Boxe
SPORTIVO 2013 – Il miglior uomo italiano dell’anno è… La nostra top ten
Giorni di festa, San Silvestro si avvicina, il momento giusto per stilare i bilanci dell’anno che se ne va. E per premiare i migliori atleti della stagione che sta per concludersi.
La redazione di Olimpiazzurra si è riunita e ha partorito delle speciale classifiche. Ora è il turno del miglior sportivo italiano (solo categoria maschile, seguiranno classifica femminile, miglior atleta dell’anno in generale, miglior squadra, miglior straniero, impresa dell’anno, flop dell’anno). Questa la nostra top ten.
Per Olimpiazzurra, il miglior sportivo (uomo) del 2013 è… Vincenzo Nibali. Lo squalo di Messina è riuscito finalmente a consacrarsi al Giro d’Italia, conquistando la corsa rosa per la prima volta in carriera e realizzando così il suo sogno d’infanzia. Il siciliano ha dominato in lungo e in largo sulle strade del Bel Paese: conquista la rosa al termine del’ottava tappa, indossa il simbolo del primato dopo tre anni di digiuno, poi va via in scioltezza, incontrastato e infliggendo distacchi che suonano come delle sentenze da Re del pedale.
Non pago, decide di scrivere una delle pagine più belle della storia del ciclismo e dalla Tre Cime di Lavaredo spedisce una cartolina da leggenda, in bianco e nero, nitida come il suo talento immacolato. Sotto una neve candida, uno Squalo si mangia i tornanti, si disseta con il pianto ghiacciato del cielo, mette d’accordo gli Dei della bicicletta e pone il sigillo sul suo Giro. In tanti l’hanno definitiva l’impresa azzurra dell’anno.
Cerca uno storico bis alla Vuelta a España , per infilare la seconda grande corsa a tappe consecutiva e per replicare il successo del 2010 in terra iberica, ma sulla sua strada trova un inaspettato vecchietto che pesca le tre settimane della vita: Chris Horner, a 42 anni suonati, sale sul gradino più alto del podio.
A Firenze, nei Mondiali di casa tanto attesi e disegnati a misura su di lui, cade, si rialza, ricuce il distacco dal gruppo, attacca. Poi, nel finale stranissimo, si deve inchinare di fronte alla tattica suicida della Spagna e all’invenzione di Rui Costa.
Al secondo posto Clemente Russo. Il nostro Tatanka, indomabile, granitico: due pugni da cacciabombardiere, due spalle da macho, il coraggio di un Leone, il carisma di un totem, potenza d’acciaio, occhi della tigre. Il pugile di Marcianise regala spettacolo ad Almaty, Rocky nell’Est, sfoggia una classe senza eguali, lustra la voglia di un ragazzino, inscena un torneo perfetto, si laurea Campione del Mondo senza perdere nemmeno una ripresa, solo come i veri Campioni sanno fare, inscalfibili da avversari demoliti dall’inizio alla fine.
A trentun anni torna sul tetto del Pianeta, ripetendo l’impresa di Chicago 2007 e confermandosi come uno dei più grandi talenti della boxe dilettantistica a livello universale. Con simpatia, senza mai darsi arie, convinto nei suoi mezzi, ma mai sbruffone, diffonde una bella immagine dell’Italia all’estero.
Al terzo posto Dominik Paris. Il mago della neve, discesista nato, linee da urlo, velocità a tutta birra, talento cristallino. Il 24enne riscrive un pezzetto della storia dello sci azzurro, andando a trionfare sulla magica Streif di Kitzbuhel, la discesa per eccellenza, i due minuti più pazzi del Circo Bianco, il tutto-tecnico d’Austria: è il secondo italiano a riuscire nell’impresa dopo Kristian Ghedina.
Non basta. Paris risponde nel miglior modo al classico quesito degli sciatori: “E’ meglio vincere a Kitz o salire sul podio ai Mondiali?”. Il forestale della Val d’Ultimo si mette così in testa di conquistare l’argento iridato nella discesa di Schladming e salva la spedizione veloce.
Il 2012 si era chiuso con il trionfo di Bormio (contiamolo nell’anno solare) e la stagione ’13-’14 si è riaperta con il successo di Lake Louise. Spettacolare.
