Editoriali
Sochi 2014, il mondo cresce, l’Italia non abbastanza
Cala il sipario sulle Olimpiadi invernali di Sochi 2014, è il momento dei bilanci per l’Italia. Partiamo dai numeri. Per quanto riguarda il totale di medaglie, è stata migliorata l’edizione di Vancouver 2010: siamo passati da 5 ad 8 podi (sesto miglior bottino di sempre), cui si aggiunge un numero esagerato di quarti posti, ben otto. Rispetto ai Giochi canadesi, tuttavia, è mancato l’oro, fattore non da poco, e la posizione finale nel medagliere è scesa dalla sedicesima alla ventiduesima. Per la prima nella storia il Bel Paese esce dalla top20 ed il fatto che così tante nazioni ci siano davanti, a nostro parere, rende il bottino conclusivo insufficiente.
E’ evidente come i fasti degli anni ’90 e ’00 siano ormai lontanissimi. Quella era un’Italia zeppa di campioni (Tomba, Compagnoni, Di Centa, Belmondo, Zoeggeler, etc…), capace di imporsi per un ventennio come una delle big invernali a livello mondiale. Con Vancouver è iniziato il declino, o meglio, un ritorno indietro nel tempo, per la precisione agli anni ’70, quando si faticava a portare a casa 5 medaglie e gli ori scarseggiavano. Non è un caso se l’ultima edizione senza la medaglia del metallo più prezioso, prima di Sochi 2014, risale a ben 34 anni fa, per la precisione a Lake Placid 1980 (con soli 2 argenti chiudemmo tredicesimi). Il calo dell’Italia fa da contraltare alla crescita inarrestabile della stragrande maggioranza delle nazioni, da quelle alpine come la nostra (Francia e Svizzera, con cui il termine di paragone appare impietoso), a quelle con scarsa tradizione come Bielorussia, Polonia, Repubblica Ceca, senza dimenticare l’esplosione imperiale dell’Olanda (lei sì una potenza…) nello speed skating e l’ascesa di Paesi asiatici come Cina e Corea del Sud.
Trincerarsi dietro i classici alibi con frasi del tipo ‘abbiamo fatto più medaglie di Vancouver e siamo stati sfortunati con tanti quarti posti‘ rappresenterebbe la pietra tombale degli sport invernali italiani. Significherebbe lasciare le cose come stanno, ovvero avere tanti buoni/discreti atleti in diverse discipline, nessun campione e tanti ‘vuoti’ ingiustificabili, a partire da bob, freestyle e le discipline non alpine dello snowboard, per non parlare di curling ed hockey ghiaccio dove non eravamo neppure presenti. Siamo cresciuti come numero di medaglie rispetto alla passata edizione, ma non è abbastanza. Non può bastare ad un’Italia che, per storia, blasone e tradizione, deve guardare sempre al vertice: guai abituarsi alla mediocrità, sostantivo che purtroppo ha caratterizzato le nostre ultime due Olimpiadi invernali. E, soprattutto, guai a parlare di sfortuna, l’alibi dei perdenti e di chi non vuole fare nulla per cambiare.
Lasciamo Sochi con 21 nazioni davanti a noi nel medagliere (tra cui Gran Bretagna, Slovacchia, Slovenia…) ed 11 per numero di podi complessivi. Il verdetto è inappellabile: siamo un Paese di secondo piano sullo scenario degli sport invernali, noi che fino a pochi anni fa incutevamo timore e rispetto.
In tante discipline, come vedremo nei prossimi giorni, non mancano i talenti per il rilancio, in altre invece bisognerà partire da zero e probabilmente non basteranno 4 anni per colmare il gap dalle prime posizioni. Di certo servirà una svolta radicale per vedere un’Italia protagonista a Pyeongchang 2018, un nuovo inizio. Se invece cadremo nell’errore di accontentarci e far finta che va tutto bene, allora anche in Corea dovremo rassegnarci a vedere vincere gli altri.
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Luca46
24 Febbraio 2014 at 19:59
A mio parere è molto interessante osservare gli ultimi medaglieri estivi e gli ultimi invernali (per quanto riguarda l’Italia). In quelli estivi piu’ o meno il livello è quello mentre negli invernali stiamo sprofondando verso il baratro. Secondo me il motivo è che nelle competizioni invernali si risente maggiormente dei materiali.
