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Rugby, Italia: un brutto Novembre, ma bisogna ripartire

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Si è concluso sabato con la sconfitta subita dall’Argentina per 14-19 il Novembre internazionale della nostra rappresentativa di rugby e le notizie non sono state certamente molto positive.

Sono arrivate due sconfitte, contro l’Australia e proprio con i Pumas, ed una vittoria, tirata, contro Fiji.
Ora, calcolando però il valore delle avversarie, almeno sulla carta, e prendendo in considerazione la graduatoria offerta dall’IRB tramite lo strumento del ranking mondiale, ciò che è successo non dovrebbe destare particolare agitazione tra gli addetti ai lavori e gli appassionati; ed invece no: la preoccupazione c’è, eccome.

Forse la Banda Brunel aveva abituato troppo bene tutti con l’ultimo 6 Nazioni (il migliore della nostra storia, peraltro…) ottenendo due vittorie e disputando quasi sempre partite all’altezza anche contro avversari più forti in trasferte molto spesso etichettate come impossibili (vedi Twickenham). La strada intrapresa del gioco maggiormente aperto verso i trequarti aveva incantato tutti e i risultati stavano dando nettamente ragione al tecnico transalpino.

Poi è arrivata la tournèe di  giugno, al termine di una stagione continentale estenuante, dove la “Creatura Italia” aveva iniziato a palesare qualche segnale di sofferenza, ma l’inserimento di alcuni giovani nel gruppo per aumentare il bacino di atleti da cui attingere e il credito maturato grazie all’exploit di febbraio/marzo non avevano fatto preoccupare particolarmente nessuno, nonostante le tre sconfitte maturate con Sudafrica, avversario fuori portata per tutti, tranne che per gli All Blacks, Samoa, in una partita dove gli oceanici fecero pesare nettamente la loro supremazia a livello di forma fisica, e Scozia, con un insuccesso rimediato all’ultimo secondo.

Ma ora la faccenda è diversa, L’involuzione è purtroppo ben visibile a tutti, dal momento che nel rugby non si può nascondere niente, sia nel gioco che nella testa.
La famosa “coperta corta” è un argomento, nuovamente, tornato di moda soprattutto nel reparto dei trequarti. Perchè se è vero che la mischia soffre, probabilmente  per un periodo fisiologico di adattamento alle nuove regole, e la touche necessita probabilmente di una serie maggiore di alternative, gli uomini di inventiva e velocità ci hanno fatto pagare dazio contro tutte le nazionali che abbiamo fronteggiato.

L’innesto di giovani come Allan, Campagnaro, Iannone e Morisi è stato abbastanza positivo, ma come tutte le cose nuove richiede una tempistica adatta al completamento e non saranno certo tre partite a darci le risposte assolute sul loro futuro. La scarsa forma invece di quasi tutti i ragazzi più esperti impiegati tra la “cabina di regia” e le ali e la continua rotazione alla ricerca di una coppia di centri titolare ha scatenato l’insicurezza non creando la possibilità di cercare di installare meccanismi consolidati in particolare nella fase difensiva, vero e proprio tallone d’achille del XV  italico, come testimonia il dato di 100 punti subiti in tre test-match.

Inoltre la falcidia di infortuni subiti nel pre-novembre (Masi ad esempio; ricordando pure il lungodegente Minto) e durante il tour (Morisi il più eclatante, ma tanti altri giocatori con continui acciacchi) legato al momento purtroppo non brillante attraversato in questa annata dal Benetton Treviso (2 vinte e 6 perse in stagione) hanno condito, senza agevolarlo certamente, il lavoro di Brunel e del suo staff che basano circa i 10/15 della squadra sull’ossatura dei bianco-verdi.

Le cose quindi al momento non sembrano porsi al meglio per la nostra nazionale, ma siamo sicuri che il tecnico transalpino saprà trovare le giuste contromisure per superare questo momento di difficoltà e riproporsi al meglio verso i prossimi obiettivi, con l’orizzonte sempre ben a fuoco verso la World Cup del 2015, vero e proprio momento decisivo per la crescita definitiva della nostra palla ovale.

michele.cassano@olimpiazzurra.com

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