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Pattinaggio Artistico

Questo pattinaggio artistico non merita le Olimpiadi

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Lo Spirito Olimpico cerca di creare uno stile di vita basato sulla gioia dello sforzo, sul valore educativo del buon esempio e il rispetto universale dei principi etici fondamentali”.

Con queste parole, il barone Pierre de Coubertin, inventore dei Giochi Olimpici moderni, ha voluto riassumere il senso più profondo della competizione a cinque cerchi: un’essenza astratta, difficile da definire, ma che ogni sportivo ed ogni vero tifoso sente propria e che viene definita, appunto, come “Spirito Olimpico”. Ma lo Spirito Olimpico qualche volta viene tradito, e quello che si è verificato ieri sera nel programma libero femminile del pattinaggio artistico non può che essere visto come un alto tradimento ai danni delle Olimpiadi.

Da sempre, gli sport che implicano un giudizio umano suscitano polemiche e malcontenti, perché la valutazione soggettiva è per definizione qualcosa di opinabile. Quando si manca una vittoria o un podio per poco, tutti sono pronti ad appellarsi alle ingiustizie subite, recitando un po’ il ruolo della vittima: nell’Italia pallonara, abituata a discutere per una settimana su rigori dati o non dati, spesso la logica calcistica viene trasferita anche in altri sport, dando l’impressione che gli atleti azzurri siano sempre quelli che subiscono la malafede dei giudicanti.

Questa volta, però, quanto avvenuto valica i confini del tifo, delle nazioni e dell’opinione personale, fino a raggiungere la sfera dell’oggettività, dell’evidenza: nessuno, nel mondo, può pensare che l’esercizio, pur splendido, eseguito ieri sera dalla russa Adelina Sotnikova sia stato superiore a quello della campionessa uscente Yu-Na Kim. Nessuno, tranne i giudici della competizione olimpica.

Persino i tifosi russi, sempre pronti ad incoraggiare i propri atleti, hanno dedicato un’ovazione fragorosa alla sudcoreana, quasi ad inchinarsi alla superiorità di un’atleta indiscutibile, la miglior pattinatrice non di una giornata, ma della storia. E quel punteggio, apparso sul maxischermo del Palazzo del Ghiaccio di Soči e sui teleschermi di milioni di telespettatori in tutto il mondo, ha colto di sorpresa chiunque, suscitando reazioni prossime al ribrezzo, mentre nella stampa di tutto il mondo si è parlato senza timore di “scandalo”.

Qualcuno se l’è presa, ingiustamente, con la Sotnikova, che non ha fatto altro che eseguire nel miglior modo possibile il suo programma libero. L’atleta non ha nessuna responsabilità, le colpe si situano ben più in alto, nelle alte sfere della politica russa, ma anche in quelle della politica sportiva. Le altre competizioni del pattinaggio di figura ci avevano già regalato punteggi opinabili, ma ieri si è superato ogni limite, andando a sovvertire un verdetto che non avrebbe dovuto lasciare dubbi.

L’onestà è un lusso che i ricchi non possono permettersi“.

Sotto accusa devo andare un Paese ed uno sport. Il Paese è chiaramente la Russia, già indegna dei Giochi per tanti motivi, che ha dato ulteriore ragione a coloro che si opponevano alla candidatura di Soči per tanti motivi, dalla repressione delle minoranze etniche alle leggi omofobe, ragioni alle quali si aggiunge ora anche quella sportiva. Una Russia che Putin continua a martoriare, offrendo un’immagine negativa di una terra ed un popolo che invece avrebbero da offrire molto. Lo sport è purtroppo il pattinaggio di figura, che si è dimostrato forse troppo immaturo per essere in grado di reggere l’onere del rispetto dei valori olimpici, uno sport il cui sistema non ha retto al peso politico del Paese di casa.

Se il pattinaggio di figura, disciplina in sé spettacolare, vuole mantenere una propria dignità conforme a quella imposta dallo Spirito Olimpico, deve dare un segnale forte della propria volontà di cambiamento: la radiazione a vita dei giudici del libero di ieri sarebbe un ottimo inizio.

Nella situazione attuale, che senso ha continuare ad assegnare medaglie olimpiche nel pattinaggio di figura? Certo, la disciplina merita il grande palcoscenico olimpico, ma non le sue competizioni: a questo punto, sarebbe meglio utilizzarla semplicemente come forma di esibizione, senza voti della giuria e per il puro piacere del pubblico e degli atleti, i veri protagonisti dei Giochi. Questo, probabilmente, si auspicherebbe il barone De Coubertin, constatando le valutazioni sempre sproporzionate date agli atleti russi in quel di Soči. Al punto che ci viene spontaneo pensare che l’abbandono di Evgenij Pljuščenko si stata in realtà un’ancora di salvezza per questo bistrattato Spirito Olimpico.

Nel Giuramento olimpico, chiedo solo una cosa: la lealtà sportiva“.

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giulio.chinappi@olimpiazzurra.com

8 Commenti

1 Commento

  1. AlessandroGiuliani

    23 Febbraio 2014 at 10:21

  2. attle1

    21 Febbraio 2014 at 12:54

    Andrò fuori dal coro, ma di malefatte ne ho viste di ben peggiori. La cosa non giustificabile è il vantaggio finale della Sotnikova e la sopravvalutazione dei suoi componenti di programma

  3. pizzoumbro

    21 Febbraio 2014 at 10:26

    Una bellissima gara,completamente rovinata dai giudici.Bravi russi omofobi e anche ladri!!

  4. NunzioV

    21 Febbraio 2014 at 10:08

    La radiazione a vita per i giudici sembra esagerata ma una dura presa di posizione da parte del CIO dovrebbe esserci, così come accaduto ai Giochi Olimpici del 2000 dopo la vergognosa gara dei 20 km di marcia femminile.

  5. Luca46

    21 Febbraio 2014 at 00:34

    Purtroppo non è una novità. Ginnastica e pugilato spesso sono alle cronache olimpiche per i verdetti. Dispiace per tutti coloro che hanno visto ingiustamente sparire i propri sogni.

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