Stefania Berton e Ondrej Hotarek in esclusiva: “Ci fidiamo l’una dell’altro”

Stefania Berton e Ondrej Hotarek, due di punta delle coppie di artistico, si raccontano ad Olimpiazzurra.

Dopo le olimpiadi di Sochi vi piacerebbe continuare a pattinare: perchè questa scelta?
“Nulla è ancora deciso ufficialmente, ma oggi come oggi, sentiamo che la nostra esperienza non arriverà a compimento con l’Olimpiade di Sochi. In fondo pattiniamo insieme da pochi anni e il meglio, nella nostra specialità si dà dopo molto tempo di attività comune. Siamo molto cresciuti e, senza presunzione, riteniamo di appartenere al vertice mondiale delle coppie di artistico, lo dimostra il bronzo conquistato agli ultimi Europei. Pensiamo che anche dopo i Giochi ci sarà spazio per maturare ulteriormente come coppia. In ogni caso, ripetiamo, nulla al momento è definito“.

Siete pronti ad affrontare la vostra prima olimpiade? Come vi sentite a riguardo?
“Stiamo lavorando intensamente verso quell’obiettivo. Tutta la nostra stagione è ovviamente finalizzata alla gara di Sochi. Ma prima ci saranno numerose tappe di avvicinamento importanti. Diciamo che tutto procede nella giusta direzione e che le tappe del Grand Prix di fine ottobre, tra Stati Uniti e Canada, ci daranno delle prime indicazioni di un certo rilievo“.

Quali sono state le emozioni dopo il bellissimo bronzo europeo?
“Si tratta di un risultato che fino a qualche anno fa sarebbe apparso impossibile, fantascientifico. L’Italia, nelle coppie di artistico, non ha una grande tradizione. Per questo vale moltissimo. È il primo ambizioso obiettivo programmato e raggiunto dopo tanto lavoro ed è di stimolo a tanti che hanno cominciato a pattinare da poco. La squadra azzurra, al prossimo Europeo di Budapest, anche grazie a quella medaglia, potrà schierare tre coppie. Abbiamo dato il via a un nuovo possibile trend”.

È stato difficile all’inizio pattinare in coppia? Avete trovato subito feeling?
“Siamo stati decisi fin dall’inizio, pensando anche ai comuni obiettivi che avremmo voluto raggiungere. Ma prima di avventurarci in pista, abbiamo provato gli elementi fuori dal ghiaccio. Il feeling è stato immediato“.

Cosa hai provato la prima volta che hai incontrato Stefy?
Hotarek: “Pattinavo con un’altra partner (Laura Magitteri, ndr) e dopo gli Europei di Zagabria 2008 era molto sfiduciato. Non vedevo futuro, c’erano molti problemi e pochi miglioramenti sostanziali. Non volevo più andare avanti così, piuttosto avrei ricominciato a pattinare in singolo. Dato però che sarebbe stato un peccato buttar via tutta l’esperienza di coppia che avevo acquisito, con la mia allenatrice Franca Bianconi cominciai a pensare a qualche eventuale nuova partner. Pensai a Stefania e dopo un breve colloquio lei accettò subito! In coppia è importante che la donna non abbia paura e Stefania, all’epoca, come atleta era già matura. Inoltre si è subito fidata ed è salita facilmente sui sollevamenti a terra, addirittura su quelli a una mano sola. E da li è cominciato tutto“.

Quali sono le differenze tra pattinare in singolo e in coppia?
Berton: “Sono quasi due sport diversi. Ho pattinato in singolo fino a 17 anni, conquistando tra le juniores un 10° posto mondiale e una finale del Grand Prix e, tra le seniores, un 13° posto europeo. Poi ho ricevuto la proposta di Ondrej e la mia carriera è cambiata. In coppia tutto va diviso in due: ambizioni, fatiche, sogni, risultati, delusioni e gioie. L’importante è fidarsi del proprio partner. Io e Ondrej ci fidiamo ciecamente l’uno dell’altra“.

Ringrazio Stefania, Ondrej e la loro allenatrice per il tempo dedicato!

Per chi non li conoscesse:

Stefania Berton è nata il 19/07/1990 ad Asiago. A livello Junior nell’individuale ha ottenuto importanti risultati e ha partecipato 2 volte agli europei e ai mondiali junior. Sapeva eseguire una combinazione di tripli.
Ondrej Hotarek è nato il 24/01/1984 a Brno. Ha pattinato per diverso tempo in singolo per la Repubblica Ceca, sua patria d’origine. Con la precedente partner (Laura Magitteri) ha vinto 2 titoli italiani e ha partecipato ai Campionati Europei ed ai Mondiali.

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di Eleonora Baroni