Luca46
24 Febbraio 2014 at 20:01
forse mi sono spiegato male. Intendevo dire che nelle gare invernali l’importanza del materiale occupa uno spazio maggiore. Noi da questo punto siamo fermi. Nelle altre invece ci arrabattiamo (ancora fin che ci riusciamo) ma prima o poi anche li si risentirà di questo problema.
Al
24 Febbraio 2014 at 19:01
Ale Sandro, il concetto di “bella sconfitta” purtroppo in Italia non solo esiste, ma viene addirittura coltivato, dalla famiglia alle competizioni di vertice. Riguardo all’Italia paese di buoni, se tu vuoi sostenere che la mentalità diffusa da noi sia più intransigente di quella tedesca, o più competitiva di quella anglosassone… Mi sembra un dato di fatto, non do giudizi. Portare il nostro medagliere storico a esempio mi sembra oggettivamente sbagliato: la storia purtroppo non conta ai fini del risultato sportivo, nell’evento conta quello che l’atleta o la squadra produce sul momento. Conta il presente, e l’Italia nel presente è un movimento sportivo in difficoltà. E’ una situazione dolorosa ma persino giusta, nelle nostre condizioni figuriamoci se possiamo restare competitivi, nel complesso, con Paesi che esprimono un ben diverso livello di vitalità e forza. Soluzioni? Prendere atto dei difetti di metodo e di testa che ci hanno portato a questo, e attuare i giusti provvedimenti. Sono d’accordo con te che la ripresa, anche nello sport, parte da dirigenti capaci, che portino avanti un progetto ben fatto e, di conseguenza, siano esigenti con allenatori e atleti. Per l’enorme importanza che lo sport può avere dal punto di vista sociale ed economico, io non mi capacito che a oggi non ci sia un ministero dello Sport con un budget adeguato.
Luca46
24 Febbraio 2014 at 19:15
Si ma tu non puoi essere esigente con un tecnico quando lo tieni a pane e acqua e sperperi i soldi a mazzette di qua e di la, convegni, alberghi, viaggi pagati a gente che non c’entra una mazza. Anzi lo ringrazi pure se ti porta a casa un bronzo. Invece puoi essere esigente se dici: “ti do quello che serve portami i risultati”. Ora in questa situazione non possiamo essere al livello di spesa di Austria per il salto con gli sci o Germania nello slittino ma un minimo di tute le possiamo dare, una pista per allenarci la possiamo avere. Inutile sperare che la Ferrari costruisca il bob dei sogni sulla carta quando non hai una pista dove fare ore e ore di prove e dover andare a prenotare le piste all’estero che magari non te le fanno neanche trovare nelle migliori condizioni.
ale sandro
24 Febbraio 2014 at 19:37
Sottoscrivo il discorso di Luca, aggiungendo ad Al che il discorso che fai sul momento attuale è giustissimo , ci mancherebbe altro che un paese che piglia sberle dappertutto da una decina d’anni a questa parte e non riesce a raddrizzarsi ,debba pensare a spendere copiosamente per lo sport. Ecco perchè va risistemato quello che c’è già e riorganizzato tutto e qui ti dò ragione alla grande per la questione politica.Anche se non ci fosse un vero e proprio ministero, che ci sia almeno uno staff competente a livello istituzionale,con un briciolo di capacità manageriali in modo che queste cose partano dall’alto e non dal basso, perchè poi succede che l’Angelo Mazzoni della situazione, dopo essersi pagato le trasferte in Australia di tasca per vincersi la coppa del mondo di spada da atleta, una volta che allena Tagliariol e lo porta in cima al mondo , vorrebbe non la luna, ma qualche garanzia sia economica che tecnica e organizzativa, però si vede rispondere picche. Allora io non lo biasimo se prende e va a fare le fortune della Svizzera. Esempi così ce ne sono diversi.
Il discorso sulla storia dei medaglieri l’ho fatto proprio per fare capire che la cosa è molto più seria del “c’è mentalità da perdenti”. Alla lunga quello diventa ugualmente un alibi. La realtà è che non ci sono quegli atleti con lo stesso valore . E non è col bastone che fai diventare Gross come Kristoffersen o Hirsher, detto molto in maniera semplicistica o March che batte sicuramente Kosir e Karl. Non li butterai certo a mare, ma evidentemente devi puntare anche su altro e devi lavorare in tal senso. Hai parlato della Germania, beh lì troverai una sorta di vera e propria università dello sport sia per quanto riguarda discipline estive che invernali, e direi che il discorso sia molto chiaro e ci sia poco da aggiungere.
