Rugby
L’Italia apre soltanto, poi è monologo Australia: i Wallabies dominano 20-50
Ci ha provato l’Italia, ma l’intensità e il gioco messo in mostra un anno fa a Firenze è solo un lontano ricordo. L’Australia ‘concede’ il primo quarto d’ora, poi sfonda nella linea arretrata azzurra e affossa ogni sogno della Banda Brunel con una meta dopo l’altra. Saranno sette alla fine – contro le tre italiane – per un 20-50 che nulla ha nascosto dei problemi azzurri, soprattutto in fase difensiva e, forse neanche troppo a sorpresa, in mischia.
Subito sul piede avanzante l’Italia, con gli avanti a cercare di logorare le resistenze ospiti. Beto Di Bernardo non fallisce la prima occasione dalla piazzola, mentre Cooper non è altrettanto preciso qualche minuto più tardi. Le accelerazioni dei trequarti Wallabies non tardano ad arrivare, ma la difesa azzurra sale con il giusto timing a chiudere tutti gli spazi, recuperando anche l’ovale con Benvenuti al 12’; fulminante la ripartenza dell’ex Benetton dai propri 22, preciso il sostegno di Di Bernardo e perfetto l’offload di quest’ultimo per il puntuale Luke McLean, che festeggia con una splendida meta il suo 50° cap in azzurro. Esplode l’Olimpico, ma gli Aussie assorbono il colpo e reagiscono in maniera veemente, grazie all’ottimo lavoro dei primi sette uomini nel breakdown, dove l’Italia non riesce a imporsi. Quando a muovere l’ovale, poi, c’è un certo Cooper, tutto diventa più facile e Ben Mowen ne può approfittare subito schiacciando la prima meta australiana al 16’. Azzurri ora in difficoltà anche in mischia e nel riproporsi in fase offensiva, con conseguente sbandamenti difensivi merito soprattutto di un Israel Folau a tratti incontenibile. Da un suo magico offload arriva la seconda marcatura ospite, firmata Tevita Kuridrani al 21’ per il sorpasso wallabie sul 10-14. L’Italia non si scuote, mentre dall’altro lato sale in cattedra anche Genia, perfetto al 31’ nel servire uno scatenato Nick Cummins all’ala per il 10-19 al 31’. Barcolla ma non molla la Banda Brunel, ma in un momento decisivo viene a mancare ancora una volta il piazzatore, con Di Bernardo che in 8 minuti sparacchia malamente lontano dai pali due piazzati di fondamentale importanza.
Ritmi blandi nei primi minuti della ripresa: prevalenza per il gioco tattico al piede, mentre la mischia azzurra continua a patire il pack australiano. La fiammata, come nel primo tempo, la dà Cooper, con una magia nonostante sia circondato da tre uomini in maglia azzurra; l’indisturbato Cummins (ancora lui) può involarsi in try zone per la seconda meta personale, la quarta per l’Australia (10-26). A chiudere definitivamente i conti ci pensa Adam Ashley-Cooper, con la quinta marcatura al 58’: bucata ancora troppo facilmente la difesa italiana nell’uscita dal raggruppamento e l’ala può sfruttare l’ennesima giocata pregevole di Quade Cooper. Girandola di cambi (entra anche Allan) tra gli azzurri, che tirano fuori la rabbia sopita e l’orgoglio, con una lunga serie di pick&go sui 5 metri australiani e la meta di Lorenzo Cittadini (15-33), dal significato speciale per la scomparsa del padre nei giorni scorsi. Ma è solo una vampata: gli azzurri sono smarriti in difesa e si aprono praterie in mezzo al campo, sfruttate dalla velocità di Joe Tomane prima (15-41 dopo un piazzato di Leali’ifano) e da Israel Folau. Il cuore di Parisse&co. trascina ancora gli azzurri nei 22 australiani e dopo lunghi assalti a suon di pick&go è proprio Tommaso Allan a trovare il varco giusto nella linea australiana con una pregevole finta, presentandosi con una splendida meta ai tifosi azzurri. Un biglietto di visita significativo, una delle poche luci nel 20-50 finale con cui cala il sipario sull’Olimpico.
daniele.pansardi@olimpiazzurra.com
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