Sci Alpino

Sci alpino: il bilancio della nazionale femminile

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La stagione femminile azzurra dello sci alpino si chiude con due podi (entrambi a firma Elena Fanchini) e 18 ragazze che hanno conquistato un totale di 2082 punti, facendo dell’Italia la quarta potenza del settore femminile dietro ad Austria, Svizzera e Svezia.

Un bilancio sicuramente inferiore a quello maschile, ma comunque in progresso rispetto alla stagione 2012-2013 quando il podio era stato soltanto uno e i punti complessivi circa 250 in meno. D’altronde, nel frattempo, è cambiata buona parte dello staff: pur sempre con la guida di Raimund Plancker, il settore tecnico è stato affidato a Livio Magoni, in sostituzione di Stefano Costazza passato alla squadra maschile, e il settore della velocità ad Alberto Ghezze che ha rilevato David Fill, approdato alla federazione monegasca. L’impressione è che le ragazze abbiano tratto giovamento da questi cambiamenti, concretizzatisi sia sul piano degli allenamenti sia su quello della gestione del gruppo e delle individualità: entrambi gli aspetti, è bene ricordarlo, sono ugualmente importanti per rendere al massimo in qualunque competizione sportiva.

I due podi, si diceva, li ha conquistati Elena Fanchini: mancava da sette anni dalle prime tre, ci è arrivata due volte nel giro di sette giorni, durante la trasferta nordamericana tra Beaver Creek e Lake Louise. Dopo questi acuti, la stagione della camuna è stata altalenante: alcune uscite le hanno tolto sicurezza, fattore quantomai fondamentale in discesa libera, e da gennaio in poi si è dovuta accontentare di piazzamenti a ridosso della top ten; in ogni caso, la più esperta delle sorelle camune può ora riposarsi con la ritrovata consapevolezza di poter essere tra le migliori discesiste al mondo. Nel complesso, sua sorella Nadia è l’atleta-simbolo del 2013-2014 azzurro: una Nadia in grande difficoltà nei tratti di scorrimento, come testimoniato dai risultati negativi nell’amata libera, ma al contrario vicina alla perfezione in quelli tecnici; non a caso, le prestazioni migliori sono arrivate in gigante, assieme ai piazzamenti più significativi della carriera in questa disciplina. Ma Nadia Fanchini è e sarà sempre anche una velocista, nonostante proprio la velocità le sia costata tantissimo sul piano degli infortuni, e da quest’estate lavorerà per ritornare perfettamente competitiva anche nelle altre due specialità. Specialità nelle quali hanno vissuto la loro migliore stagione Verena Stuffer e Francesca Marsaglia: la gardenese è una veterana della squadra azzurra e ha dimostrato di aver compiuto il “passo” da regolari piazzamenti attorno alla quindicesima-ventesima piazza sino a sfiorare, e spesso ad entrare, nella top ten, con qualche notevole exploit in particolare in supergigante. Francesca, invece, si è riscoperta gigantista e di fatto è stata l’unica vera polivalente della nazionale, capace di andare a punti in quattro discipline diverse: se è vero che nelle parti di scorrimento può e deve migliorare, è altrettanto vero che dal punto di vista tecnico ha fatto notevoli progressi che le sono valsi risultati importanti. Daniela Merighetti ha avuto il guizzo migliore, dolce e amaro al tempo stesso, in corrispondenza delle Olimpiadi, dopo aver avuto qualche difficoltà di troppo a qualificarsi: da lei non ci si può mai attendere regolarità, ma se è stabilmente, ormai da una decina d’anni, tra le migliori 15-20 discesiste al mondo è perché ha nella sua faretra le frecce degli exploit, come quello olimpico o come quelli fatti in passato a Cortina e St.Anton. Alla squadra di velocità è mancata Sofia Goggia, che pure ha colto il primo piazzamento della carriera in Coppa del Mondo con un brillante settimo posto prima di infortunarsi nuovamente; l’assenza della bergamasca, una ragazza mai doma e tenace come poche, ha pesato tanto anche perché Sofia è tra le atlete in grado di trascinare il gruppo e di motivare al massimo livello di competizione tutte le compagne. Massimo livello di competizione che, per un motivo o per un altro, hanno faticato molto a raggiungere Hanna Schnarf, Elena Curtoni e Lisa Agerer: la prima, reduce da una stagione di stop, aveva probabilmente messo in conto questi problemi ma, essendo un’altra ragazza decisamente “convinta”, saprà ritornare nelle prime dieci in supergigante e supercombinata; le altre due, giovani e talentuose, hanno smarrito la strada dei buoni risultati. Elena ha una tecnica di grande livello, ma quest’anno l’ha sfruttata pochissimo nell’amato supergigante e poco anche in gigante, non riuscendo a chiudere tra le prime 30 nella coppa di nessuna disciplina. Lisa ha come un blocco, un qualcosa che le impedisce di sciare liberamente, serenamente e di riprendere il filo con quel magico 2011-2012 in cui dominò in Coppa Europa e fece vedere cose interessantissime in CdM in particolare in gigante.

