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‘Il Grande Match’: Stallone e De Niro, cuore e autoironia (recensione)
Una pellicola metafora della vita stessa degli attori che la interpretano. Un messaggio emblematico di come troppo spesso, nell’ultimo ciclo dell’esistenza, corpo e volontà non vadano tanto d’accordo, il primo logorato dal tempo a poco a poco, giorno per giorno come Prometeo, la seconda ancora viva, intatta come quella dei giorni migliori.
Sylvester Stallone e Robert De Niro hanno preso parte al film “Il Grande Match” con la consapevolezza di un passato, quello dei mitici Rocky Balboa e Toro Scatenato, che non potrà più tornare. Lo hanno fatto con ironia, ma soprattutto con tanto cuore. Un dialogo tra Henry “Razor” Sharp (Stallone) e la bella Sally Rore (l’intramontabile Kim Basinger, che a 60 anni sembra davvero aver fermato il tempo) riassume in poche battute il significato del film: “Per quanto possiate allenarvi, non raggiungerete mai il vostro massimo“, dice lei. Riflessiva la risposta di Sharp-Stallone: “E’ il massimo che possiamo fare in questo momento“.
Il film si sviluppa su due binari paralleli, ognuno dei quali mostra il percorso di avvicinamento dei due pugili alla grande sfida. Un match atteso per trent’anni da due rivali acerrimi nemici e divisi anche dall’amore per una stessa donna, tra i quali, dopo una vittoria a testa nei confronti diretti, non si era mai disputata l’agognata ‘bella’.
Per quanto riguarda Stallone, sono tante le analogie (volute) tra ‘Razor’ Sharp e Rocky Balboa. Dall’allenatore molto anziano ‘Lightning’ Conlon, burbero come l’indimenticabile ‘Mickey’ recitato da Burgess Meredith nella saga dello Stallone Italiano, alla mitica bevanda a base di uova appena sgusciate, fino al problema della retina di un occhio. Vagamente, inoltre, Sally Rose può ricordare di sfuggita la figura di Adriana (Talia Shire).
De Niro (Billy ‘The Kid’ McDonnen), nella parte di un eterno Peter Pan che fugge a qualsiasi responsabilità, ritrova invece improvvisamente una famiglia (figlio e nipote) e scopre dei valori di cui ignorava l’esistenza, tra battute e gag esilaranti che rendono godibile la trama.
Certo, il fisico delle due star hollywoodiane non è più quello di un tempo, anche se il 67enne Stallone mostra ancora una forma invidiabile ed una tonicità che fanno invidia a molti trentenni. D’altronde ‘Sly’ è in piena attività lavorativa: in estate uscirà la terza parte della saga de ‘I Mercenari’, senza dimenticare che in cantiere vi sono anche nuovi sequel di Rocky (dal titolo ‘Creed’) e Rambo. La ‘pancetta’, invece, caratterizza il 70enne De Niro, il quale nel corso degli anni ha decisamente cambiato genere rispetto al collega.
Chi ha vinto, dunque, il ‘Grande Match’? Non ve lo diciamo per non rovinare la sorpresa di chi ancora non ha visto il film. Possiamo dirvi che, di certo, il finale non è quello che tutti si sarebbero aspettati…
Infine, in coda al film, vi attenderà una sorpresa ancora maggiore…
Insomma, una pellicola da apprezzare per ciò che è, senza attacchi di nostalgia o confronti con un passato sepolto. Conta il presente e ‘il massimo che possiamo fare adesso‘.
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federico.militello@olimpiazzurra.com