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Editoriali

‘Italia, come stai?’: Hofer unico squarcio di luce tra le nubi

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Il fine settimana di sport invernali appena concluso ci ha lasciato molti più dubbi che certezze. Il tempo scorre inesorabile e, a 18 giorni dalle Olimpiadi di Sochi 2014, appare ormai altamente probabile che l’Italia si presenterà in Russia con numerosi punti interrogativi, confidando magari in un pizzico di buona sorte e nella consueta tradizione italica che ci vede ben figurare quando partiamo a fari spenti o quasi.

Partiamo dall’unica nota davvero lieta degli ultimi giorni. Lukas Hofer ha colto ad Anterselva il primo successo in carriera nella Coppa del Mondo di biathlon, tornando finalmente a sfoderare un passo sugli sci che nulla ha da invidiare ai primi della classe. L’efficienza al poligono risulta notevolmente accresciuta rispetto al passato, anche se difetta ancora della continuità necessaria per diventare un grandissimo (come dimostrano i  tanti errori nell’inseguimento). La forma, tuttavia, è arrivata proprio nel momento giusto, senza dimenticare che Hofer vanta un rapporto speciale con la Russia (nel 2011 vinse un bronzo ai Mondiali di Khanty-Mansiysk nella mass start) e non nasconde di apprezzare molto l’esigente ed impegnativa pista che assegnerà le medaglie a cinque cerchi. Ad inizio stagione il 24enne altoatesino si era posto due obiettivi: “Voglio vincere per la prima volta in Coppa del Mondo e poi portare a casa una medaglia olimpica“. E’ a metà del guado, sospeso tra sogno e realtà, tra storia e leggenda.

Nella giornata di ieri è arrivata una pesantissima strigliata da parte del direttore tecnico Ravetto alla nazionale di sci alpino (clicca qui per scoprire un attacco durissimo). In effetti, allo stato attuale, l’Italia rischia addirittura lo ‘zero’ alla voce medaglie in una delle discipline da cui dipendiamo maggiormente in proiezione olimpica. E’ evidente, dunque, che lo sci alpino fallisce, rischia di affondare l’Italia intera.
Preoccupa l’involuzione dei velocisti che avevano dominato la passata stagione ed iniziato altrettanto bene l’annata in corso. Poi si è spenta la luce. Dopo l’infortunio in Val Gardena, la punta di diamante Dominik Paris ha perso brio e la forma migliore sembra molto distante, forse troppo con le Olimpiadi così vicine; Christof Innerhofer, davvero convincente solo a Bormio, patisce come di consueto i piani, dove accusa distacchi poi incolmabili; Werner Heel, dopo un avvio che aveva lasciato ben sperare, ha visto riaffiorare i fantasmi della crisi tecnica che lo aveva attanagliato per due stagioni. L’unico a mantenere un rendimento costante è Peter Fill, forse la nostra carta migliore ai Giochi sia per la discesa libera sia per il superG.
All’inizio della stagione 2012/2013 Theolier annunciava: “L’Italia è la miglior squadra in slalom, nessuno scia come noi“. Dichiarazioni forti quelle dell’allenatore francese, derivanti da un’annata precedente che aveva visto gli azzurri entusiasmare. Di quel ‘Dream Team’ annunciato restano ora solo le ombre. A mantenere alto l’onore ci pensano due veterani come Patrick Thaler (36 anni a marzo) e Manfred Moelgg (31), costantemente a livello dei migliori ed in grado di prodursi sporadicamente in un acuto da podio. Lampante, invece, l’involuzione dei vari Gross, Deville e, soprattutto Razzoli, campione olimpico che, risultati alla mano (secondo i criteri Fisi, non ha raggiunto la qualificazione, anche se restano gli slalom di Kitzbuehel e Schladming), non potrà difendere il titolo conquistato quattro anni fa.
Le cose non vanno meglio nel settore femminile, dove gli illusori risultati iniziali hanno lasciato spazio ad un anonimato poco promettente.
In generale, comunque, ci sentiamo di condividere il pensiero di Ravetto, con un approccio a volte troppo timoroso da parte degli azzurri. A Sochi sarà il momento della verità: serve carattere.

Infine altre nubi si addensano sull’Italia nell’imminenza delle Olimpiadi. Armin Zoeggeler ed Arianna Fontana rappresentano due delle nostre carte migliori in Russia. Eppure entrambi non hanno brillato nel fine settimana, non come ci si sarebbe aspettati. 
Il Cannibale è tornato a fare i conti con problemi di materiali preoccupanti, soprattutto perché a Sochi farà caldo (clicca qui per il meteo) e dunque le condizioni saranno le peggiori possibili per le nostre slitte. Inoltre, tralasciando l’inarrivabile Loch, anche il resto della squadra tedesca è tornato a ruggire, mentre chi davvero fa paura in proiezione olimpica è il russo Albert Demchenko, il quale ha affinato l’intera preparazione in ottica Sochi. L’Italia, inoltre, registra i passi indietro di Dominik Fischnaller, dopo un avvio da primo della classe. Insomma, tanti elementi per dire che, anche nel singolo maschile, la medaglia sarà tutt’altro che scontata per il Bel Paese, mentre per quanto riguarda il team-event, purtroppo, ci sentiamo di escluderla, salvo sorprese, per tre motivi: la partenza degli uomini viene abbassata a quella delle donne, dunque per Zoeggeler esistono margini minori per fare la differenza; Sandra Gasparini paga un dazio troppo grande da nazioni come Germania, Canada e Russia nel singolo femminile; il doppio, sia che vengano schierati Oberstolz-Gruber sia Rieder-Rastner, non è in grado di fare la differenza.

Per quanto riguarda Arianna Fontana, invece, la 23enne valtellinese aveva annunciato sin dalla vigilia degli Europei che la condizione non era ottimale, in quanto la preparazione interamente finalizzata a Sochi. Sono arrivati comunque un oro nei 500 metri ed un bronzo nell’all-round. Negli ultimi sette anni, Arianna ha vinto ben cinque edizioni della rassegna continentale. Non vi è riuscita solo per due volte, in entrambi i casi a Dresda, città della Germania che evidentemente non porta bene all’azzurra. In generale, tutta la squadra è apparsa poco brillante, a cominciare da Martina Valcepina. Anche in questo caso, affidiamoci alla speranza.

-18 giorni, cielo plumbeo su Sochi: riusciremo a vedere il sole?

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