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Rugby

Italrugby: i pro e i contro della sfida con la Francia

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Ha lottato l’Italrugby, ha tirato fuori i denti come al Millennium Stadium ma, nel momento in cui bisognava serrare ulteriormente le fila, gli azzurri si sono sciolti come neve al sole e con un quarto d’ora da incubo hanno regalato il match alla Francia, fino ad inizio ripresa combattuto ed equilibrato anche nel punteggio. Il clamoroso blackout, in ogni caso, non può mascherare anche le buone indicazioni ottenute da Jacques Brunel, che può guardare comunque con un cauto ottimismo alla sfida contro la Scozia.

COSA HA FUNZIONATO

Il primo tempo: ça va sans dire. Un’Italia praticamente sugli stessi livelli di Cardiff per concentrazione, intensità, presenza nel breakdown e organizzazione difensiva, perfetta soprattutto sulle manovre multi-fase transalpine, dove gli azzurri si sono fatti trovare pronti ad ogni cambio di ritmo e su tutti i pericolosi ball carrier bleus. I galletti sono apparsi disorientati palla in mano e la grande qualità a disposizione di Fofana&co. non ha pagato di fronte alla compattezza e alla solidità della Banda Brunel.

Fasi statiche: sei ingaggi su sei vinti su propria introduzione, due vinti (su tre) su introduzione francese, compresa una splendida arata a 5 metri dalla linea di meta azzurra. Ci sono ancora dei dettagli da sistemare, ma la mischia italiana è senza dubbio tornata a fare la voce grossa in campo internazionale. Per ulteriori informazioni, chiedere a Domingo e Mas, non gli ultimi arrivati ma in evidente difficoltà contro Castrogiovanni, De Marchi e delle seconde linee efficaci nel sostenere i piloni. Proprio da Furno, inoltre, ci si attendeva una risposta importante in touche, puntualmente arrivata con cinque rimesse laterali portate a terra, non facendo rimpiangere il maestro Bortolami.

Dinamismo in mezzo al campo: le scelte di Brunel erano tese ad avere maggiore dinamicità nel gioco aperto e le novità del ct francese tra gli avanti non hanno deluso.. De Marchi ha dimostrato una volta di più di avere nelle corde un elevato work rate in giro per il campo (oltre ad una buona tenuta in mischia), evidenziato in particolare dai 46 metri fatti, dai due break creati nella difesa francese e dagli otto placcaggi effettuati, elementi fondamentali per competere alla pari con i galletti. Joshua Furno ha confermato i progressi mostrati nelle ultime uscite, diventando uno dei pericoli maggiori per i francesi con le sue corse e la sua ottima tecnica individuale, oltre agli 11 placcaggi effettuati (miglior azzurro) e ad una presenza fissa nei punti d’incontro. Meno performante di Furno, ma non meno abrasivo e fastidioso, Francesco Minto.

 

COSA NON HA FUNZIONATO 

Tenuta mentale: dallo spogliatoio, l’Italia è uscita di fatto soltanto al 52′, dopo la terza meta subita, nonostante i galletti non abbiano alzato il ritmo in maniera sostanziale. Probabilmente la Linea Maginot italiana avrebbe ceduto ugualmente con il passare dei minuti, ma un simile schianto non era certo preventivabile e ha riportato l’Italrugby indietro di qualche anno. Dodici minuti in cui l’equilibrio azzurro si è letteralmente frantumato e la concentrazione generale ha subito un inatteso crollo verticale, evidenziato soprattutto in occasione delle marcature di Fofana e Bonneval. Per raggiungere vette ancora inesplorate dall’Italrugby, blackout di questo genere non potranno essere più tollerati.

Qualità offensiva: la strada è lunga e i progressi, tra Cardiff e Parigi, sono stati pressoché nulli. Le azioni manovrate non danno mai l’impressione di intimorire le difese avversarie e solo le iniziative dei ball carrier creano break in cui, però, molto spesso mancano i sostegni, per poi concludere con i più classici turnover per tenuti a terra. Il gioco al largo è ancora un mito da sfatare, in particolare per la mancanza di timing nei movimenti dei trequarti e per la poca velocità con cui l’ovale viene fatto uscire dalla mediana; Gori e Allan rappresentano il futuro nella zona nevralgica del campo, ma non possono che continuare a lavorare duramente per aumentare il tasso di pericolosità.

I piazzatori: come primo centro, la scelta è ricaduta su Gonzalo Garcia non solo per le sue qualità difensive, ma anche per togliere pressione ad Allan su calci piazzati dalla lunga distanza. Mai obiettivo fu così mancato, a causa della negativa giornata dalla piazzola per il rosso trequarti delle Zebre, autore di un pesante 0/2 dalla lunga distanza che non ha fatto altro che aumentare la tensione intorno al giovane mediano d’apertura azzurro. Naturalmente, gli errori di Garcia non possono diventare un alibi per il grave errore dell’italo-scozzese al 32′, segno tangibile della poca attitudine del numero 10 azzurro a calciare con questa continuità e con buone percentuali. Eppure, la bontà del gesto tecnico è indiscutibile e con un allenamento specifico – almeno in Nazionale – la sua media migliorerebbe sensibilmente.

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

2 Commenti

1 Commento

  1. Luca46

    11 Febbraio 2014 at 15:48

    Parliamoci chiaro a parte la Scozia sono tutte fuori portata. Quello che non va è il passivo. Col Galles bene ma non riusciamo a dare continuità. Un passo falso ci sta per carità ma dobbiamo dimostrare nelle prossime di stare in partita almeno fino ai 60 70 minuti.

  2. Al

    11 Febbraio 2014 at 12:40

    D’accordo su tutto. A questo punto l’Italia ha perso le partite in cui sulla carta era chiaramente inferiore. Le restanti vanno vinte, purtroppo l’Irlanda si sta comportando meglio del previsto (vedi come ha messo sotto il Galles) ma resta alla nostra portata così come le Inghilterra e Scozia viste finora.

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