Al
24 Febbraio 2014 at 20:35
Infatti io non ho detto né che ci sia una mentalità da perdenti, né che si debba usare il bastone. Gli atleti non hanno ‘colpe’ in senso stretto, sono il prodotto 1) del sistema formativo, e in questo contano la scuola, la mentalità generale, 2) del metodo di allenamento, e in questo contano gli investimenti, le infrastrutture, i progetti. Penso che alla fine stiamo dicendo la stessa cosa.
ale sandro
24 Febbraio 2014 at 20:47
Esattamente 😀 Stiamo dicendo più o meno la stessa cosa. Ora immagina che con le nuove elezioni della Fisi, Roda il presidente attuale cadeva dal pero sui problemi all’interno della squadra di fondo, in merito a litigiosità e cose similari, non bastassero i risultati. Si ricandiderà? “Assolutamente sì”, dice convinto. Se la vedrà con la Di Centa. Speriamo ci sia davvero uno straccio di progetto serio.
Al
24 Febbraio 2014 at 21:34
Penso che siamo d’accordo sulla situazione dello sport in Italia. Detto questo, sono contrario a giustificare uno perché un altro ha lavorato male. Se l’allenatore è stato tenuto a pane e acqua, probabilmente dal suo gruppo ci si aspettava poco. Quel poco alla fine è arrivato? Sì, investiamo su questo allenatore. No, si fa un nuovo progetto con un nuovo allenatore.
Luca46
25 Febbraio 2014 at 00:12
Quello che voglio dire è molto semplice. Zoeggeler è un campione indiscusso, il numero uno di sempre. Secondo te il distacco che ha preso a Soci è legittimato da una sua cattiva prestazione? Significa che sotto gli mancava qualcosa che va costruito durante l’anno o talvolta anche durante gli anni di prove e di test. E devi avere la pista per poterli fare in modo serio. Hai voglia ad investire sull’allenatore su sport dove contano i materiali. Da questo gruppo ci si aspettava molto ma non hanno cacciato la grana per la pista di Cesana. Tu puoi anche andare a prendere il tecnico della squadra di salto con gli sci dell’Austria ma se non metti a disposizione delle tute o la possibilità di modificarle ottieni una miseria. La casisitica che ho riportato di sopra tra le olimpiadi estive e quelle invernali serve proprio a mettere in luce il fatto che in quelle invernali i materiali la fanno da padrona. Negli sport invernali è quasi impossibile fare nozze con i fichi secchi. Per esempio non so che budget abbia l’Olanda per gli sport invernali ma credo che loro investono quasi tutto (uomini e mezzi) sullo speed skating e i risultati si vedono. Se però i russi, americani, tedeschi o inglesi si mettono in testa di far la guerra agli olandesi in quel settore tornano a casa con un bel 0 o comunque faranno molta fatica. L’Olanda ovviamente non ha la popolazione dell’Italia ed è giusto che concentri gli sforzi in quelli sport che fanno parte della loro cultura. Noi abbiamo il dovere di infondere una cultura sportiva variegata.
Al
24 Febbraio 2014 at 09:34
Colgo l’occasione di questo riepilogo per ringraziare la redazione dell’ottimo servizio olimpico, gli articoli sono proprio come li vorrei leggere: i fatti descritti con competenza e passione, senza retorica e sbrodolate varie. Riguardo al bilancio complessivo, alcuni mi avevano spiegato che il gruppone dei nostri piazzati (quarti-decimi) è fatto in gran parte da giovani. Da questi si deve ripartire. D’accordo con Gabriele Dente sul problema di mentalità, l’Italia è un paese di ‘buoni’ e questo si ripercuote sulla capacità di finalizzare. Altrove il concetto di bella sconfitta non esiste, se perdi è andata male, sempre. Anche in questo caso ci rivedo i difetti del nostro amato Paese: viene tollerata ogni sorta di disfunzione con un sorriso stanco o un’alzata di spalle, perché mai gli atleti dovrebbero avere una mentalità vincente?
pizzoumbro
24 Febbraio 2014 at 08:40
A me ha deluso moltissimo l’Italia in questa olimpiadi,ma e’ cio’ che ci meritiamo.Se solo penso a quasi tutti gli impianti delle olimpiadi di Torino che stanno marcendo inutilizzati mi viene il voltastomaco.Ringraziamo poi gli atleti altoatesini perché altrimenti ci sarebbe stata solo Arianna Fontana!!Nessun oro,tanti quarti posti,22imi nel medagliere totale.Un disastro!!
