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ESCLUSIVA | Markus Windisch: “Ho cambiato tanto e mi aspetto molto”

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Nonostante abbia esordito in Coppa del mondo nel 2004 e lo scorso anno abbia faticato molto a trovare uno standard di rendimento elevato, Markus Windisch non si dà per vinto ed è pronto ad affrontare con nuovi stimoli e obiettivi la stagione olimpica iniziata poco tempo fa. Dopo un’estate di duro lavoro, il biathleta azzurro ha concesso un’intervista in esclusiva ad Olimpiazzurra nella quale traccia il bilancio dell’ultima stagione e pone i primi obiettivi per la prossima.

Lo scorso scorsa stagione non è stata, sicuramente, la migliore della tua carriera. Hai individuato le cause che ti hanno portato a competizioni sotto la tua media prestazionale? 

“Sì, ho individuato tutti i problemi che c’erano; insieme con la squadra nazionale abbiamo trovato la miglior soluzione per partire forte sin dall’inizio della stagione”.

Anche al tiro, hai faticato più del previsto. Le tue percentuali sono scese quasi fino al 70%. Quale credi sia stato il motivo? 

“Ci sono due motivi. Uno: a causa della scarsa forma fisica sono arrivato molto stanco al poligono e ho fatto tanta fatica a controllare il mio fisico per i 30 secondi durante i quali spariamo. Secondo: dopo la tappa di Coppa del Mondo di Anterselva si è inserita anche una crisi psicologica che poi mi ha buttato fuori forma. Per il resto della stagione non sono più riuscito a ritornare in condizione”.

Con le Olimpiadi in vista, ovviamente questa stagione sarà molto importante per te e per la squadra italiana. Hai cambiato qualcosa durante l’estate?

“Si, ho cambiato tanto. Mi sono allenato sempre da solo, con il sostegno del mio corpo militare, il centro sportivo Esercito. Conseguentemente ho avuto tante spese e ho investito tutto per la preparazione di questa stagione. Mi aspetto molto. Non solo di partecipare all’Olimpiade, anche di partire bene in Coppa del Mondo, pur non avendo centrato la prima qualifica”.

Ti sei allenato anche molto all’estero, ad esempio in Cile. Qual è il motivo di questa scelta? 

“Grazie all’amicizia tra l’Esercito italiano e quello cileno ho avuto occasione di potere andare in Cile per 10 giorni a sciare sulla neve invernale in agosto. Insieme a un ottimo staff tecnico ho avuto la possibilità di fare tanta tecnica sulla neve, e di partecipare a tre gare di biathlon che erano i campionati sudamericani. È importante durante l’estate non perdere troppo il contatto con la neve. E questa è stata una ottima possibilità”.

Negli scorsi giorni ci sono le state le selezioni per i posti rimanenti per la prima tappa di Coppa del mondo. Come valuti le tue prime prestazioni? 

“Mi sono preparato molto bene per questa stagione. Le gare di selezione erano solo l’inizio, non certo l’appuntamento clou. A Sochi manca ancora tanto tempo”.

In generale, quali sono state le tue sensazioni negli ultimi allenamenti? 

Le mie sensazioni sono ottime. Sono riuscito a mettere insieme tanti dei miei obiettivi. Adesso devo iniziare a raccogliere per quanto ho seminato”.

L’appuntamento più importante della stagione saranno le Olimpiadi di Sochi. La tua stagione è stata impostata anche in vista delle Olimpiadi e della qualificazione? 

“Certo, le Olimpiadi saranno l’appuntamento clou della stagione. E la qualificazione per Sochi è il centro da colpire. Per me, però, tutta la stagione sarà importante”.

Il biathlon italiano, negli ultimi anni, è sembrato comunque in crescita. Quale credi siano le cause? 

“Penso che, attualmente, la nostra squadra ha la fortuna di avere tanti atleti e tante atlete con un grande potenziale e che, negli ultimi anni, lo sviluppo c’è stato”.

Con la staffetta maschile ti sei tolto due belle soddisfazioni: un secondo posto ad Anterselva e una prima piazza ad Oberhof. Quali sono state le tue emozioni in quelle occasioni? 

“Sono emozioni bellissime, che non dimenticherò mai nella mia vita. Non voglio solamente ricordarmi di queste, spero che ne arrivino ancora”.

Tirando un po’ le somme, cosa possiamo aspettarci da Markus Windisch nei prossimi mesi? 

“Ora non posso dirlo. Fino ad adesso mi sono preparato al meglio. Sempre da solo. Mi mancano i confronti ad alto livello. Devo prima vedere bene quali siano le mie condizioni per poi orientarmi”.

La vita da atleta comporta dei sacrifici importanti. Quali sono quelli che ti pesano di più? 

“Certo, di sacrifici ce ne sono tantissimi da attuare. Giochiamo però su un terreno che è quello dei professionisti. Ed è proprio questa la differenza rispetto agli amatori. Solo compiendo dei sacrifici ti godi ancora di più le vittorie e i momenti belli che, si spera, verranno”.

A parte alcune zone del Bel Paese, il biathlon è ancora uno sport di “seconda fascia” nel panorama nazionale. Come credi si possa fare un salto in termini di visibilità e appetibilità anche in Italia?

“Penso che si debba compiere molta più promozione nei Paesi dove non è conosciuto. Il nostro sport è davvero spettacolare e interessante, dalla partenza fino alla fine della gara. Per causa del poligono è difficile portare il biathlon vicino a chi vive tanto distante dai centri della disciplina. Il nostro compito è di far venire voglia agli sportivi più lontani e spingerli a provare. A sentire, a toccare con mano, a capire lo spirito. Bisogna trasmetterlo anche in televisione e i mass media possono darci una mano a aumentare la visibilità e la presenza del biathlon. Un mio sogno mio è di vedere lo stadio di Anterselva durante la tappa di Coppa del Mondo con un 90% di spettatori italiani”.

gianluca.santo@olimpiazzurra.com

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