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Sei Nazioni | Italia-Scozia, le pagelle: un Furno d’autore, la panchina non aiuta

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Un secondo tempo da dimenticare dell’Italia – e un drop di Weir allo scadere – regala ad un’altrettanto rivedibile ma indomita Scozia il successo per 20-21 nella terza giornata del Sei Nazioni, di fronte agli oltre 60000 dell’Olimpico, che ben altro risultato si aspettavano da parte di una Banda Brunel a tratti irriconoscibile. Le pagelle.

Luke McLean, 5,5: un discreto primo tempo, in cui comunque non fa valere del tutto le sue qualità. Nella ripresa è uno dei pochi a reggere, ma finisce per spegnersi come il resto della squadra. Dimostra, comunque, ancora una volta di essere una garanzia nel gioco tattico.

Angelo Esposito, 5,5: come per i suoi compagni di squadra, anche per l’ala campana il giudizio è chiaramente distinto in due tronconi: primo tempo di ottima presenza e di buona personalità, ma secondo tempo fin troppo anonimo, in cui non si fa mai vedere.

Michele Campagnaro, 6: in fase offensiva non riesce a mettersi in moto, anche per la scarsa qualità con cui i palloni arrivano dalle sue parti. Il giovane talento azzurro, però, è come sempre un fattore soprattutto quando c’è da chiudere la porta agli avversari, come dimostrano i dieci placcaggi effettuati. Cala con il passare dei minuti.

Gonzalo Garcia, 6: tocca molti più palloni rispetto a Campagnaro, ma senza fare troppa strada tra le maglie scozzesi. Cerca esclusivamente il contatto, preoccupandosi poco di andare oltre e creare break per gli azzurri. Importantissimo, però, il contributo in fase difensiva, dove si evidenzia per la consueta aggressività e capacità di placcare in ogni situazione.

Leonardo Sarto, 6,5: rimane nell’ombra fino al minuto 70, quando decide di prendersi sulle spalle l’Italia e di dare una scossa ad una squadra incapace di reagire alle mete di Dunbar, con una stoica progressione che pone le basi per la meta di Furno. Una forza della natura, in grado di creare scompiglio ogni qualvolta decide di accendersi.

Tommaso Allan, 6,5: 13 punti su 20 sono suoi, compresa la meta allo scadere del primo tempo. Nel complesso, si limita al compitino in fase offensiva, gestendo in maniera a tratti fin troppo scolastica la manovra azzurra; interessanti, invece, gli spunti personali ad attaccare la difesa schierata. Partecipa attivamente alle trincee italiane, anche se porta sulla coscienza un placcaggio mancato in occasione della seconda meta. In ogni caso, un talento genuino.

Edoardo Gori, 5: il primo tempo scorre via senza patemi per Ugo, ma è nella ripresa che emergono prepotentemente tutti i difetti del mediano del Benetton Treviso, in confusione con tanti passaggi poco precisi e scelte tattiche rivedibili. Inspiegabile la scelta di non liberare al piede nell’occasione che, dopo la palla persa, porterà alla prima meta di Dunbar.

Sergio Parisse, 5: non può bastare il contributo sulla prima meta di Allan e il passaggio sulla seconda di Furno a salvare il capitano, affondato nel secondo tempo insieme alla nave azzurra. Con Gori è il principale colpevole dell’ovale regalato alla Scozia poco prima della meta di Dunbar e, inoltre, non incide nei tentativi di reazione dell’Italia. Incomprensibile e, a tratti, anche inopportuno in alcune giocate.

Robert Barbieri, 6: ritorna titolare in azzurro e non sfigura, anzi. Fa sentire la propria presenza in ogni punto d’incontro e, nonostante non sia un fetcher puro, disturba e rallenta l’uscita dell’ovale dalle ruck scozzesi spesso e volentieri. Cala alla distanza, ma Brunel ha di fatto ritrovato un’altra importante pedina per il suo scacchiere.

