Sochi 2014

Sochi 2014: Giochi Olimpici e cambiamenti climatici

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Si aprirà oggi pomeriggio a Sochi – la cerimonia di apertura sarà alle 17.00 ora italiana – la XXII Edizione dei Giochi Olimpici Invernali. Un’edizione che dal punto di vista mediatico appare già controversa: le polemiche sui diritti degli omosessuali, gli elevati costi di realizzazione e gli impatti ambientali. Un clima, che vista anche la stagione, può sembrare una sorta di “guerra fredda” tra la Russia e gli Stati Uniti. Per non parlare delle continue minacce terroristiche. Un’edizione che si prospetta esplosiva.

Ma in realtà è un altro aspetto a rendere pericolosa questa edizione dei Giochi, la prima di una lunga serie, probabilmente. Il motivo? Semplice: la neve.

La carenza di neve, e non solo a Sochi, sarà una costante a partire da questa Olimpiade: i dati della comunità scientifica ci ricordano che “il riscaldamento globale è inequivocabile e che i cambiamenti che abbiamo osservato a partire dagli anni ’50 non hanno precedenti se confrontati con i decenni e i secoli precedenti. L’atmosfera e gli oceani si stanno surriscaldando, le concentrazioni di gas serra aumentano, il livello dei mari sta crescendo e la quantità di neve e ghiacciai sta diminuendo”. Non ci sono buone notizie per un evento sportivo invernale: lo testimonia il martoriato mese di gennaio vissuto dal principali circuiti internazionali di questi sport, sci alpino in primis. Niente neve a Zagabria, Maribor,  Garmisch-Partenkirchen: difficoltà di innevamento persino a  Kitzbühel, dove si è gareggiato a tutti i costi….proprio perché è Kitzbühel.  Più in generale, temperature mediamente troppo alte e piste quasi mai ghiacciate (il che, per l’Italia, rappresenta un problema ancora più grave): molti magari avranno ancora negli occhi le immagini di Pittin che recupera posizioni su posizioni a Chaux-Neuve, in Francia, lungo una sottilissima striscia di neve in mezzo a prati verdi.

Un clima mutato non significa completa assenza di neve, ma come abbiamo visto, una maggior variabilità di eventi che non garantiscono quella stabilità necessaria ad organizzare delle manifestazioni di rilevanza internazionale. A maggior ragione a Sochi, località situata in prossimità del Mar Nero, dove oggi le condizioni sembrano perfette ma c’è sempre la possibilità che nel giro di pochi giorni si modifichino radicalmente. Gli atleti degli sport invernali sono testimoni in prima linea dei cambiamenti climatici: di anno in anno osservano i cambiamenti dei paesaggi montani, carenti di neve e con i ghiacciai “in ritirata”. E sono impotenti. Questo nel lungo periodo potrà comportare a stravolgimenti nel Circo Bianco, con ricadute non solo sportive ma anche e soprattutto economiche. Le previsioni infatti dicono che, in particolare nell’emisfero settentrionale, aumenteranno le precipitazioni piovose a scapito di quelle nevose, e in alcuni casi la copertura nevosa si potrà ridurre del 25%.

Per questa ragione, il Team Climate della prestigiosa università di Yale sta cercando di sensibilizzare tutte le persone interessate alle Olimpiadi di Sochi, dagli atleti sino ai semplici spettatori, su queste drammatiche vicende. Come? Utilizzando i social network, ovviamente. Basta un post su Facebook (prendendo come spunto quanto scritto da questa pagina) o un tweet, magari ritwittando @TeamClimate o utilizzando #warmingwinters, per fare parte di questa importante missione, per far sentire la propria voce e far conoscere al mondo intero una problematica troppo spesso sottovalutata.

Federico Antognazza (fondatore di italiaclima.org, @ItalianClimate)

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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