Sci di fondo
Giovani, forti e di belle speranze: ecco i talenti da cui riparte lo sci di fondo
Eppur si muove. A piccoli passi, certo, d’altronde gli ultimi quadrienni di lavoro hanno ridotto lo sci di fondo a comparsa degli sport invernali nel panorama olimpico italiano, circostanza che rende di fatto impossibile poter risalire la china in tempi piuttosto brevi. Sotto le macerie, però, qualcosa si sta finalmente muovendo dopo anni di stallo, grazie alla costante crescita di alcuni talenti estremamente interessanti, su cui si può (e si deve) programmare la tanto attesa ricostruzione del movimento.
Di Federico Pellegrino abbiamo già parlato in abbondanza. Il valdostano è praticamente una certezza nelle sprint, come dimostra il settimo posto finale nella classifica di specialità, ma presenta ancora importanti margini di miglioramento che potrebbero spingerlo sempre più in alto nelle gerarchie mondiali. Un talento puro, pronto a diventare il faro del nuovo corso italiano. Già, perché oltre a Chicco, in questa stagione, l’Italia ha scoperto una batteria di talenti di prim’ordine, un patrimonio da non disperdere per poter ritornare gradualmente a risplendere anche nel panorama internazionale.
La sorpresa più gradita è stata senz’altro Gaia Vuerich, in grado di esplodere, convincere e confermarsi in una sola stagione. I progressi compiuti dalla trentina sono stati esponenziali e, dalle difficoltà nel superare le qualificazioni, Gaia in pochi mesi è approdata nell’élite della velocità. La dimostrazione più evidente di come il lavoro, il sacrificio e la forza di volontà paghino e conducano chiunque creda nelle proprio potenzialità ad ottenere inevitabilmente risultati. In pochi mesi, la 23enne è diventata la punta di diamante della squadra femminile, una garanzia di fatto. Le è mancato solo il podio – sfiorato più volte -, ma il tempo è naturalmente dalla sua parte e la nativa di Cavalese sta ormai bussando alle porte del paradiso.
È entrata stabilmente nelle 30 al mondo anche Greta Laurent, qualche gradino più in basso rispetto alla sua collega ma in evidente ascesa. I problemi della scorsa stagione appaiono ormai alle spalle ed è lecito attendersi un ulteriore passo in avanti dalla valdostana. Il prossimo, invece, potrebbe essere l’anno della rivelazione di Francesca Baudin, dominatrice in Opa Cup e una delle migliori promesse azzurre per il futuro. Un’atleta potenzialmente in grado di esprimersi al meglio sia sulla distanza che nelle sprint. Maggiormente avvezza a quest’ultimo format un’altra classe ’93, Giulia Sturz, bronzo iridato in Val di Fiemme ai Mondiali Under 23.
In campo maschile, grande attesa ci sarà per l’annata di Maicol Rastelli, reduce dalla gara della vita (per il momento) a Drammen. Un podio tanto clamoroso quanto necessario per sbloccare definitivamente il 22enne di Le Prese, specialista dell’alternato e cresciuto vistosamente proprio durante il 2014. Un guizzo che, siamo sicuri, non resterà un caso isolato nella promettente carriera di Maicol. Chi sembra avere il posto da protagonista assicurato per i prossimi anni è Francesco De Fabiani, secondo nella classifica generale di Opa Cup ma, soprattutto, uno dei migliori italiani alle Olimpiadi. A Sochi il valdostano ha messo in mostra grinta, cattiveria agonistica e uno spirito combattivo, un vero e proprio spot per chi coltiva ambizioni di un certo rilievo. E il 20enne le ha, eccome se le ha, ovviamente unite ad un talento cristallino e pronto ad esplodere nel giro dei prossimi anni. Interessante, inoltre, anche il percorso intrapreso da Enrico Nizzi, giunto fino a Sochi dopo le prime apparizioni in Coppa del Mondo e dal potenziale futuribile.
Il materiale su cui lavorare, dunque, non manca. Ora la palla passa a dirigenti e tecnici federali: sperperare anche questo capitale umano sarebbe quanto meno delittuoso.
daniele.pansardi@olimpiazzurra.com
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