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Ius soli, la lezione dell’hockey prato

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Lo sport, in tante occasioni, dimostra di saper superare barriere che sembrano insormontabili, a realizzare cose che nessuna forza sociale e politica riesce a fare. Gli esempi sono tanti, ed incominciano nell’antichità, quando le poleis greche interrompevano ogni tipo di conflitto durante lo svolgimento dei Giochi Olimpici, dove atleti provenienti dalle diverse città elleniche si misuravano con i propri avversari in modo egualitario e leale. Uno dei casi più clamorosi fu quando, durante le Olimpiadi di Berlino 1936, quando gli atleti di colore statunitensi stringevano amicizia con gli “ariani” tedeschi sotto gli occhi di Adolf Hitler (famoso il caso di Jesse Owens e Lutz Long).

Questa volta l’evento è forse meno epocale, ma nel suo piccolo rappresenta un evento importante per tanti giovani che sono nati e cresciuti in Italia, essendo quindi italiani a tutti gli effetti meno che a titolo legale. La decisione della FIH di introdurre una sorta di ius soli sportivo nell’hockey prato è un passo avanti molto importante, soprattutto per una disciplina che fa della multietnicità una delle sue forze. Il provvedimento, valido sia per i minorenni che per i maggiorenni, arriva in realtà per sbrogliare un nodo regolamentare: la limitazione a tre degli stranieri schierabili nel campionato italiano, infatti, penalizzava proprio i giocatori di cittadinanza straniera ma nati e cresciuti in Italia, anche sportivamente. Ma la decisione avrà certamente effetti importanti anche al di fuori dello sport, innanzi tutto perché questi ragazzi potranno sentirsi un po’ più italiani, e soprattutto in quanto l’esempio dell’hockey prato potrebbe essere seguito da altre discipline, sempre in attesa che la politica, con i suoi tempi lenti e mai al passo con la società, prenda finalmente la fatidica decisione.

Purtroppo la FIH ha il potere di influenzare unicamente le regole del proprio sport di competenza, quindi questa decisione non porterà alcuna modifica dal punto di vista legale. I giocatori resteranno giuridicamente cittadini stranieri, e non avranno quindi la possibilità di vestire la maglia della nazionale italiana. Per questo c’è bisogno, appunto, di una volontà politica che attualmente manca, salvo rare eccezioni. Eppure, come tanti esempi dimostrano, lo ius soli non è nulla di così terribile come alcuni vorrebbero farci credere.

Lo ius soli, al contrario di quello che affermano alcuni, non solo è compatibile con l’immigrazione, ma è proprio un provvedimento tipico dei Paesi che ricevono un maggior numero di cittadini stranieri. Quasi tutti i maggiori Paesi destinatari dei flussi migratori, infatti, lo adottano, alcuni in modo “puro”, altri con alcune restrizioni.

Quasi tutto il continente americano adotta lo ius soli “tout court”, inclusi gli Stati Uniti ed il Canada ed i principali stati dell’America Latina (Brasile, Argentina, Messico…), per un totale di 31 stati. Negli altri continenti, lo stesso provvedimento è adottato da Cambogia, Malaysia, Pakistan, Fiji e Tuvalu. Sono quindi 36 i Paesi che prevedono, nella propria legislatura, lo ius soli.

Forme modificate dello ius soli sono invece applicate in 11 Paesi, tra i quali i principali poli di immigrazione in Europa, Germania, Gran Bretagna e Francia (inclusi i dipartimenti d’oltremare), così come Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica. Le restrizioni, che cambiano da Paese a Paese, servono per l’appunto a tranquillizzare coloro che soffrono della fobia da immigrazione di massa, ma anche in questi Paesi, soprattutto in Francia, sono ormai al varo le discussioni per adottare lo ius soli “tout court”.

Sebbene non venga riconosciuta come forma ius soli, inoltre, molti altri Paesi applicano provvedimenti simili, tra i quali Belgio, Portogallo e Spagna.

In Italia, per ora, queste proposte sono rimaste solo sulla carta. Probabilmente per avere una legge che regoli tutto ciò bisognerà però aspettare un altro governo, perché nell’attuale l’unica volontà che sembra esserci è quella di facciata.

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giulio.chinappi@olimpiazzurra.com

2 Commenti

1 Commento

  1. Federico Militello

    5 Ottobre 2013 at 21:59

    Vedremo, i tempi sono maturi. Ius Soli che va ponderato e non abusato.

  2. MARIO82

    5 Ottobre 2013 at 19:25

    Credo che ormai sia solo questione di tempo in quanto ormai c’è ampia consapevolezza del problema sia a livello politico che nella società.
    Mi pare che questo governo abbia chiaramente espresso la volontà di cambiare la legge magari introducendo una forma di ius soli temperato , comunque staremo a vedere.

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