Il gigante, appunto. Detto di Nadia Fanchini, Elena Curtoni, Francesca Marsaglia e Lisa Agerer, ci troviamo comunque con la disciplina dalla quale l’Italia può raccogliere i segnali migliori. Certo, mancherà la grande, grandissima Denise Karbon, “capitana” della nazionale che ha chiuso dignitosamente una carriera invidiabile senza prendersi quella soddisfazione olimpica che avrebbe pienamente meritato; ma ci sarà ancora Manuela Moelgg, particolarmente brillante nel finale di stagione dopo qualche difficoltà, ci saranno le ragazze citate prima, ci sarà Federica Brignone. La valdostana di Milano non è mai salita sul podio in stagione e per questo, forse, ha sorriso meno di quanto ci aveva abituato a fare prima del problema alla caviglia; è comunque tra le migliori gigantiste al mondo e dovrà ripartire, nei prossimi mesi, per risalire ulteriormente e ritornare a giocarsi la coppetta di specialità, perché questo è il suo innegabile valore. Tra le porte larghe si segnala un’annata non eccezionale per Sabrina Fanchini, mentre da dietro spingono tre giovani molto interessanti: Nicole Agnelli, che ha centrato il posto fisso per la prossima CdM ponendo così fine ad un calvario che le aveva impedito di arrivare prima a questi livelli; Marta Bassino, campionessa del mondo junior già al debutto in Coppa a Lenzerheide, e Karoline Pichler, che oltretutto ha una buona propensione per le discipline veloci. Qui dunque possiamo dormire sonni tranquilli, esattamente all’opposto dello slalom: tra i rapid gates, infatti, Chiara Costazza è l’unica che ha una certa continuità di rendimento, nonché l’unica, al netto dell’infortunio di Irene Curtoni, a poter partire tra le prime trenta. Le sue manche non sono certo state adatte ai deboli di cuore, spesso altalenanti tra l’una e l’altra, ma in ogni caso le hanno permesso di farsi rivedere, dopo molti anni, persino tra le prime dieci. Dietro di lei, solo Michela Azzola ha illuminato un cielo altrimenti nero con un paio di lampi e nella prossima stagione dovrà cercare di acquisire maggiore regolarità, entrando magari nelle prime 30 della start list. Qualche punto lo ha conquistato anche Sarah Pardeller, ma soprattutto a livello giovanile, se escludiamo un’Agnelli che potrebbe migliorare il rendimento persino in questa disciplina, non si intravedono segnali di miglioramento.

Nel complesso, dunque, l’annata azzurra al femminile, pur non certo esaltante in termini assoluti e numerici e con il preoccupante vuoto generazionale nello slalom, ha fatto registrare un progresso rispetto alle delusioni del 2012-2013, ritrovando ad alto livello alcuni talenti che faticavano a rendere al meglio e lasciando intravedere almeno un paio di giovani interessanti per il prossimo futuro.

foto: credit FISI

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

1 Commento

  1. pizzoumbro

    18 Marzo 2014 at 18:01

    Male,male ,moooolto male!!

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