Gabriele Dente
23 Febbraio 2014 at 21:29
Come al solito sono d’accordo in toto con Federico. Aggiungo solo una cosa: arrivare sempre quarti non può essere solo un caso. Evidentemente allo sport italiano mancano quel coraggio, quella fiducia, quella cattiveria agonistica che ti fanno mettere il muso avanti agli altri. Se in uno scontro con l’avversario vai sempre tu a terra, se in una gara tirata sei sempre tu a scivolare, se sei sempre tu a mancare l’ultimo colpo, se sei sempre quello che arriva un decimo di secondo dietro, allora devi lavorare sul carattere e tirar fuori la voglia di “mangiare” l’avversario! Questa cosa mi fa molta rabbia, ed è una cosa che purtroppo si verifica puntualmente a ogni occasione mondiali o olimpiade in quasi tutte le discipline. Sarebbe interessante se un giorno aprissimo un dibattito sull’argomento.
A presto!
Gabriele Dente
23 Febbraio 2014 at 21:31
…perché secondo me implica molto la concezione italiana dello sport professionistico.
ale sandro
24 Febbraio 2014 at 12:43
Il discorso che fai sulla mentalità vincente è interessante, anche perchè è sempre stata importante tanto quanto le altre componenti per ottenere un risultato sportivo di prestigio, se non di più. Però la cosa secondo me va vista da diverse angolazioni. Ad esempio il record precedente di quarti posti a livello invernale, correggetemi se sbaglio era ad Albertville ’92 con 5-6 legni. Ci furono , vado a memoria, i piazzamenti della Belmondo (4° nella 5 km, 5° nella 15 km inaugurale dove fu terza l’anno prima ai mondiali, sempre in classico), Albarello (4° nella 30 km dei tre norvegesi, e nella 15 a skating ad inseguimento, mai stata una tecnica a lui favorevole), Norbert Huber nel singolo dello slittino , la Weissensteiner in quello femminile. Ora questi nomi , paragonati a quelli degli azzurri che si sono piazzati quarti a Sochi (forse escludendo il solo Pittin e la Fanchini, forse…), fanno capire decisamente come sia la faccenda secondo me. E cioè che non è una questione di mentalità nel momento decisivo, ma proprio di caratura dell’atleta in questione. I vari Gross, Oberhofer , March, Boccacini, la Merighetti o la nazionale di pattinaggio di figura(con i suoi altissimi e “bassissimi”),semplicemente non sono a un livello tale da essere superiori ai tre che li hanno preceduti. E bisogna prenderne atto, perchè altrimenti si rischia di far diventare questo un alibi anche peggiore.
Riguardo al discorso dell’utente Al, non è quindi una questione di “bella sconfitta” che non esiste da nessuna parte,nemmeno in Italia, ma è una questione di capire che bisogna continuare a lavorare perchè altrimenti su quel podio non si salirà mai. Quegli atleti che ho citato piazzati ad Albertville, sono atleti che in carriera (e nella stessa manifestazione!) hanno più volte dimostrato di essere tutto meno che “perdenti” , se così si può definire chi arriva nei 10 dal 4° in giù. Anche perchè con questo ragionamento gli atleti , nessuno escluso fuoriclasse stranieri compresi, saranno sempre stati più volte nella loro carriera vincenti e perdenti. Il problema è fermarsi al piazzamento come punto di arrivo, non il sentirsi dire di non aver fatto proprio schifo, o di aver comunque fatto una bella gara.
Altro punto di vista sugli sportivi italiani “buoni”. Come faccio a dire che una nazione è in sostanza ” di gente che se la fa sotto quando conta”, se a livello olimpico nel 20° secolo, cioè non più di una decina d’anni fa era la terza potenza olimpica (tra giochi estivi e invernali) come numero di ori, lasciando da parte boicottaggi , smembramenti e riunificazioni varie. L’Italia c’è sempre stata nella graduatoria generale, nelle 5 a livello estivo nelle 10 a quello invernale, e curiosamente ha più ori che argenti e bronzi, i quali sono superiori agli argenti. Questo la dice lunga sulla mentalità competitiva degli azzurri anche nei momenti chiave (testa a testa per l’oro , o per salire sul podio con le finali per il bronzo).
