Sci Alpino

Slalom femminile: azzurre, è dura…ma provateci!

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Lo slalom femminile, da troppo tempo, è la disciplina dove l’Italia dello sci fatica maggiormente. Bisogna tornare a Deborah Compagnoni, la regina del gigante che pure non lesinava qualche sprazzo della sua immensa classe anche tra i rapid gates, o addirittura alla Valanga Rosa (e quindi a Paoletta Magoni, oro di Sarajevo), per trovare qualche grande gioia. Poche le eccezioni, negli ultimi anni: la più bella, quella di Chiara Costazza, vincitrice dello slalom di Lienz nel dicembre 2007 dopo il podio del mese precedente a Reiteralm. Podio raggiunto anche in due occasioni da Nicole Gius, ora ritirata, e in altre due circostanze da Manuela Moelgg.

Lo score delle ultime stagioni è impietoso: volendo analizzare le classifiche finali di specialità, nel 2013 la prima italiana è stata Irene Curtoni (diciannovesima, peraltro unica ammessa alle finali), nel 2012 Manuela Moelgg (tredicesima) e nel 2011 ancora la Moelgg, nona; mai più di due azzurre tra le prime 25 a fine annata e oltretutto un trend, come si è visto, in ulteriore discesa. Insomma, in questa disciplina non siamo certo la Svezia, che invece ha una scuola tecnicamente sublime e soprattutto con un costante ricambio anno dopo anno: né si può chiedere al nuovo tecnico Livio Magoni, in carica da quest’estate, di usare la bacchetta magica e trasformarci in una superpotenza.  L’importante è che le azzurre facciano almeno vedere di provarci sempre: certo, in alcuni momenti, magari, un piazzamento tra le trenta va benissimo, fa punti e fa morale e quindi non va messo in discussione con un atteggiamento particolarmente aggressivo che potrebbe indurre all’errore, tuttavia in linea di massima ci aspettiamo di vedere sempre la giusta cattiveria, la giusta rabbia agonistica, il giusto carattere. Doti mancate, in certi momenti, più ancora dei risultati nell’ultima stagione, non solo in slalom, come aveva fatto notare lo stesso Raimund  Plancker. Nessuno pretenderà un piazzamento sul podio o tra le prime sei-sette, anche perché a Levi mancherà Irene Curtoni, la garanzia di maggior regolarità tra i paletti stretti, ed è in linea di massima una pista meno adatta alle qualità tecniche delle azzurre rispetto ad altre.

Però sappiamo che Chiara Costazza vuole continuare la sua personalissima risalita, e merita, ha le doti per restare stabilmente tra le prime 15, abbassando il numero di partenza di volta in volta. Sappiamo che Manuela Moelgg, se la sfortuna si decidesse a lasciarla stare, sarebbe fissa nella top ten. Sappiamo che Michela Azzola è un talento purissimo, al quale va dato la possibilità di sbagliare, di fare esperienza, di crescere passo dopo passo; e che Marta Benzoni e Sarah Pardeller, dopo tanta gavetta in Coppa Europa dove hanno scalato una per una tutte le posizioni, sono ora pronte a restare con regolarità nel massimo circuito, cercando magari un piazzamento tra le trenta. A Sabrina Fanchini, infine, basta leggere il cognome per capire che attaccherà senza tirarsi mai indietro. Forza azzurre, provateci!

foto delle Fiamme Gialle

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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