Sci Alpino
Sci alpino: a Val-d’Isère il riscatto degli slalomgigantisti?
Nei due giganti e nello slalom disputati finora, i segnali per l’Italia non sono stati così positivi come invece quelli giunti dalle discipline veloci; per questo, il weekend di Val-d’Isère, con un gigante e uno slalom in programma, può diventare una cartina di tornasole importante sullo stato di salute del gruppo di Jacques Theolier.
Partiamo dallo slalom, che tra le due è sicuramente la specialità da cui è lecito attendersi qualcosa in più. A Levi, l’eterno Patrick Thaler ha colto un sesto posto di assoluto prestigio; questo nonostante sia sempre il meno atteso rispetto al quartetto Gross-Razzoli-Deville-Moelgg. Ecco, proprio questi quattro, come abbiamo già ribadito moltissime volte, sono atleti in grado di occupare le primissime posizioni; ciò che è mancato, in Finlandia, non è stato però tanto il risultato finale, quanto l’atteggiamento giusto, la voglia di rischiare, di osare. Solo Manfred Moelgg, in parte, ha adottato questo stile; gli altri, invece, sono sembrati quasi accontentarsi, e in slalom con questo modo di fare non si può pretendere oltre una quindicesima piazza. In allenamento Stefano Gross fa vedere sempre cose interessantissime, di recente ha preso parte con buon esito anche ad una gara FIS in Valgrisenche; probabilmente deve solo entrare in fiducia, terminare una gara ad alto livello e poi restarci, perché quella è la sua casa, quello è il suo habitat naturale. Moelgg non ha bisogno di presentazioni: presto o tardi, qualche grande prestazione la sforna sempre, non a caso è il miglior slalomgigantista azzurro dell’ultimo decennio. Deville e Razzoli sono molto più altalenanti: il campione olimpico, in particolare, non ha più sciato sui livelli di Vancouver. L’aria di Sochi lo aiuterà a ritrovare se stesso?
In gigante, la situazione è più critica. Anche qui, nella prova di Beaver Creek i piazzamenti migliori non sono arrivati dalle “punte”, ma dagli altri: da Roberto Nani, alla seconda top ten della carriera. E il livignasco, venticinque anni, è uno che ha tutte le carte in regola per diventare il nuovo Moelgg, una nuova garanzia tanto tra i paletti stretti, quanto tra le porte larghe; il tempo gli darà ragione. E da Matteo Marsaglia, che ama particolarmente la neve americana e desiderava rifarsi dopo la beffa del supergigante; diciannovesimo posto con un pettorale altissimo,a conferma del fatto che anche in questa specialità può comunque dire la sua. Forse persino più che in discesa. Florian Eisath ha una grande regolarità di piazzamento tra la quindicesima e la ventesima posizione, ma non è da lui che bisogna attendersi gli exploit; sono mancati, infatti, Moelgg, Simoncelli e Blardone. Se per il Manfred gigantista vale il discorso del Manfred slalomista, ovvero che prima o poi in stagione riesce sempre a emergere (d’altronde, tra i tre, è quello che ha sciato nettamente meglio), gli altri due sono sembrati abbastanza spenti. Certo, l’età (entrambi classe 1979) inizia a diventare un fattore importante: e gli sci nuovi, soprattutto a Max, hanno fatto molto, molto male. Però per entrambi si avvicina l’ultima chiamata olimpica della carriera: e ci vogliono arrivare pronti, carichi, preparati. L’ottimismo resta: questi ragazzi meritano troppo una grande soddisfazione per non entrare in forma al momento opportuno.
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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com