Alessandro Zanni, 6: indomito e stoico come sempre, ma meno incisivo di altre volte, soprattutto nello stregato secondo tempo, quando perde anche lui la battaglia con le aggressive terze linee scozzesi. Resta il solito elevato work rate in giro per il campo, soprattutto nei primi 40′.

Joshua Furno, 7: si è preso la maglia azzurra e non la molla più. Il biondo seconda linea del Biarritz sfodera un’altra convincente prestazione, condita anche dalla prima meta in azzurro e dal titolo di Man of the Match, che lo ripaga del grande lavoro svolto in giro per il campo e in touche, dove non fa rimpiangere Bortolami quando è chiamato in causa. Il ball carrier più abrasivo dell’Italia ed uno dei difensori più efficaci, con tredici placcaggi.

Quintin Geldenhuys, 6: come di consueto, è meno appariscente del suo compagno di reparto ma, non per questo, meno incisivo. Un fastidio enorme per qualunque squadra, sebbene il suo rendimento cali vistosamente nella disastrosa seconda parte di gara per l’Italia.

Martin Castrogiovanni, 6,5: nonostante il fastidio al piede protrattosi per tutta la settimana, Castro riversa tutto sé stesso alla causa, risultando fondamentale soprattutto per il dominio della mischia nel primo tempo. Si fa notare per grinta e aggressività anche nel gioco aperto.

Leonardo Ghiraldini, 6,5: un muro in difesa con quindici placcaggi, una garanzia in fase offensiva con avanzamenti ad ogni ovale toccato. Scricchiola un po’ in touche in apertura di incontro, ma trova progressivamente le giuste misure. Probabilmente, Brunel avrebbe dovuto ritardare di qualche minuto il suo cambio.

Alberto De Marchi, 7: inscalfibile in mischia ordinata, dove domina ogni ingaggio costringendo ad almeno tre falli il malcapitato Low, addirittura sostituito a fine primo tempo. Un filo meno dinamico del solito, ma capace di farsi sentire anche in fase difensiva.

Davide Giazzon, 5: Brunel decide di cambiare tutta la prima linea nello stesso momento per dare una scossa ma non ottiene i risultati sperati, come dimostra lo sterile contributo del tallonatore veneziano.

Matias Aguero, 5: entra nel frangente più difficile, quando la Scozia aveva di fatto rimediato ai problemi in mischia. E il pilone bianconero non trova le giuste sensazioni per far sentire la propria voce.

Lorenzo Cittadini, 5: come i suoi compagni di prima linea, si ritrova a soffrire contro un rigenerato pack scozzese e non approccia il match come potrebbe e dovrebbe. Un deciso passo indietro rispetto alle ultime apparizioni.

Marco Bortolami, sv.

Paul Derbyshire, 5,5: un gradito ritorno per Brunel, ma nemmeno il talentuoso terza linea di Treviso riesce a contrastare la determinazione e l’intensità scozzese.

Tobias Botes, 5,5: tenta di dare una svolta con buone giocate, ma non sempre la squadra lo accompagna, con il risultato di essere talvolta disordinato.

Luciano Orquera, 6: l’apertura delle Zebre fa il suo, trasformando la meta di Furno apparentemente decisiva per le sorti del match. Probabilmente, andava fatto entrare prima.

All. Jacques Brunel, 4,5: era una partita da vincere, inutile nascondersi dietro un dito. E a fine primo tempo tutto sembrava girare nel verso giusto. L’Italia, però, dagli spogliatoi di fatto è non rientrata, crollando in maniera verticale e inspiegabile sotto i colpi di una Scozia ampiamente alla nostra portata, più di quanto non lo fosse negli anni precedenti. Il ct transalpino sarà chiamato ad intervenire pesantemente nella testa degli azzurri, per comprendere il motivo di tale preoccupante involuzione nella ripresa, ben diversa dal blackout della sfida di Parigi.

La cronaca della partita

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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