidità di gambe ed un tronco sin troppo rigido. Non a caso, questa mattina, è arrivato l’annuncio del ritiro ufficiale dalle competizioni, salvo ripensamenti (clicca qui per l’articolo).

Quello di Domenico Valentino è stato un lieto rientro nel gotha dei pesi leggeri. Dopo due stagioni tribolate, con l’ennesimo assalto fallito al podio olimpico ed un’esperienza nelle WSB mai decollata del tutto, ‘Mirko’, come viene soprannominato, è tornato a ruggire, realizzando l’impresa storica di conquistare la quinta medaglia mondiale (su cinque partecipazioni): mai nessun italiano vi era riuscito. Il 29enne di Marcianise ha ritrovato quella motivazioni e fame di successi necessarie per lavorare sodo in un triennio che dovrà portarlo a sfatare il grande tabù olimpico.

Sin qui abbiamo parlato degli intramontabili veterani, ma come stanno i giovani? Diciamolo subito: le nuove leve non abbondano. In questo momento gli unici su cui ci sentiremmo di scommettere in vista di un podio olimpico sono Vincenzo Mangiacapre e Manuel Cappai.

E’ bene premettere che Mangiacapre, con un bronzo mondiale ed uno olimpico in bacheca, va già annoverato tra i campioni affermati, sebbene appena 24enne. Da qualche settimana, tuttavia, il campano ha intrapreso una nuova sfida, lasciando la categoria dei superleggeri (-64 kg) per passare tra i welter (-69). Senza più restrizioni di peso, con una dieta estenuante che sovente ne minava anche il morale, il pugile di Marcianise sembra aver trovato ora il proprio habitat naturale. Mangiacapre, infatti, per corporatura fisica è un welter che in precedenza era adattato ai superleggeri. Ad Almaty lo abbiamo visto a proprio agio nella nuova categoria, tornando a sfoderare un pugilato esaltante e spettacolare. L’impressione è che ‘Murzett’, come viene soprannominato, abbia davvero tutto per diventare il numero uno in assoluto.

Alle Olimpiadi dello scorso anno si era intuito che Manuel Cappai avesse delle qualità importanti. Ora il peso mosca leggero sardo è definitivamente sbocciato, superando avversari quotati, entrando tra i migliori 8 del mondo e cedendo solo dopo un match equilibrato al forte cubano Soto-Veitia. Il tempo è tutto dalla parte di questo 21enne che già dal prossimo anno potrebbe agguantare il suo primo podio internazionale.

Gli ottimi Cappai e Mangiacapre, tuttavia, non possono bastare. La boxe italiana ha bisogno di nuova linfa, soprattutto per non rimanere spiazzata nel momento in cui i ‘meno giovani’ appenderanno i guantoni al chiodo. Ci aspettiamo, ad esempio, un definitivo salto di qualità da parte del mediomassimo Simone Fiori, rimasto sinora nel limbo dei sospesi: grande talento, ma forse una fiducia nelle proprie potenzialità da affinare. Questo ha ragazzo ha solo bisogno di un risultato per sbloccarsi e diventare grande.

Tra i più giovani segnaliamo due nomi: Fabio Turchi, peso massimo mancino già vincitore dei Giochi del Mediterraneo, e Salvatore Cavallaro.

Il primo, di cui abbiamo già parlato qualche mese fa su Olimpiazzurra (clicca qui per l’approfondimento), sembra già pronto per cogliere risultati di assoluto rilievo e merita una chance. Piccolo problema: la sua categoria di peso è la stessa di Clemente Russo…La soluzione? Provarci tra i supermassimi.

Il secondo, invece, ha vinto la medaglia di bronzo ai Mondiali juniores del 2011 e combatte tra i medi, categoria di peso di grande tradizione, ma nella quale da diversi anni non abbondano i fenomeni…

Il presente ed il futuro prossimo, dunque, sorridono all’Italia. Ma per restare al vertice, servono la forza e l’entusiasmo dei giovani.

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