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Sci Alpino

Sochi 2014: il dilemma delle quote dello sci alpino, quale soluzione?

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A meno di un mese dall’inizio dei Giochi Olimpici invernali di Soči 2014, una delle tematiche più discusse è certamente quella delle quote dello sci alpino, vale a dire quanti atleti ogni nazione potrà schierare in totale in questa disciplina.

Ricordiamo innanzi tutto il regolamento: come nelle passate edizioni, il massimo contingente disponibile per una singola nazione sarà di ventidue atleti, mentre il totale degli iscritti, tra uomini è donne, è stato addirittura aumentato in extremis da 320 a 350. Fin qui nulla di strano, ma ciò che cambia e che sta suscitando polemiche è il metodo utilizzato per distribuire i posti a disposizione. Mentre in precedenza le grandi nazioni dello sci riuscivano senza problema a raggiungere la quota massima di ventidue, con il regolamento attuale non sarebbe concesso a nessun Paese un contingente così ampio: l’Austria, la squadra che vi si avvicina di più, ha al momento venti posti a disposizione. Seguono la Svizzera e gli Stati Uniti (18), la Francia (15), la Norvegia (13) ed il trittico formato da Canada, Germania e Italia, con dodici posti a testa.

Questi posti vengono assegnati secondo due criteri principali, attorno ai quali è stata fatta anche molta confusione. Secondo il primo criterio, a seconda dei piazzamenti degli atleti nelle liste FIS, ai Paesi possono essere assegnati un massimo di cinque posti al maschile e cinque al femminile: per quelle nazioni che hanno almeno uno sciatore ed una sciatrice nei primi trenta del mondo in più di una disciplina, oppure due sciatori diversi sempre nella top 30, è prevista proprio la quota massima di dieci posti (divisi equamente per sesso). I Paesi che rispecchiano questo criterio sono gli otto citati in precedenza, ai quali si aggiungono la Slovenia e la Svezia, per un totale di dieci nazioni, le quali possono essere considerate le “grandi” dello sci alpino. Tutti gli altri Paesi hanno quote inferiori ai dieci posti, a partire dai nove di Finlandia, Slovacchia e Russia, che però beneficia del fatto di essere Paese ospitante.

Stando alle classifiche attuali, al di fuori dei criteri base restano 42 posti da assegnare, visto che ben 308 sarebbero occupati con le quote assegnate grazie alle classifiche FIS. A questo punto entra in ballo il secondo criterio, quello tanto discusso, che prevede la necessità da parte degli atleti di far parte dei migliori 500 in almeno tre discipline su cinque, inclusa quindi la supercombinata. I Paesi eleggibili, in questo caso, sono quelli che hanno già riempito la quota iniziale di dieci, quindi gli stessi che abbiamo citato in precedenza: Austria, Svizzera, Stati Uniti, Francia, Norvegia, Canada, Germania, Italia, Slovenia e Svezia.

Perché quindi l’Italia ha solo dodici atleti a disposizione? La risposta sta nel fatto che solamente Sofia Goggia e Matteo Marsaglia riescono a garantire un punteggio abbastanza importante in almeno tre discipline, di conseguenza i posti aggiunti all’iniziale quota di dieci sono solamente due. Altri Paesi, invece, pur avendo meno sciatori in Coppa del Mondo, riescono ad avere più posti grazie al maggior numero di polivalenti: la Norvegia, ad esempio, ottiene tre quote supplementari grazie ad Aksel Lund Svindal, Ragnhild Mowinckel e Lotte Smiseth Sejersted.

Come potrete notare, il regolamento degli atleti ben piazzati in tre discipline non favorisce affatto le piccole nazioni, ma anzi sono quasi sempre sciatori di Coppa del Mondo a garantire le quote supplementari. Per fare un ulteriore esempio, i due posti supplementari della Germania sono garantiti da Maria Höfl-Riesch e Viktoria Rebensburg: chi ha il coraggio di additarle come sciatrici mediocri?