Ricordo un Harri Kirvesniemi in quel di Lillehammer in seconda frazione classica, pestare le code dello stesso Albarello che tentava la fuga, altrochè paura da parte dei nostri. E così è capitato un infinità di volte con gli stranieri a moccolare e noi ad esultare sia a livello estivo che invernale.
Sapete come la penso io? Che l’Italia , sotto tutti i punti di vista, e anche in quello sportivo , ha dormito nel nuovo secolo. Ha spremuto come limoni i campioni e gli atleti molto forti che ha avuto nelle varie discipline e non ha saputo fare uno straccio di progetto , dal reclutamento all’organizzazione,alla promozione dei vari sport cercando una cosa che si chiama autofinanziamento in maniera sistematica a livello locale , allo sfruttamento di tutte le risorse umane e tecniche nonchè strutturali.Come diceva infatti l’utente Pizzoumbro, del quale però non condivido affatto il distinguo sugli altoatesini da ringraziare (siamo tutti italiani o no? dobbiamo ringraziare la Campania e la Liguria per Canottaggio e Pallanuoto tutte le volte? e così per tutti gli sport? ) , che ricordava come dismettendo tutti gli impianti torinesi alla fine ce la siamo cercata. E molti addetti ai lavori e appassionati di questo non solo non se ne sono accorti, ma non se ne stanno accorgendo nemmeno ora.
Per questo non riesco a definire disastro una cosa che partiva già come annunciata. Lo potrò definire tale se tra quattro anni vedrò la stessa situazione attuale senza miglioramenti, sia dei più giovani che di quelli già maturi. Questa era per me purtroppo un Olimpiade di passaggio.
Gabriele Dente
24 Febbraio 2014 at 18:59
Molto bella la tua analisi, ale sandro, e condivido in particolare il passaggio sulla progettualità carente del nuovo secolo. Neanch’io mi aspettavo tanto, anzi, ripensando alla vigilia, siamo andati anche meglio delle aspettative. Il punto è sempre lo stesso: che valore ha lo sport nel nostro paese a livello politico-istituzionale. Perché a livello popolare, tutto sommato, passione e interesse restano intatti.
Tuttavia, ritornando all’aspetto puramente agonistico, e riconoscendo che effettivamente chi è salito sul podio davanti agli azzurri terminati quarti spesso era più forte, non posso fare a meno di pensare che agli atleti di QUESTA generazione manca qualcosa a livello di volontà, fiducia, carattere. Sono pronto a scommettere che per molti di loro questo quarto posto sarà quello che tu definisci il punto di arrivo. Probabilmente l’Italia paga lo scotto di un’arretratezza nella concezione del professionismo; non è sufficiente entrare nei corpi militari per definirsi veri professionisti. In molti paesi stranieri il professionista è “costretto” a vincere per restare alla ribalta e guadagnare (il che magari implica altri problemi); ecco perché i campioni stranieri mediamente restano in auge più dei nostri. Da noi vincere o arrivare ultimi per gli organi di informazione è quasi la stessa cosa; la moneta con cui si viene ripagati è sempre la stessa: il trafiletto ogni 4 anni (Olimpiazzurra a parte!). Manca lo stimolo continuo, lo spunto per cercare di migliorarsi sempre e comunque e perciò, se non si ha un carattere come Valentina Vezzali, dopo aver raggiunto i vertici spesso vengono meno gli stimoli. Ho estremizzato il concetto ma spero di aver reso l’idea…
ale sandro
24 Febbraio 2014 at 19:11
Si si sei stato chiarissimo e la penso anche io così, sul fatto che questa generazione sia di poco carattere non saprei…probabile , però nonostante si debba “allenare” anche e soprattutto la parte mentale, considero sempre il pacchetto intero. Per capirci ho sempre storto il naso quando sentivo l’atleta dire “ehh ma in allenamento faccio dei temponi”…ma la cosa importante nell’agonismo è la gara! E a un certo punto mi viene da pensare che se tu non ti confermi in gara, oltre alla componente mentale che può sicuramente esserci ( “la tremarella” di Lukas Hofer è clamorosa, ci stavo lasciando gli occhi su quel bersaglio io, figuriamoci lui), c’è anche il fatto che forse non sei in grado di essere continuo e questo è un limite.
