Sci Alpino
Sochi 2014, discesa donne: azzurre, attaccate!
A volte, sognare non costa nulla. Soprattutto sognare che, un giorno, il destino possa ricompensare di quanto ha tolto nel corso degli anni è persino doveroso: perché magari gli incidenti e le sfortune che hanno limitato una, anzi due, carriere sciistiche potrebbero venir compensati in un giorno solo, con una gara di gloria, con un momento di gloria.
Stiamo parlando ovviamente di Nadia ed Elena Fanchini, che come al solito vanno analizzate assieme, perché assieme hanno sempre condiviso tutto nella buona e nella cattiva sorte: e assieme, hanno sempre dato tanto, tutto ciò che avevano nella loro anima allo sci azzurro, nonostante le ginocchia, le cadute, gli infortuni. Tante lacrime, ma mai hanno pensato di mollare; sarebbe davvero bello se domani, o per Nadia nei giorni successivi, fosse il momento dell’incasso. Perché è vero, nessuno non merita di vincere: tuttavia, c’è chi merita più di altri, per quello che ha passato, per la tenacia che ha avuto, e le due sorelle camune, davvero, rappresentano il prototipo dell’atleta meritevole di una soddisfazione enorme.
Realisticamente, sarà molto difficile: le prove cronometrate non sono state entusiasmanti, anche se Elena è apparsa leggermente in ripresa nella libera della supercombinata. Ma l’Italia avrà altre due carte, altre due storie da calare nella mischia che si accenderà alle 8.00 di domani mattina: la prima risponde al nome di Daniela Merighetti. Daniela che ha fatto da cavia, pochi giorni fa, su un salto troppo accidentato. Daniela che certo non è una sciatrice “regolare”, ma preferisce gli acuti, le giornate sensazionali, e quando li trova è davvero tra le migliori al mondo. Daniela che ha faticato non poco per staccare il biglietto per Sochi, forse schiacciata dalla pressione di dover ottenere a tutti i costi certi risultati; ma ci sarà anche lei, dopo le buone sensazioni della combinata, perché una discesa olimpica è qualcosa a cui non si rinuncia mai, nonostante una stagione un po’ balorda e un ginocchio dolorante. L’ultima carta è Verena Stuffer. Lei sì, regolare, costante, persino “formichina“: ha navigato per anni attorno alla ventesima posizione, tirandosi addosso le ire di alcuni che vorrebbero tutte le italiane nei primi cinque posti, senza rendersi conto di quanto sia difficile confermarsi, anno dopo anno, costantemente tra le migliori interpreti al mondo della velocità. La gardenese ha trovato nuovo slancio dall’avvento di Alberto Ghezze e del suo staff alla guida della nazionale: e quest’anno ha sciato con uno spirito più offensivo, senza paura, centrando i migliori risultati della carriera, sognando persino il podio a Cortina. Lei, trent’anni da compiere a giugno, non c’era mai arrivata alle Olimpiadi ma non vivrà certo la giornata di domani, e nemmeno il supergigante, come una ricompensa, bensì come l’occasione per dimostrare, una volta di più, i progressi fatti in questa stagione, con uno spirito indomito e battagliero. Perché è questo che chiediamo alle azzurre, sapendo che il podio è realisticamente difficilissimo: attaccate. Senza paura dei salti, dei curvoni, di una pista che non sarà nelle condizioni ottimali dei giorni scorsi e che potrebbe davvero premiare i pettorali più bassi (qui la start list). Attaccate.
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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com