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Sochi 2014
Sochi 2014: bronzo meritato nel biathlon. E il medagliere…
L’avevamo sfiorato più volte, spesso vedendolo evaporare all’ultimo poligono. Oggi il braccio degli azzurri non ha tremato e le paure si sono dissolte, lasciando spazio alla gioia.
Un bronzo meritato per il biathlon italiano, giunto dalla staffetta mista, forse la gara che più di tutte esalta la completezza di un movimento, perché nella stessa squadra competono uomini e donne. Sarà vero che, quando ci si scotta, si impara a stare alla larga dal fuoco. Oggi gli azzurri al poligono sono stati finalmente freddi e decisi, quasi che le sconfitte dei giorni scorsi li avessero temprati. E’ piaciuto in particolare Dominik Windisch, quando ha colpito un ultimo bersaglio decisivo per non incappare in un giro di penalità che avrebbe rovinato tutto. Perfetto anche Lukas Hofer, con un 10 su 10 che spazza via ogni fantasma. In precedenza Dorothea Wierer e Karin Oberhofer erano state quasi commoventi nell’andare anche oltre i propri limiti sugli sci, loro che invece carabina alla mano sono maestre.
Insomma, il biathlon italiano si è sbloccato e l’impressione è che questo bronzo getti le basi per un prossimo quadriennio che potrebbe lanciarci verso vette sconosciute. L’età media della squadra è bassa, i margini di miglioramento ancora notevoli, soprattutto nella gestione della gara. Il podio odierno infonderà la sicurezza necessaria per continuare la rincorsa al vertice di questa disciplina, con alcuni giovani interessanti come Lisa Vittozzi e Maicol Demetz che potrebbero presto rappresentare degli innesti di qualità per la prima squadra.
Oggi si è chiusa invece la generazione dei Simoncelli e Blardone nello sci alpino (il secondo, in verità, non era neppure presente a Sochi). Il 35enne nativo di Rovereto oggi era terzo al termine della prima manche del gigante. Tuttavia, come troppo spesso accaduto nella sua carriera nei grandi eventi, ha perso terreno nella frazione conclusiva. Eppure il futuro non è così fosco come sembra. Dopo diversi anni, il ricambio c’è. Roberto Nani e Luca De Aliprandini hanno testa, cuore e talento per emergere. In rampa di lancio anche Giovanni Borsotti e Hannes Zingerle, quest’ultimo classe 1994. Forse il tramonto dei grandi vecchi ha segnato l’alba di una nuova era.
Infine un commento sul medagliere. Siamo 21mi, ma solo 11 nazioni, per ora, hanno conquistato più allori di noi. Inoltre, con 7 podi, quella di Sochi è già ora la sesta miglior Olimpiade invernale di sempre per l’Italia per numero di podi vinti. E’ chiaro che un oro l’intera spedizione assumerebbe un volto completamente diverso…
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federico.militello@olimpiazzurra.com
Luca46
19 Febbraio 2014 at 21:56
Ci sarà un San Giuliano quest’anno?