Interessante il discorso sui corpi militari, ormai è una costante senza ritorno (per il momento) e questo può essere croce e delizia, perchè se è vero che aiuta l’atleta a fare agonismo ad altissimo livello ,può anche fare un po’ troppo da “comodità”. La cosa importante però è sempre progettare bene i passi da fare, sia a breve che lungo termine, e non di tirare a campare. Gli atleti ci sarebbero anche , non vanno lasciati soli.
Gabriele Dente
24 Febbraio 2014 at 19:56
Sui corpi militari riprendo una proposta molto interessante di Franco Bragagna: perché non reclutare gli atleti a 21-22 anni anziché a 17-18? A 21-22 anni gli atleti sono più maturi e, se hanno superato la difficile fase del passaggio alla categoria senior, più motivati.
ale sandro
24 Febbraio 2014 at 20:41
Esatto Gabriele, proprio quel discorso che Bragagna faceva in occasione della vittoria in alternato di Cologna. In sostanza disse che Cologna non fu “precettato” dalle Fiamme Gialle , credo , perchè a 17-18 anni o a 20 ancora non aveva fatto grandi risultati, o almeno non ne aveva fatto tali da ritenerlo una risorsa importante. Alla faccia della lungimiranza. E’ chiaro che ci deve essere una migliore distribuzione degli atleti tra società civili che magari si occupano di tutta la prima parte di carriera ed eventualmente corpi militari, se non si può farne a meno, nella parte della maturità. Questo discorso è importante perchè si spiegherebbero anche certe involuzioni di atleti gioiellini da junior (in certi casi con programmi di lavoro degni di un senior) , che vengono un po’ lasciati in balia del destino.
Luca46
24 Febbraio 2014 at 18:46
Il discorso che fa Gabriele mi trova pienamente daccordo in linea generale. Cioè se fai tanti quarti posti un motivo c’è. Nello specifico dei giochi olimpici di Sochi invece mi sento di appoggiare il discorso di ale sandro. Qui a Sochi non è mancata la prestazione degli atleti, spesso al di la del preventivabile. D’altronde si era piu’ volte ribadito e da piu’ campane che queste sarebbero state olimpiadi amare. Dove invece non sono molto daccordo è sul fatto che si siano spremuti i campioni io penso piu’ che altro che i dirigenti si sono fatti scudo dei campioni senza gettare le premesse per le generazioni future. In poche parole i soldi sono stati investiti in poltrone piu’ che in infrastrutture (pochi o tanti che siano). La pista (ciclismo) è semprestata nel passato ormai quasi lontano una fucina di medaglie per italia ora la situazione è che invece di migliorare le strutture che già cerano ed adeguarle si stanno smantellando via via i velodromi. Mentre gli altri sono proiettati al futuro noi stiamo regredendo all’età della pietra. In questo senso non si puo’ che sottoscrivere quanto detto da pizzoumbro, quello che sta succedendo a Torino fa veramente venire il voltastomaco. Ed in questo senso che va visto secondo me il discorso di Gabriele Dente. Io qui a Sochi non ho visto atleti che si sono visti sfuggire la medagli perchè non ci hanno creduto fino in fondo o perchè hanno perso il centesimo sulla linea d’arrivo. Poi noi eravamo davvero forti nello snowboard cross e nei paralleli maschili. Purtroppo le condizioni non sono state a noi favorevoli per via dei materiali. E qui torniamo al discorso di prima serve quel minimo di soldi per poter testare vari materiali ed in varie condizioni climatiche così come nello slittino. Rabbrividisco quando sento dire “Abbiamo superato Vancouver” perchè seoggi non si è già messo al lavoro per cambiare la situazione in Corea sarà di nuovo un armata allo sbaraglio. Talenti lasciati a se stessi nella speranza che tutto vada per il veros giusto. I francesi avranno anche vinto in specialità di nuovo corso ma ci hanno creduto però così come gli inglesi nel ciclismo dove fino a poco tempo fa erano 0. Mentre noi foraggiamo poltrone loro costruiscono velodromi.
ale sandro
24 Febbraio 2014 at 19:21
Luca, quando dico che si sono spremuti i campioni dico che lo si è fatto ,perchè dietro non c’era chi poteva sostituirli in quanto non è stato fatto nessun progetto per le categorie inferiori. Tanto che una volta ritirati o in calo/infortunati spesso non si riusciva a vedere nemmeno un azzurro nei dieci. Ecco perchè dico che nel nuovo secolo si è dormito, perchè con tanti grandi atleti non sono stati capaci di rilanciare molti settori o tenerli a livelli alti, facendo anche solo promozione. Il campione come sempre usato come salva spedizione e buona lì.
