Calcio

Corriamo ai ripari. Finché siamo in tempo…

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Non ci siamo. Il risultato (clicca qui per la cronaca e qui per le pagelle), peraltro bugiardo (con tre ‘legni’ per la Germania), non deve ingannare: l’Italia di Prandelli è afflitta ancora da gravi lacune.

Cominciamo dal modulo tattico e dai suoi interpreti. “Rendiamo al meglio quando giochiamo con 4 centrocampisti“, aveva detto Prandelli alla vigilia. Cesare, ne se proprio sicuro?
Gli azzurri, soprattutto nella prima frazione, sono apparsi inermi dinanzi al brillante possesso palla di una Germania tonica. Nel credo tattico del ct di Orzinuovi mancano dei veri incontristi e si vede. Senza ‘mastini’ di centrocampo, servirebbe un pressing corale, sincronizzato. Quasi sempre, invece, abbiamo assistito ad un pressing individuale e fine a se stesso. Inoltre non convince più neppure l’idea di produrre calcio ed imporre il proprio gioco. Non con gli attuali interpreti. Pirlo, a tratti, è parso predicare nel deserto. Marchisio e Montolivo attraversano ormai da diversi mesi un’involuzione preoccupante. Benino Thiago Motta, sempre su ritmi compassati.

L’impressione è che Prandelli stia per commettere lo stesso errore di Lippi nel 2010: convinzioni inscalfibili e scarsa elasticità mentale. Questa squadra ha bisogno come il pane di brio, corsa e polmoni. Ed il Campionato sta proponendo giocatori con queste caratteristiche, su tutti Florenzi, Candreva e Cerci. Perché Prandelli non ne tiene conto, concedendo loro, nella migliore delle ipotesi, solo scampoli di partita? Serve il coraggio di osare e l’umiltà di cambiare. Lo stesso Cerci, imprendibile a Torino e vice-cannoniere della Serie A, è stato relegato in panchina: al suo posto un Osvaldo abulico, una riserva fissa o quasi nel Southampton in Premier League. Ed anche affidarsi in toto a Mario Balotelli, anch’egli l’ombra del fuoriclasse da più parti annunciato negli ultimi anni, alla lunga potrebbe rivelarsi una carta perdente.

Il vero, irrisolvibile problema, ovvero quello che potrebbe precludere una lunga avventura in Brasile, sembra quello della difesa. Chiellini e Barzagli a parte, gli altri centrali non offrono garanzie adeguate, con Bonucci che nella difesa a 4 non sembra a proprio agio come in quella a 3. Ogbonna e Ranocchia non convincono, mentre Astori è stato ormai bocciato. Il fatto che Prandelli stia inseguendo l’argentino Paletta la dice lunga sulla crisi di un settore che sino a qualche anno fa il mondo ci invidiava con i vari Nesta, Cannavaro e Maldini.

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federico.militello@olimpiazzurra.com

1 Commento

  1. Luca46

    16 Novembre 2013 at 09:29

    Personalmente non sono daccordo con questa analisi. In primo luogo è stata una partita in cui le due squadre hanno provato schieramenti tattici alternativi ed in questa ottica va visto alche il non utilizzo da parte di Cerci sin dall’inizio. In secondo se la Germania ha colpito dei legni pure l’Italia è andata al tiro in maniera imprecisa in alcune situazioni. Al contrario io ho visto delle buone cose 1) in nazionale il comportamento di Balotelli è buono 2) la differenza di una squadra con Pirlo a centrocampo e una no 3) Una difesa che non sa giocare la palla (quella tedesca) e l’altra si anche se talvolta si complica la vita ma questo toglie energie agli avversari. Di negativo continuano ad esserci le palle inattive dove subiamo troppi goal. Non dimentichiamoci poi che mancavano giocatori come De Rossi e Giuseppe Rossi. E’ vero che l’Italia non ha brillato nelle amichevoli ma è anche vero che ce le siamo giocate tutte alla pari a mio avviso. Marchisio non è involuto, anzi ha svolto un lavoro preziosissimo sia in difesa che in attacco. La prestazione di Thiago Motta è stata buona. Il centrocampo ha pure i ricambi, la difesa e l’attacco no. Il gruppo c’è e sa cosa vuole, al mondiale l’Italia darà battaglia poi ci sono molte nazionali alla pari.

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