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‘Cogito, ergo sport’: Martina Grimaldi, una quercia nelle acque di Barcellona

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“Se si desiderano dei raccolti veloci, allora occorre piantare carote e insalata, ma se si ha l’ambizione di piantare delle querce, allora occorre il buon senso di dire a se stessi: i miei nipoti mi saranno debitori per quest’ombra”.
Léon Walras

Walras è uno dei maggiori esponenti della teoria dell’equilibrio economico generale, teoria che parte da un presupposto: l‘uniformità naturale del “tempo di vita”.
Il tempo diventa, in questo modo, la dotazione comune a ogni individuo perché tutti dispongono di ventiquattro ore giornaliere.

Quanto ci si trova in una situazione in cui tutto ruota attorno al tempo, dunque, l’uomo parte da una condizione di partenza che lo vede potenzialmente uguale agli altri: tutto sta nella capacità di utilizzare, dilazionare, sfruttare al meglio quel suo proprio tempo che è anche il loro tempo.

Nuoto-25 chilometri

25 chilometri nelle acque libere iberiche necessitano di un’estrema capacità di impiegare il “tempo di nuoto”: puoi pensare di partire forte e mantenere quel ritmo per un paio di chilometri; puoi lasciare che il gruppo ti sorpassi e mantenere un’andatura tale da raggiungere, comodamente, il traguardo; oppure puoi studiare te stesso, analizzare il tuo corpo, lo stato mentale di partenza, il tuo modo di spendere energia, la forma fisica, le prove in allenamento e fare in modo che il tuo tempo di nuotata ti garantisca il successo.

Martina Grimaldi, una tra le tante a competere per l’Oro mondiale di Barcellona in una lunga gara che le ha impegnate per un’intera mattinata, aveva a disposizione lo stesso “tempo di nuoto” delle altre, stessa ambizione, allenamenti simili, buona carriera alle spalle, ottime prospettive per il futuro, ma ha fatto sì che quelle 5 ore, 7 minuti, 19 secondi e 7 decimi fruttassero la medaglia più desiderata, il gradino del podio più bramato, il metallo più prezioso: l’Oro mondiale.

Martina Grimaldi

 

Nei 100 metri farfalla, nei 50 dorso, nei 200 stile libero sai che devi dare tutto, subito. In ogni maratona, invece, ogni marcia o fondo, la capacità di calcolo deve essere estremamente razionalizzata, pensata, sudata anch’essa e necessita, durante la gara e non solo in allenamento, di quella stessa pazienza e costanza che occorrono al contadino per veder crescere la sua quercia.
Martina, per il suo Oro, non si è però dovuta accontentare della riconoscenza dei nipoti che godranno dell’ “ombra della quercia” al posto suo, anche se le radici, lo sviluppo, il completamento della sua impresa hanno molto in comune col difficile percorso della pianta secolare.

Grande Quercia
“Con le soddisfazioni la stanchezza non si sente, ma la botta arriverà. Non ce la facevo più, e il tocco é stato una liberazione“, ha affermato la Grimaldi subito dopo la gara, quando da poco aveva scoperto che la sua mano aveva toccato il traguardo per prima, illudendo la tedesca Angela Maurer che solo al fotofinish ha scoperto di avere in mano un argento invece che un primo posto.
GrimaldiProbabilmente neanche il miglior calcolo e le migliori condizioni psicofisiche sarebbero in grado di prevedere un distacco di un decimo di secondo essenziale per cambiare il colore alla medaglia, ma che si sia trattato di istinto, bravura o grinta Martina Grimaldi ha compiuto la sua missione, dando voce alle parole di Chaplin secondo il quale “il tempo è un grande autore: trova sempre il perfetto finale”.
Perfetto per Martina, perfetto per l’Italia, perfetto per chi, al raccolto veloce, preferisce la lunga strada per godere di una grande ombra.

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