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Sochi 2014: Andrew Weibrecht kamikaze da medaglia
Il supergigante odierno lascia tanti spunti: l’en-plein di Kjetil Jansrud, bronzo in discesa, podio sfiorato in supercombinata e dominatore della prova odierna; lo sguardo truce di Bode Miller, nel momento in cui comprende di aver vinto una medaglia, ma che non sarà d’oro; la disperazione degli austriaci, in due giù dal podio per pochissimi centesimi; la rabbia di Peter Fill, perfettamente consapevole di come ha perso quei 18/100 che lo distanziano dal bronzo.
Soprattutto, lascia un nome e un cognome, forse non troppo noto persino a chi segue con una certa regolarità lo sci alpino: Andrew Weibrecht. Giorni fa si parlava di american way in relazione a Julia Mancuso e alla sua capacità di eclissarsi dal vertice della Coppa del Mondo per lunghi mesi, salvo poi ricomparire quando ci sono medaglie in palio: con il ventottenne di Lake Placid, il discorso va ulteriormente enfatizzato. Perché se la Mancuso, comunque, è sempre atleta da primo gruppo, capace di sfornare di tanto in tanto un podio o persino una vittoria, Weibrecht non è così. Bronzo quattro anni fa in supergigante a Vancouver, da allora ad oggi vanta unicamente due decimi posti come migliori risultati, il più recente nel dicembre 2011; in stagione, non è andato oltre la ventesima piazza di Beaver Creek. Oggi, però, quando già si facevano le foto di rito per il podio, Andrew si è risvegliato e ha persino fatto tremare Jansrud, al quale era nettamente davanti sino all’ultimo intermedio, chiudendo la sua prova con una clamorosa, pazzesca medaglia d’argento.
Oltre al risultato, colpisce lo stile con cui lo ha ottenuto. Follemente all’attacco, un mix tra le carvate di Ligety e le Millerate di Bode, ancora una volta american way; la sensazione di cadere ad ogni curva, di sbilanciarsi troppo per poter restare nel tracciato, eppure…la medaglia d’argento al collo, di fianco a Kjetil Jansrud, allo stesso Bode Miller e a Jan Hudec (il podio a quattro non è una novità in questi Giochi). Ora, anche se magari verremo smentiti sin dalla prossima gara, Weibrecht si eclisserà nuovamente: tornerà a fare qualche parziale interessante, condito però da troppi errori che lo faranno chiudere attorno alla trentesima posizione o forse oltre. E poi, non tra quattro anni, ma tra uno, ai Mondiali di casa a Vail…sarà nuovamente un kamikaze da medaglia.
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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com