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Atletica, Bondarenko: “Sì, il RECORD DEL MONDO a 2.50 metri! Niente Sopot”

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Bohdan Bondarenko è sbarcato a Formia. Il Campione del Mondo di salto in alto rimarrà presso la scuola nazionale di atletica leggera fino al prossimo 9 febbraio.

Nell’intervista rilasciata alla Fidal, l’ucraino ha lanciato una vera e propria “bomba”: a breve si volerà a 2.50 metri. Insomma, secondo Bondarenko, si sfonderà una delle grandi barriere fisiche dell’uomo e ovviamente uno dei grandi muri dell’atletica leggera.

 

Ha precisato, però, che non sarà presente ai Mondiali Indoor di Sopot (7-9 marzo) ed esordirà direttamente all’aperto, proprio al Golden Gala di Roma.

Poi ha parlato del suo posto Mosca, di come è cambiata la vita, della sua voglia di superare il record di Sotomayor (ci ha provato due volte nel 2013).

E poi ha discusso anche dei propri obiettivi, ha analizzato la disciplina, ha spiegato che tecniche servono, ha raccontato il suo rapporto con l’Italia e con gli azzurri, e tanto altro ancora.

 

Bondarenko, cosa è cambiato dopo il 2,41?

Bella domanda – ride l’altista – ci devo pensare. Mah, in realtà non saprei dire con precisione, forse gli obiettivi. Lo scorso anno sono partito per migliorare il mio personale, che era fissato a 2,31. Quest’anno, è chiaro, punto al record del mondo. Dipenderà dalle mie condizioni fisiche, dall’evoluzione della stagione. Ma sì, è chiaro: voglio il record”.

Cosa va migliorato per riuscirci?

Sicuramente la tecnica nella fase di passaggio dell’asticella. Le spalle spesso non sono in asse, e questo mi penalizza”. “Ma andranno curati anche gli aspetti psicologici – aggiunge Viktor (il padre, ndr) – Bohdan deve abituarsi ad affrontare misure da record, per il momento ancora non riesce a gestirle sul piano emotivo”.

A quanto si arriverà?

Io dico che presto saremo intorno ai 2,50 – continua il campione del mondo – si può fare, non credo sia una misura eccessiva, nel giro di 4-6 anni ci arriveremo. Il mio salto più alto in assoluto? Direi il 2,35 di Mosca. Ero alto, veramente alto, anche se non ho voluto fare rilevazioni video per capire bene quanto. So che lo era, e mi basta. Lo ammetto: è anche una questione di scaramanzia!”.

Il Mondiale indoor di Sopot (a marzo, in Polonia) è tra gli obiettivi dell’anno?

No, non ci sarò. Niente stagione al coperto, come avvenuto già lo scorso anno. In passato mi sono sempre fatto male in sala, e alla fine non sono mai riuscito a presentarmi in condizione. Esordirò in primavera, e sarò sicuramente al Golden Gala, a Roma, il 5 giugno. Ho già un accordo su questo. Poi, ancora Diamond League, gli Europei di Zurigo, la Coppa del Mondo. Sempre con l’obiettivo di crescere nelle misure, se le condizioni generali lo consentiranno”.

Inclusi gli avversari, o no? A proposito, quali sono i più forti?

Non lo so, in gara sono concentrato solo su di me e sull’asticella. Mi esalto nel gareggiare contro grandi atleti, ma è come se non fossero con me in pedana. Ho visto il 2,41 del russo Ukhov sul computer di Gianmarco Tamberi, qui a Formia, su Youtube. E’ un risultato fantastico, sono curioso di vedere cosa accadrà a Sopot”.

Nell’alto non c’è la dittatura di un solo atleta, come in altre specialità: come mai?

Le conoscenze tecniche ormai sono diffuse su scala planetaria – interviene Viktor – questo rende difficile che un atleta domini”.

E il Bohdan ragazzino, aveva idoli in atletica?

Veramente no. Ho sempre voluto essere solo me stesso. Posso solo dire che mi piaceva lo svedese Stefan Holm, faceva quello che avrei voluto fare io. In Ucraina, oggi, è diverso: i ragazzi sognano di diventare calciatori, vogliono essere le star che vedono alla tv. Ecco, vorrei che il mio sport fosse più presente sui media, che l’atletica fosse sullo stesso piano. E su questo Bolt è un aiuto. Fa spettacolo, attira l’attenzione. Mi piace, anche se personalmente preferisco vedere gare dove c’è concorrenza”.

Com’è il rapporto con l’Italia?

Speciale, senza dubbio. Qui da voi ho partecipato alla prima gara all’estero della mia vita, gli Youth Games di Lignano Sabbiadoro, nel 2005. Arrivai secondo dietro Riccardo (lo chiama confidenzialmente così, si tratta di Riccardo Cecolin, ndr), fu un’esperienza fantastica. La prima parola straniera che ho imparato a dire è stata “Buongiorno”. Conosco molti saltatori italiani, e con alcuni di loro ho anche gareggiato: i fratelli Ciotti, Filippo Campioli, Silvano Chesani, Gianmarco Tamberi, con cui ho passato qualche giorno qui a Formia. Lui è speciale, tutti aspettano di vedere come si presenterà in gara: con mezza barba, i capelli azzurri…(ride divertito). Lo scorso anno, a Rovereto, ho conosciuto anche Sara Simeoni: ho una foto con il suo autografo”.

 

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