Sci Alpino

Sci alpino: azzurre a Sochi senza pressioni

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A volte, non partire con i favori del pronostico può solo fare bene, soprattutto in una gara dove la pressione, mediatica e non, raggiunge livelli esorbitanti: zero pressioni, testa libera, just trust, questo deve essere il mantra delle azzurre dello sci alpino che saranno impegnate a Sochi.

Il gruppo di Raimund Plancker si presenta all’appuntamento a cinque cerchi comunque dopo mesi più soddisfacenti di quelli vissuti nella passata stagione, quando si arrivò ai Mondiali di Schladming totalmente a fari spenti (appunto…) cogliendo un meraviglioso argento con Nadia Fanchini e rivelando al mondo tutto il talento di Sofia Goggia, oggi costretta a guardarsi le Olimpiadi da casa. E proprio Nadia Fanchini può essere una delle più limpide carte da lanciare nella mischia: molto importante l’uscita in crescendo dal weekend di Cortina, dove ha ritrovato le sensazioni perdute anche in supergigante, ma la camuna sarà senz’altro tra le protagoniste anche in gigante. E in gigante, si sa, l’Italia ha la fortuna di avere un’altra atleta di primissima fascia come Federica Brignone: quest’anno, per un motivo o per un altro, il podio è sempre mancato, eppure la milanese di Courmayeur ha costantemente dato l’impressione di essere vicina, vicinissima alle prime. La terza carta da medaglia si chiama Elena Fanchini: la più esperta delle sorelle bresciane sta vivendo una stagione di un profilo così alto come non si vedeva dagli albori della sua carriera, impreziosita dai due podi nordamericani. Nadia ed Elena-perché viaggiano in coppia e sciano spesso in splendida sintonia-hanno in realtà bisogno di un’unica cosa per poter prendersi quella soddisfazione che tanto meriterebbero: serenità. Tranquillità. Buttarsi giù senza pensare alle cadute e agli incidenti, ai dolori che ricordano un lungo calvario di operazioni. Se riusciranno ad essere pienamente libere sotto il profilo mentale, le big internazionali dovranno tremare.

Le altre azzurre appartengono alla categoria delle outsider. Daniela Merighetti ha nella sua faretra la freccia che può centrare il bersaglio grosso: la regolarità non è mai stata il suo forte, né quest’anno né in precedenza; eppure anche lei, quando trova le sensazioni giuste e le…linee giuste, resta tra le primissime. Sempre in velocità, Verena Stuffer può finalmente affrontare la prima Olimpiade della carriera con la convinzione di aver trovato maggiore aggressività e determinazione in gara: chissà, con determinate condizioni climatiche e un numero di partenza basso, la gardenese potrebbe ambire al colpaccio. Francesca Marsaglia in questa stagione si è riscoperta polivalente, anzi, facendo vedere le cose migliori in gigante, dove ha abbassato il pettorale gara dopo gara: la tecnica non è mai stato un problema per lei, lo è un po’ di più la scorrevolezza e da questo punto di vista bisognerà vedere le caratteristiche del pendio olimpico. Completano la squadra azzurra due veterane: Denise Karbon e Chiara Costazza. Per loro, probabilmente, gli ultimi Giochi della carriera, ma non vanno certo in Russia a fare presenza e basta, anzi. Nel gesto tecnico di Denise si intravede la purezza tipica delle grandi campionesse, una purezza forse non così premiata dagli attuali materiali del gigante; Chiara, invece, è lo slalom azzurro, come abbiamo avuto modo di dire in più di un’occasione, e anche se non partirà nelle prime 15, se scia come ha fatto nella seconda manche di Kransjska Gora o di Lienz, o in alcune sezioni di tutte le altre gare stagionali, niente e nessuno potrà portarle via un piazzamento molto prestigioso.

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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