Poi sai come la penso sugli impianti, e fai giustamente l’esempio dei velodromi, così come mi trovi d’accordo anche sulla questione Francia-freestyle. Se investi e sai programmare bene il lavoro, i risultati prima o poi gli ottieni. Ancora più d’accordo sulle poltrone indegnamente occupate come qualità e numero.
Andry84
23 Febbraio 2014 at 20:22
Ragazzi guardate che per quel che riguarda la Francia il medagliere è “gonfiato” dalle medaglie di alcune discipline del freestyle e dello snowboard che fino a menodi un decennio fa non rientravano nel programma olimpico, provate a levare quelle e più o meno vedete che arrivano a una decina scarsa di medaglie.Chiaramente bravi loro a portare a casa quei risultati, però secondo me non si può fare dei paragoni con i medaglieri passati senza considerare le nuove discipline.E’ un pò come se avessero messo qualche anno fa il pattinaggio a rotelle nei giochi estivi e l’ Italia tutto a un tratto avrebbe visto le sue medaglie crescere di una decina di unità.
Per il resto concordo con tutti voi: il maretiale umano c’è, servono strutture, competenze e lavoro
Luca46
23 Febbraio 2014 at 18:00
Questo articolo è perfetto. Personalmente contento di come hanno gareggiato gli azzurri, non ci possono essere rimpianti per le prestazioni. Un applauso a tutti. Ora però è tempo di verdetti. Non sono daccordo con Malago’, non è stato superato Vancouver anzi c’è stata la conferma di una decadenza. Gli atleti li abbiamo serve il resto e Malago’ deve intervenire in questo senso e subito perché non c’è tempo da perdere. Il raccolto non è soddisfacente alle ambizioni italiche. Il livello francese è quello che più o meno potremmo e dovremmo raggiungere noi. Le aspettative erano queste nonostante fossi più ottimista, le scuse non servono, ora lavoro e poche chiacchere.
ale sandro
23 Febbraio 2014 at 18:19
Un applauso a tutti i collaboratori di Olimpiazzurra per i pronostici azzeccati e per il lavoro fatto , e infatti mi hanno permesso di seguire alcune gare purtroppo non trasmesse in diretta, specialmente il biathlon. Mi associo a Luca nell’applaudire comunque gli atleti che ci mettono l’anima per ottenere il massimo, che in molti casi è stato il miglior risultato stagionale ( cosa non scontata anche se può sembrare strano), e in certi casi il migliore della carriera. Detto questo la penso anche io così. Avevo sperato in 10 podi di cui uno o due d’oro, perchè le ambizioni potevano essere queste, realisticamente non di più. Ci si è avvicinati , non è stato così. Ora il materiale umano c’è e in tante specialità, bisogna impegnarsi e lavorare bene con dei progetti seri che coinvolgano tanti aspetti dello sport in Italia,istituzioni comprese soprattutto per il recupero di strutture che farebbero risparmiare parecchi soldi e tempo, se messe in condizioni efficienti. Migliore organizzazione delle risorse, aggiornamento tecnico sono tra le cose che spero di vedere. Mi sorprende sempre l’atteggiamento dei dirigenti , quello di Malagò , ma soprattutto quello di Roda. Non condivido quando dice che si debba puntare con le risorse solo sugli atleti potenzialmente da medaglia. Facendo così si continua a fare terra bruciata intorno al resto della squadra che non emergerà mai una volta che il campione ha un calo o si infortuna per esempio. Di sicuro questo bilancio deve essere un passaggio per quello che sarà tra 4 anni , dove dobbiamo puntare a tornare tra le prime dieci sia come numero che come qualità dei risultati.
Federico Militello
23 Febbraio 2014 at 19:26
Grazie a tutti voi per il sostegno, continuate a seguirci con passione. Presto vi regaleremo delle nuove e (speriamo…) gradite novità!
Federico Militello
23 Febbraio 2014 at 19:25
Noi valiamo Francia e Svizzera, anche meglio…In passato era sempre così…