Artistica

Ginnastica, IMPRESA DELL’ANNO: il Mondo ai piedi di una magica Ferrari (con VIDEO)

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Domenica 6 ottobre 2013. Anversa, Belgio. Mondiali di ginnastica artistica. Finali di specialità.

In pedana c’è una Leonessa infinita. Pronta ad azzannare, a graffiare, a domare le altre belve feroci, c’è una donna che da una vita combatte nella giungla della Polvere di Magnesio.

Sul quadrato magico una Cannibale da leggenda si è svegliata per un nuovo, incredibile appuntamento con la storia. Lei è ancora lì! Sette anni dopo la notte stellata che la catapultò nel firmamento dell’artistica, oltre 2000 giorni dopo il tripudio di Aarhus che la incoronò reginetta per una sera, per un anno, per tutta la vita, lei è ancora lì.

Indomita paladina di qualcosa di magico che è entrato nel cuore e da lì non se ne è più uscito.

 

Sulle spalle porta quasi ventitré primavere, la metà delle quali passate a cacciare trofei di guerra nei palazzetti di tutto il Mondo.

Nelle gambe ha un’infinità di acciacchi e di infortuni, marchio di fabbrica di una carriera irripetibile, che sono passati su di lei come acqua impetuosa di torrente, l’hanno scalfita, ma non l’hanno mai erosa.

In testa ha in mente solo il podio, i gradini delle migliori, delle predatrici più forti del Pianeta. La sua materia grigia è la sostanza dei sogni, che la sta prendendo per mano per portarla verso l’apoteosi.

Il cuore è pulsante di passione, palpitante di caparbietà, le gonfia il petto d’orgoglio, la alza sopra alle avversarie.

Sì, perché è qui che Vanessa Ferrari è superiore a tutte. Perché crede in quello che fa. Perché non molla mai. Perché mette l’anima in ogni sua singola azione. Perché è l’incrollabile monumento della nostra fede nel Magnesio. Semplicemente perché è tecnicamente perfetta, acrobaticamente superlativa, artisticamente emozionante.

 

La bresciana è la prima a esibirsi. Malasorte accecante. Dopo l’ennesimo furto subìto alla trave mezz’ora prima, non c’è nemmeno il tempo per calmare i nervi, per provare a mandare giù il rospo amaro, per provare a digerire l’urlo di gioia che la giuria le ha strozzato in gola, togliendole il bronzo dopo il tanto discusso ricorso di Simone Biles.

Deve arrangiarsi, sola contro tutti, come spesso la disciplina richiede, come le è già successo in carriera. Sa che può farcela, sa che nelle sue mani può passare una medaglia, sa che può tornare in Patria con un alloro al collo. Su di lei c’è la pressione infinita di un Paese intero che le chiede il miracolo, per non tornare a casa con la bocca asciutta.

 

Le note del suo tango rimbombano sulle pareti di un’Arena gremita. C’è una nuova colonna sonora ad accompagnarla verso un nuovo, incredibile trionfo. Lustrata al massimo, tirata come non mai, in quei novanta secondi mette tutta se stessa, il meglio del suo potenziale, il sunto della stagione, il mix di un decennio al top.

Tsukhara avvitato è il responso della prima diagonale (con un piccolo passettino in avanti che ci ha fatto tremare) che dà il via a uno show magistrale. Tsukhara in seconda diagonale, con il salto dietro (e la combinazione che non le verrà riconosciuta).

Scintilla, sorride, i suoi denti cristallini brillano di felicità, emanano gioia, regalano un istante in cui tutti diventano bimbi incantati da una magia, alla vigilia di un’eroina che sta incartando l’ennesimo regalo al suo popolo.

 

La parte artistica è eccellente. Esegue ottimamente il suo Ferrari. Il pubblico inizia ad accompagnarla, applaude, la mani battono solo per lei.

Arriva il doppio carpio finale. Stoppato. Super Vany c’è, ha azzannato ancora una volta, ha fatto la magia. Ha strappato un super 14.633. Ma ora l’attendono trenta minuti di sofferenza, in attesa che tutte le avversarie svolgano il loro esercizio.

Che scivolano via come se nulla fosse, con una serie infinita di brividi, con tante paure, timorosi che giungesse un altro quarto posto. Non questa volta. Larisa Iordache finisce dietro per un battito di ciglio, Kyla Ross non ne ha abbastanza, l’immensa Sandra Izbasa appoggia la mano a terra sull’ultima diagonale.

 

Infinita, eterna, mitica, storica, leggendaria. Scegliete voi l’aggettivo che preferite. Attingete a piene mani dal dizionario. Noi abbiamo una Ferrari d’argento.

Ha il body rosso, non sfreccia in pista, ma ha le ali per volare. Non ha un motore, ne ha due in due gambe d’acciaio. Non ha un navigatore, ha un cervello che la guida sul secondo gradino del podio.

Poco importa se davanti c’è un’imprendibile Simone Biles, che sfrutta al meglio un’acrobatica allucinante. L’Italia ha semplicemente una Campionessa Immensa a cui, ancora una volta, deve dire Grazie…

 

E qui il VIDEO per rivivere con i vostri occhi l’impresa della nostra Araba Fenice.

http://youtu.be/rC7nMafcii0

 

stefano.villa@olimpiazzurra.com

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