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Ciclismo: i sogni di Dalia Muccioli, compaesana del Pirata

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Il 23 giugno scorso, il sorriso di Dalia Muccioli illuminava la Valcuvia dopo l’entusiasmante vittoria al campionato nazionale élite: classe 1993, con quel successo la romagnola di Cesenatico ha confermato di essere uno dei talenti più importanti del floridissimo pedale rosa. In forza al team BePink, che da quest’anno ha assunto l’importante sponsorizzazione del marchio Astana, Dalia guarda con grande soddisfazione al 2013 e con altrettanto grande ottimismo alla nuova stagione, come traspare da questa intervista, nella quale racconta anche i suoi sogni e le sue speranze sia come atleta, sia come donna.

Dalia, partiamo da lì, dal 23 giugno, giorno del campionato nazionale: cosa ti ricordi di quella giornata?

“Sicuramente si tratta del momento d’oro di una stagione, la mia seconda in BePink, davvero importante. Difficile da descrivere a parole il mix di adrenalina ed emozioni: forse solo “spettacolo” può essere il termine giusto per far capire cosa ha significato per me quel giorno, chiuso con la conquista del traguardo più importante della mia carriera al termine di una corsa tutta all’attacco”.

Dopo quel successo, hai partecipato anche al Giro Rosa e alla Route de France: come valuti queste esperienze?

Essere al via della corsa rosa con la maglia tricolore è assolutamente speciale: una gara a tappe emozionante, penso la più bella tra quelle che ho disputato sinora, sicuramente per il fatto che fosse, appunto, il Giro d’Italia, del mio paese. Ho partecipato anche alla Route de France, nove giorni di corsa in terra di Francia, dove ho trovato percorsi poco duri, soprattutto se paragonati all’edizione precedente: comunque, entrambe rappresentano due pilastri per il movimento femminile, perché è raro poter disputare corse a tappe“. 

In generale, se dovessi dare un voto al tuo 2013 quale sceglieresti?

Penso un 8. Nel mese di giugno ero in forma, mi sentivo davvero molto bene, infatti in quel periodo ho ottenuto i risultati migliori; ricorderò sempre, ad esempio, il Giro del Trentino. La BePink vinse la cronosquadre, mettendo in fila team ben più blasonati, e io fui la prima a tagliare il traguardo, potendo indossare la maglia di leader. E poi, oltre al Campionato Nazionale, ci terrei a ricordare il Campionato Europeo vinto da Susanna Zorzi. L’unico rimpianto, invece, può essere legato a non aver corso da titolare ai Mondiali di Firenze”.

Adesso, però, è ora di guardare avanti: come ti sembra il nuovo progetto Astana-BePink?

“Il nuovo progetto Astana-BePink mi pare davvero interessante, sia per il movimento del ciclismo femminile in generale, sia per la nostra squadra. Sarà senza dubbio un onore, per tutti noi, incominciare una nuova avventura al fianco di Astana che ha un’esperienza così prestigiosa nel settore”.

Quali sono i tuoi programmi stagionali e, in modo particolare, le corse a cui punti maggiormente?

Come nel 2013, inizierò quest’annata in America Centrale, prima in Costa Rica e poi in El Salvador, dove corsi anche l’anno scorso portando a casa un’esperienza molto intensa. Per ovvie ragioni, però, sono due i veri obiettivi che mi pongo: anzitutto, difendere con le unghie e con i denti la maglia tricolore al campionato nazionale; subito dopo, il Giro Rosa, una corsa alla quale sia io sia la mia squadra teniamo tantissimo”.

Cosa significa poter indossare quella maglia tricolore?

Indossare quella maglia tricolore è un’emozione grandissima che mi permette di vivere momenti indimenticabili. Ricordo ancora il primo giorno al Giro Rosa, con tanti appassionati che mi chiedevano foto e autografi, oltre a farmi costantemente i complimenti. Che dire, qualcosa di unico“.

Tu sei di Cesenatico, e la domanda è d’obbligo: anche se eri molto piccola, quali sono i tuoi ricordi di Marco Pantani?

Sì, ho l’onore di essere compaesana del grande Pirata. Mi ricordo ancora, nonostante fossi una bambina, i festeggiamenti in piazza, assieme ai miei genitori, per la sua straordinaria impresa al Tour de France 1998. Marco Pantani è stato, è e rimarrà sempre nei nostri cuori!

Quando era una bambina, che cosa sognava Dalia Muccioli? E adesso, invece?

Il mio sogno dell’infanzia era quello di diventare maestra d’asilo, forse perché già allora adoravo i bambini. Penso che siano meravigliosi, deliziosi, fantastici. Così ora sogno di poter diventare mamma un giorno, ma prima magari vorrei cogliere qualche altra soddisfazione in ambito sportivo: ad esempio, partecipare alle Olimpiadi, una delle esperienze che reputo maggiormente gratificanti per ogni atleta. Nel cassetto, però, c’è anche qualcos’altro: vincere il Giro Rosa!” 

foto Flaviano Ossola

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