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Cinque Cerchi di Neve: Enrico Fabris re di Torino (con video)
Passion lives here. Erano i Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006, il momento, come abbiamo avuto modo di ricordare in un altro articolo, in cui l’Italia intera allargava la sguardo, rendendosi conto di come non esista solo il calcio, ma che siamo anche un popolo di sci e di slitte, di montagne e di ghiaccio. E di pattini.
Già, i pattini. Quanti possono dire, durante la loro adolescenza, di non aver mai indossato un paio di roller o di non essere mai stati al palaghiaccio della propria città in inverno? C’è chi, però, dei pattini ne ha fatto il proprio lavoro. Anzi, la propria passione, la propria ragione di vita; ed è stato consegnato all’altare della storia grazie a questi strumenti. Enrico Fabris, per esempio: il simbolo di Torino 2006, il campione che tutti impararono a conoscere e ad amare nel giro di pochissimi giorni. Perché prima, come tutti gli atleti-pur vincenti-delle “discipline minori”, era un signor nessuno, uno che forse si guadagnava poche righe sui quotidiani sportivi e che nessuno fermava per strada, o disturbava per un’intervista o un autografo.
Le Olimpiadi sono magiche anche per questo. Enrico è originario di Roana, sull’Altopiano dei Sette Comuni: quella zona alpina del Veneto, incredibilmente fredda, dove non sono ancora svanite le tradizioni cimbre. Ha 24 anni quando si presenta a Torino e ha già collezionato una bella serie di titoli nazionali e successi nelle principali competizioni. I suoi GIochi d’Inverno sono una lunga marcia trionfale: 11 febbraio, 5000 metri, medaglia di bronzo dietro allo statunitense Chad Hedrick e all’olandese Sven Kramer, qualcosa di più di un mito di questa disciplina. 15-16 febbraio, il capolavoro della squadra: di Enrico, del giovanissimo trentino Matteo Anesi, del valtellinese Stefano Donagrandi e del veterano piacentino Ippolito Sanfratello, un passato da dominatore nel pattinaggio a rotelle. L’Oval Lingotto è sempre più la casa degli azzurri e la casa di Enrico, il pubblico sa però che questo grande campione ha ancora una cartuccia da sparare; e centrerà il bersaglio, perché la magia lo ha preso con sé e lo sta portando nella leggenda.
21 febbraio, 1500 metri: nella sua serie, Fabris è opposto a Simon Kuipers, uno dei rivali più pericolosi. Ad ogni modo, il pattinatore venuto dall’Altopiano si gestisce con un’intelligenza notevole, si scatena nell’ultimo giro, ferma il cronometro sull’1:45.97, mentre l’olandese paga 61/100; mancano altre batterie, ma la sensazione di medaglia è evidente. ShanI Davis e Chad Hedrick, punte americane, si avvicineranno notevolmente, ma perderanno proprio nell’ultimo giro, là dove Fabris ha trasformato il pattinaggio in arte, ha portato fuori una velocità folle, ha inseguito con le ultime stille di energia il sogno più bello. Sei oro, Enrico. Sei l’oro di Torino, l’oro dell’Italia.
Ecco il video dell’oro nei 1500 metri:
foto tratta da olimpiadi.blogosfere.it
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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com