Boxe: la Spagna esce dal professionismo

La Federazione Spagnola di Pugilato, attraverso una lettera a firma del presidente Antonio Martín Galán, ha notificato alla WBC la propria fuoriuscita dal mondo del professionismo. Da ora, in pratica, i pugili spagnoli potranno combattere solamente nel dilettantismo, quello dell’AIBA, vale a dire nella boxe olimpica.

Una decisione che deriva da due ragioni differenti: da una parte la volontà di promuovere la boxe olimpica in Spagna, un punto che era già nel programma che ha portato all’elezione di Galán alla testa della Federazione iberica; dall’altra la constatazione della crisi economica che continua ad attanagliare il Paese, rendendo sempre più difficile il mantenimento di una macchina costosa come quella del pugilato professionistico.

I detrattori di questa scelta, invece, hanno voluto accusare l’AIBA di aver fatto forti pressioni sulla Federazione Spagnola, approfittando del momento di debolezza di questo Paese. La Spagna, del resto, non è di certo l’unico Paese a privilegiare la boxe dilettantistica. La maggioranza dei Paesi al di fuori del mondo occidentale, infatti, non hanno mai conosciuto il professionismo. Tra queste nazioni c’è ovviamente il caso eccezionale di Cuba, il Paese più vincente nella storia della boxe firmata AIBA, dove il pugilato fu portato proprio dai colonizzatori spagnoli.

La decisione porterà ad un’inversione di rotta nella boxe spagnola, che storicamente ha sempre privilegiato il professionismo: basta constatare come la Spagna possa vantare la bellezza di undici campioni mondiali tra i “pro”, mentre tra i dilettanti ha ottenuto unicamente un bronzo mondiale e quattro medaglie olimpiche (due argenti e due bronzi).

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giulio.chinappi@olimpiazzurra.com