Rugby
Sei Nazioni, gli avanti azzurri per ritornare grandi
Novembre è stato un mese difficile anche per loro, solitamente abituati ad elogi e ad essere costantemente la stella polare per l’Italrugby negli ultimi anni. Il periodo di crisi che ha investito la Banda Brunel non ha risparmiato il reparto degli avanti, fino al termine del Sei Nazioni 2013 pressoché inaffondabile e su cui ora gravano alcune importanti incognite, sebbene il peggio sembra sia stato messo alle spalle. Un ritorno al passato, tra pochi giorni, sarebbe quanto mai fondamentale per dare l’abbrivio giusto al torneo azzurro.
Ritornare grandi – I problemi azzurri, di fatto, sono cominciati con l’avvento delle nuove regole della mischia, su cui lo staff tecnico della Nazionale (ma anche quello di Benetton Treviso e Zebre) si è fatto trovare colpevolmente impreparato, con la conseguente privazione di una delle armi più efficaci di conquista per l’Italia. Inoltre, il depotenziamento dell’impatto in mischia ha portato ad un maggiore sforzo in questa fase di gioco da parte dei primi cinque uomini, quindi meno performanti in giro per il campo. Un’altra mancanza (e siamo a due) fatale per il gioco azzurro, punito inevitabilmente oltremodo nel primo test di novembre dall’Australia, che ha avuto il merito di esporre definitivamente alla luce del sole i problemi di un reparto a tratti irriconoscibile. La reazione azzurra, però, non si è fatta attendere e i miglioramenti sono apparsi evidenti sotto ogni aspetto già dal match contro l’Argentina, trovando poi continuità anche tra le due franchigie celtiche, con un Benetton Treviso particolarmente convincente nelle ultime uscite, a sottolineare la ritrovata stabilità ed autorità. Discorso a parte, invece, merita la touche, apprezzata nello scorso torneo continentale come efficace fase di conquista ma in cui è emersa una palese discontinuità nel corso dei test autunnali, senza che Brunel potesse riuscire a mettere una pezza in modo convincente. Non sarà facile, ma ritrovare a pieno regime – insieme alla mischia e all’aggressività nel breakdown – anche la rimessa laterale rappresenterebbe un viatico importante per il percorso dell’Italrugby nel Sei Nazioni forse più duro e complicato della gestione Brunel. E il torneo continentale offre subito la prova del 9, contro una delle mischie e uno dei reparti avanzati più forti e solidi in circolazione, ovvero il Galles di gente come Adam Jones, Alun Wyn Jones e Sam Warburton; riuscire quanto meno a scalfire le sicurezze dei Dragoni nella loro tana certificherebbe il ritorno a grandi livelli del nostro pacchetto avanzato.
Gli interpreti – De Marchi e Rizzo a sinistra, Castrogiovanni e Cittadini a destra. Eccezion fatta per Lo Cicero, è la stessa batteria di piloni di un anno fa, su cui naturalmente non si può che fare completo affidamento. Uno come Aguero probabilmente avrebbe meritato una chance per quanto di buono ha dimostrato, ma Brunel ha preferito puntare sui suoi ormai quattro fedelissimi. Tra una delle coppie di piloni, agirà il solito Leonardo Ghiraldini, indispensabile per l’economia del gioco di Brunel con Davide Giazzon a farlo rifiatare; il veneziano continua a non convincere pienamente la platea di appassionati, ma il ct francese continua a vederlo come l’ideale vice-Ghiraldini. Come per la prima, anche per la seconda linea ha optato per quattro assolute certezze dopo l’infortunio occorso a Fuser. Marco Bortolami, ad un passo dal caps n°100, dovrà dimostrare di essere ancora in grado di fare la differenza in touche; da Quintin Geldenhuys ci si attende la solita immensa quantità di lavoro sporco capace di offrire. Punta a riprendersi subito la maglia da titolare Francesco Minto, troppo importante per questa squadra per aggressività e cattiveria agonistica, mentre Antonio Pavanello tenterà di farsi spazio con la sua solidità. Il reparto più interessante, ça va sans dire, è la terza linea, fiore all’occhiello della Nazionale seppur menomato a causa dell’assenza del terrier Simone Favaro. A guidare le fila sarà come sempre Iron Man, Alessandro Zanni, una garanzia così come capitan Sergio Parisse, apparso in buona forma nelle ultime uscite con il suo Stade Français. Il grande punto interrogativo è rappresentato da chi dovrà affiancare questi due mostri sacri, con Robert Barbieri, Joshua Furno e Mauro Bergamasco a giocarsi il posto, mentre Paul Derbyshire appare più defilato a causa di qualche acciacco fisico di troppo.
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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com