Al quarto posto Gigi Datome. Il sardo è stato l’uomo chiave della nostra Nazionale di basket, capace di ben figurare agli Europei. In Slovenia, l’Italia era arrivata con l’acqua alla gola, dopo una serie infinita di infortuni incredibili, con gli uomini contati, con le stelle ko. Gigi, però, ci mette cuore, tecnica, centimetri per dominare sotto canestro, fare filotto di vittorie nel primo girone eliminatorio e trascina i compagni ai quarti di finale. A quel punto, però, l’incantesimo si spezza e i nostri ragazzi non riescono a conquistare il successo (su tre partite) che li avrebbe spediti ai Mondiali.
L’ala piccola di Roma riesce anche a portare la sua squadra a giocarsi la finale scudetto contro la Montepaschi e poi prende l’aereo per la NBA: la casacca di Detroit lo aspetta, anche se la stagione non è partita col verso giusto.
Al quinto posto Giovanni Pellielo. Sì, lui, il nostro “usato sicuro”, il vecchietto dello sport italiano, immenso, sempiterno, amante dello sport, ancora capace di fiutare il successo, con la stessa voglia di primeggiare di un bambino. A 43 anni suonati, il piemontese imbraccia ancora il fucile come fosse un ragazzino, lo stesso che dominava a metà anni ’90, e si involava verso il clamoroso quarto titolo mondiale della carriera addirittura diciotto anni dopo la prima volta, nella stessa Lima che lo incoronò per la seconda volta, quindici anni dopo l’ultimo oro iridato, dieci stagioni dopo l’ultima medaglia mondiale.
Al sesto posto Alex Zanardi. “Vincere è difficile, confermarsi lo è ancor di più”. Non è stato così per il bolognese, l’icona del paralimpismo italico, colui che è riuscito a cambiare il modo di vedere la disabilità sportiva. Dopo i due ori olimpici alle Olimpiadi di Londra 2012 riesce ancora a fare meglio ai Mondiali di Baie-Comeau: tre titoli iridati, nel giro di una settimana. Subito dopo la conquista della Coppa del Mondo è capace di trionfare nella cronometro, nella prova in linea e nella staffetta. Magico, un esempio per tanti, un’icona per i giovani.
Al settimo posto Gregorio Paltrinieri. Indubbiamente il miglior giovane italiano della stagione. Ai Mondiali di Barcellona nuota uno spettacolare 1500m: regolare, in spinta, poi in progressione, verso un favoloso bronzo su cui in pochi avrebbero scommesso. Il record italiano, conquistato nell’occasione, è il sigillo sulla sua grandissima prestazione e la riprova di un futuro che sarà tutto suo: 14:45.37, superiore solo all’immensità di Sun Yang (triplete 400-800-1500) e alla bravura di Ryan Cochrane.
Non basta, però, perché proprio un paio di mesi prima, durante gli esami di maturità, il modenese si vedeva consegnare l’oro europeo in vasca corta dopo la squalifica per doping di Mads Glaesner.
All’ottavo posto Niccolò Campriani. Il nostro ingegnere riesce a digerire il cambiamento delle regole contro cui tanto aveva protestato dopo il trionfo alle Olimpiadi, si rimette in carreggiata e conquista la Coppa del Mondo nella carabina tre posizioni! Un italiano non aveva mai vinto la Sfera di Cristallo nella disciplina regina e il fiorentino lo fa addirittura insieme alla compagna di vita, Petra Zublasing.
Al nono posto Valerio Aspromonte. Il venticinquenne è l’unico che rimane a galla nella sciagurata giornata di Budapest che elimina, uno a uno, i nostri moschettieri durante la prova individuale di fioretto.
Il laziale riesce a strappare un favoloso bronzo e si conferma sul podio iridato per la terza volta consecutiva (Parigi 2010 e Catania 2011 i precedenti). Contribuisce poi a riscattare la nostra Nazionale e stravince l’oro a squadre con Andrea Baldini, Giorgio Avola e Andrea Cassarà.
Al decimo posto Ivan Zaytsev. Lo Zar è il vero martello della Nazionale di volley e con le sue bombe è capace di guidare gli azzurri di Mauro Berruto a un fantastico triplete di medaglie: argento agli Europei, bronzo alla World League e alla Grand Champions Cup. Sempre sul podio!
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