Tutti i Paesi cercheranno ora di aggiudicarsi qualche posto in più facendo partecipare i propri atleti in più discipline, fino alla data termine del 20 gennaio. Il problema è che in questo modo i grandi Paesi si sottrarranno posti a vicenda. Se l’Italia guadagnerà una quota grazie alle supercombinate alle quali dovrebbe partecipare Federica Brignone, quindi, non sarà – al contrario di quello che è stato detto – a danno dell’Argentina, ma di una delle altre nove grandi nazioni dello sci.

Il vero problema sta quindi nella prima parte del regolamento, non nella seconda, che forse è stata additata come responsabile perché più complessa, quando in realtà è quella che premia i migliori. Il vero scandalo sta nelle quote troppo elevate attribuite a nazioni che vantano sciatori nelle zone medie delle liste FIS, attraverso il primo criterio: è il caso – questa volta sì – dell’Argentina, che si guadagna sette posti (tre tra gli uomini e quattro tra le donne) grazie a sciatori come Rodrigo Murtagh, atleta che non ha neanche mai vinto una gara di South American Cup. E questo, lo ribadiamo ancora, grazie al primo criterio, non al secondo!

Come fare allora per aumentare le quote a disposizione dei grandi Paesi?

La possibilità più intuitiva, ma non per forza la migliore, è quella di schierare gli atleti in più discipline. In questo caso, come abbiamo già detto, sarebbe una lotta tra grandi Paesi che si si toglierebbero quote a vicenda.

In seconda battuta, c’è la speranza che da qui al 20 gennaio qualche sciatore delle nazioni medio-piccole esca dai migliori 100 o dai migliori 500 del mondo, facendo così perdere una quota al proprio Paese e mettendone una in più a disposizione dei top 10.

La terza possibilità è che molti Paesi rinuncino alle proprie quote, non avendo atleti a disposizione: il Liechtenstein, tanto per fare un esempio, ha cinque posti a disposizione tra le donne (il massimo) grazie ai risultati di Tina Weirather, ma potrebbe decidere di schierare solamente la stessa Tina affiancata dalla slalomista Marina Nigg, rinunciando così a tre posti. In tal caso, la FIS ha affermato che i posti verranno riassegnati solo se le iscrizioni scenderanno sotto i 320 nomi, ma su pressione dei grandi Paesi si potrebbe procedere ad una riallocazione anche in caso contrario. I Paesi che rinunceranno, però, dovranno farlo entro il 22 gennaio, perché la riassegnazione dei posti è prevista tra il 23 ed il 24 del mese corrente.

Infine, sempre i grandi Paesi, capeggiati dall’Austria, potrebbero fare pressione per avere delle quote supplementari nello sci alpino nel caso in cui non vengano riempiti i contingenti degli stessi Paesi in altri sport facenti capo alla FIS.

Tiriamo ora le somme: il regolamento FIS è certamente sbagliato perché non garantisce la partecipazione a tutti i migliori sciatori del mondo, e non assegna abbastanza posti alle nazioni più importanti. Le critiche, quindi, è giusto che vi siano, ma vanno mosse nella giusta direzione. Additare la manovra della FIS come politica è giusto solo parzialmente, mentre si avvicina ad ampi passi lo spettro dell’incompetenza: già da tempo, infatti, è garantita la possibilità a tutti i Paesi di partecipare con un uomo ed una donna alle gare di slalom e gigante. Ad esserne avvantaggiati, quindi, non sono i piccoli Paesi, bensì le nazionali di medio livello (Slovacchia, Argentina, Gran Bretagna…) oppure quei piccoli Paesi che hanno uno sciatore di alto livello (come la Croazia di Ivica Kostelić ed il già citato Liechtenstein). Un vantaggio che, in realtà, potrebbe non essere tale, visto che alcune nazioni avranno difficoltà a trovare gli atleti per riempire i contingenti a loro disposizione.

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giulio.chinappi@olimpiazzurra.com

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