Combinata nordica
Combinata nordica: la stagione del riscatto azzurro, ma si può fare ancora meglio
Nel 2012-2013, l’Italia chiuse la Coppa del Mondo di combinata nordica con appena tre atleti capaci di conquistare punti (Lukas Runggaldier, Armin Bauer e Alessandro Pittin), peraltro quasi sempre in posizioni di rincalzo, con un totale di 98 punti accumulati; fare meglio di quella stagione non era soltanto auspicabile, ma quasi “obbligatorio”, sia alla luce dei risultati precedenti di questi ragazzi e di un movimento finalmente di ottimo livello, sia in vista del prestigioso appuntamento olimpico.
I cambiamenti alla guida tecnica, con la promozione a responsabile dell’ex atleta Jochen Strobl e l’avvento del finlandese Kimmo Savolainen per curare la parte di salto, hanno contribuito senz’altro al netto miglioramento riscontrato tra i nostri ragazzi nell’annata appena chiusa. Due podi, cinque atleti capaci di entrare nei 30, 495 punti totali e una performance olimpica, nella prova dal trampolino piccolo, davvero da urlo, con un quarto, un settimo e un quattordicesimo posto. Il miglioramento è stato sensibile in tutti i settori: se nella parte sugli sci stretti gli azzurri sono addirittura risultati più veloci rispetto ai tempi già positivi della stagione precedente, e hanno quasi sempre fatto registrare i migliori crono assoluti, anche nel salto si segnalano progressi notevoli; basti pensare che nel 2012-2013, soprattutto in avvio di stagione, il Provisional Competition Round (qualificazione che fa accedere alla gara i 50 atleti col miglior punteggio nel salto) costituiva una barriera insormontabile e quasi umiliante al tempo stesso, mentre nel 2013-2014 solamente in rari casi gli italiani non sono riusciti a superare questo ostacolo. Certo, dal trampolino, in particolare da quello grande, la strada da fare è ancora molta: se è vero che misure e punteggi sono migliorate, avvicinando talvolta i primi trenta anche in questo fondamentale, è altrettanto vero che il leit-motiv delle gare è stato sempre quello della “grande rimonta nel fondo”. In parole povere, considerate le abilità da fondisti dei nostri, se si riuscisse, nel corso dell’estate, a limare ancora qualcosa-potrebbero bastare davvero pochi metri in più-dal trampolino, ci sarebbero tutte le condizioni per avere una squadra azzurra sempre protagonista in ogni gara.
Alessandro Pittin è sembrato finalmente ritrovato e restituito ad alti livelli, pur con il limite, da lui stesso ammesso, proprio del salto: eppure, la forza e la potenza con la quale il finanziere di Cercivento si è messo molte volte a condurre il gruppo nei segmenti di fondo ha dimostrato l’assoluta qualità di questo campione, che poi ha sfiorato un clamoroso bis olimpico (anche lì, sarebbe davvero bastato un qualcosa in più nel volo). Armin Bauer manda in archivio la sua migliore stagione in assoluto e i tre piazzamenti nei dieci ottenuti tra Chaikovskiy e Falun vanno a costituire i risultati più brillanti della sua carriera. Lukas Runggaldier invece ha fatto vedere le cose migliori proprio in concomitanza con l’appuntamento olimpico, quando ha trovato il salto migliore dell’anno (fondamentale nel quale è apparso spesso l’azzurro più in difficoltà) e ha potuto così sfogare all’attacco le sue grandi qualità da fondista; in ogni caso, Lukas può e deve ritrovare una continuità di rendimento che gli permetterebbe di stare stabilmente con i primi. Per Samuel Costa termina la prima, vera stagione di Coppa del Mondo ed è assolutamente positiva: il gardenese è andato a punti con buona regolarità, cogliendo addirittura il podio nella team sprint assieme a Pittin e, nelle prime gare stagionali, è stato addirittura il miglior azzurro; il calo finale è da attribuirsi probabilmente alla stanchezza fisica per la prima annata completa in CdM. Infine, a distanza di due anni il tarvisiano Giuseppe Michielli, veterano della nazionale, è riuscito a ritornare in zona punti nella tappa di Chaikovskiy guadagnandosi il pass olimpico e dimostrando di essere in ripresa dopo un 2013 non certo indimenticabile.
Alle spalle di questo quintetto, nei circuiti minori si alternano segnali negativi e positivi. Quelli negativi vengono dalla Continental Cup dove, al netto di Bauer e Michielli, Manuel Maierhofer è apparso in deciso calo rispetto alla stagione 2012-2013 e Mattia Runggaldier sembra davvero troppo lontano dagli standard che gli permisero, non più tardi di due anni fa, di conquistare l’oro mondiale juniores. Quelli positivi riguardano senza dubbio l’Alpen Cup: il tarvisiano classe 1995 Raffaele Buzzi è salito sul podio a Chaux-Neuve e Kranj, sfiorando tale risultato anche a Predazzo, e dimostrando una buona regolarità tra la fase di salto e quella di fondo. Il giovanissimo Aaron Kostner, classe 1999, ha invece colto quattro piazzamenti nei trenta che lasciano davvero ben sperare per il futuro; primi piazzamenti della carriera anche per il trentino Luca Gianmoena (1997).
foto di FEDERICO MODICA
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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com