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Atletica, Davies: “Squalificato per DOPING…ma SENZA PROVE!?”

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Incredibile la storia di doping che ha coinvolto Matt Davies. Non è un atleta conosciuto, è un normalissimo sprinter australiano, senza particolare picchi e che nel palmares ha solo il titolo nazionale 2012 sui 200m.

 

Ebbene il 28enne è incappato nella maglie dell’antidoping. Il problema però, come ha annunciato lo stesso Matt sul suo profilo Facebook, è che le sostanze riscontrate dai test non sono inserite nelle liste delle sostanze illecite ad opera della WADA (l’Agenzia Mondiale anti-doping), né in quelle della sua Federazione locale e non c’è nessun riferimento sulla loro presunta pericolosità!

Dunque Davies sarebbe stato squalificato per due anni, come prevede la legge, senza essere effettivamente “dopato”! Anzi l’accusa è di “possibile violazione alle norme anti-doping”. Dunque un’accusa basata sul possibile, ma una condanna certa.

Ovviamente questa è la versione di Davies. Vedremo se la WADA o la IAAF risponderanno in merito.

Di seguito riportiamo il comunicato dell’atleta, in traduzione italiana grazie a Queen Atletica, fonte della notizia che ormai sta circolando per tutto il web.

 

Nel luglio del 2012, 13 settimane dopo una gara della stagione 2012, l’ASADA (autorità antidoping australiana) mi notificò un documento in cui si asseriva come avessi avuto dei problemi derivanti da un test antidoping al quale mi sottoposi. Le sostanze chimiche evidenziate nel documento non erano nella lista delle sostanze vietate dalla WADA, nè in quelle dell’ASADA elencate e reperibili online (e tutt’ora non sono presenti, nonostante sia il 20 Dicembre 2013, 18 mesi dopo quel test). In più non avevo prodotti o integratori che contenessero quelle sostanze individuate nel test, dal che dedussi come involontariamente il campione fosse stato contaminato. 

Non ci furono informazioni disponibili sulle sostanze individuate nè dall’ASADA, nè dalla WADA, su internet o altrove. Contattai così l’ASADA per capire quali sostanze fossero state individuate e per quale motivo fossero state ritenute proibite. Fui invitato a guardarmi la Sezione 6b dell’elenco WADA “Sostanze Specifiche” visto che quelle in me riscontrate “potrebbero” essere “sostanze con una struttura chimica o con effetti biologici simili”, ma senza specificare come quella sostanza fosse collegata con le altre menzionate nella lista.

Con la piena intenzione di cooperare, ho accettato la sospensione momentanea da Athletics Australia. Ho presentato un’istanza all’ASADA e all’ADRVP richiedendo informazioni sul perchè le sostanze sarebbero state un problema dal momento che non erano inserite fra quelle vietate, oltre a non essere presenti nemmeno in nessuna parte del materiale supplementare della WADA. Ho inoltre richiesto un’audizione immediata in relazione al mio caso. Nonostante questo, nessuna richiesta è stata esaudita. A tutt’oggi non mi sono state presentate prove o informazioni circa la dichiarazione normativa: “sostanze con una struttura chimica o con effetti biologici simili”. 

Nell’aprile 2013, otto mesi dopo aver concesso la mia disponibilità, nonostante i numerosi tentativi di comprendere come mai ci stessero impiegando così tanto tempo, ho ricevuto la prima risposta dall’ASADA: la notifica dell’infrazione per “possibile violazione delle norme anti-doping” con la richiesta di due anni di piena sospensione dall’attività.

Non mi è stata concessa un’audizione, comunicazioni o altro. 

Mi è stata solo concessa la possibilità di portare la cosa presso la Corte per l’Arbitrato dello Sport, se volessi contestare la decisione. 

Colpevole senza poter provare la propria innocenza.

Avevo contattato l’ASADA richiedendo un’audizione in accordo con l’articolo 17.1.5 del Codice Antidoping dell’Athletic Australia, per sentirmi dire che l’Athletic Australia non usa le audizioni e l’ASADA si interessa solo di questioni collegate.Ho fatto di nuovo appello all’ASADA di fornire ulteriori informazioni e per individuare un modo per rivalutare quello che appariva come una sanzione ingiusta. Tra luglio e novembre 2013, non ho ricevuto alcuna comunicazione dall’ASADA, se non che mi è stato notificato un documento in cui siccome avevo rinunciato al mio diritto di portare il mio caso al CAS, ora sarei stato soggetto alla sanzione decisa dall’ASADA. La comunicazione è stata scarsa, per non dire altro… 

A causa di una zona veramente grigia del codice della WADA, sono stato sanzionato per sostanze che non ho intenzionalmente o coscientemente ingerito, alla base (come l’ASADA suggerisce) di una “possibile violazione delle regole anti-doping“. Ovvero, l’uso involontario di una sostanza non presente nella liste anti-doping, sulla quale non esistono nemmeno informazioni su possibili problemi nel suo utilizzo!

Non ho letto male l’etichetta. 

Non ho importato compresse illegali con la mia carta di credito. 

Non ero ignorante del codice della WADA.

Ero consapevole del principio di responsabilità oggettiva e ho fatto in modo di usare le numerose risorse disponibili per garantire che tutto quello che ingerissi fosse lecito. 

Eppure sto ricevendo una sanzione di due anni sulla base di “un possibile problema”. 

Faccio davvero fatica a comprendere questa giustificazione.

Matt Davies.

 

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