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Curling, un Europeo a due facce con tante domande senza risposta

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Promozione in Prima Divisione per gli uomini, percorso inverso per le donne, che abbandonano la massima serie dopo tre edizioni (clicca qui per l’approfondimento). Questi i verdetti inappellabili degli Europei di Stavanger per l’Italia.

Partiamo dalla nota dolente della retrocessione, un risultato purtroppo preventivabile alla vigilia. Il primo interrogativo che ci viene in mente è il seguente: è stato davvero fatto il massimo per il bene del curling italiano? La risposta la lasciamo ad altri, noi ci limitiamo ad addurre i fatti.
Nell’intero quadriennio olimpico la Nazionale femminile si era retta sulla seguente formazione: Diana Gaspari (skip), Giorgia Apollonio, Claudia Alverà e Chiara Olivieri. Una compagine di caratura internazionale, rispettata e temuta anche dalle avversarie straniere. Una squadra che ha conquistato due sesti posti agli Europei e due decimi posti consecutivi ai Mondiali e che, con ogni probabilità, si sarebbe presentata alla rassegna continentale appena terminata ed al successivo torneo di qualificazione alle Olimpiadi di Sochi con velleità importanti, considerando come l’intesa tra le compagne di team stesse crescendo nel corso degli anni.
In qualsiasi disciplina un’Olimpiade si prepara in quattro anni di duro lavoro e con una programmazione mirata. Gaspari e compagne, inoltre, si erano meritate sul campo il diritto di prendere parte al preolimpico grazie ai punti conquistati con i decimi posti iridati.
La Federazione, tuttavia, adeguandosi a quanto avviene in alcune nazioni leader del curling (su tutte il Canada), stabilì, come ogni anno, che a rappresentare l’Italia negli appuntamenti internazionali fosse la compagine che si aggiudicasse i Campionati nazionali.

Proprio agli ‘Italiani’ della scorsa primavera, il Team Tofane di Giorgia Apollonio, privo di Diana Gaspari, perse la finalissima a Pinerolo contro le giovanissime del 3S Luserna (diverse furono le polemiche tra le squadre sulla presunta regolarità del ghiaccio, sulla quale Olimpiazzurra non ha mai preso e non prende posizione). Risultato: tre anni di lavoro andati in fumo, con Apollonio e Gaspari fuori dalla rappresentativa italiana a discapito delle giovani del Luserna guidate dalla skip Veronica Zappone. Addio progettualità. Nell’anno olimpico, con una qualificazione ancora da conquistare ed un Europeo alle porte, si rinuncia alla formazione di gran lunga più affidabile a livello internazionale per dare spazio a delle ragazze che, per quanto promettenti, affrontano le prime esperienze vere ad alto livello.
Al cospetto di mostri sacri come Schoepp, Muirhead e Sigfridsson non c’è stato nulla da fare e, salvo colpi di scena che naturalmente ci auguriamo vivamente, ci sembra difficile che tra qualche giorno la situazione possa cambiare al preolimpico dove saranno in palio gli ultimi due biglietti per Sochi 2014.

Il curling azzurro, salvo l’edizione casalinga di Torino 2006, non si è mai qualificato sul campo ai Giochi Olimpici. E’ persino superfluo sottolineare come una partecipazione a cinque cerchi sarebbe vitale per la visibilità e la crescita del movimento. Stupisce dunque che, lo ripetiamo, probabilmente non sia stato fatto tutto il possibile per tentare questa impresa.

Importante, invece, la promozione dell’Italia in Prima Divisione. In questo caso, con la selezione tricolore ormai fuori dalle Olimpiadi, è da condividere la scelta di puntare sul Trentino Curling guidato dal giovane e promettente Amos Mosaner, già medaglia d’argento ai Giochi Olimpici invernali giovanili di Innsbruck 2012. Una squadra interessante e di prospettiva, che potrebbe regalare al Bel Paese successi importanti e, magari, la sospirata qualificazione olimpica nel 2018. A patto di poter preparare al meglio il quadriennio, senza stravolgimenti dell’ultima ora.

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